sabato 13 giugno 2009

Martin Mosebach: «I nuovi iconoclasti hanno distrutto la fede». Si torni alla liturgia precedente al Concilio (Calabrò)


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Su segnalazione della nostra Alessia leggiamo questa interessante recensione:

La provocazione

In un saggio, edito da Cantagalli, lo scrittore tedesco accusa le riforme del Vaticano II: avrebbero cancellato la bellezza del rito

«I nuovi iconoclasti hanno distrutto la fede»

Mosebach: si torni alla liturgia precedente al Concilio

di MARIA ANTONIETTA CALABRÒ

Proprio nella società dell’immagine la Chiesa ha subito l’attacco di nuovi iconoclasti, che attraverso lo svilimento della liturgia hanno assestato negli ultimi 35 anni un colpo gravissimo alla fede cattolica, determinando «una catastrofe storica e religiosa».
Le tinte usate da Martin Mosebach sono addirittura caravaggesche, la vis polemica non risparmia nessuno.
L’appassionata apologia della bellezza della grande tradizione liturgica della Chiesa viene svolta non da un teologo, non da un canonista, ma da uno dei più importanti scrittori e letterati tedeschi. Cioè, proveniente da una nazione dove più forti sono stati gli stravolgimenti postconciliari. Nazione che ha pure dato i natali all' attuale pontefice, Benedetto XVI, il quale sottolinea sempre più spesso (ad esempio nell’omelia del Corpus Domini) il rischio di secolarizzazione nella Chiesa e che bisogna «rispettare la liturgia».
E che la Chiesa non è un’Ong.
«Il kitsch linguistico, musicale, in pittura e in architettura ha inondato completamente l'immagine esterna degli atti pubblici della Chiesa», scrive Mosebach nel saggio di cui sta per uscire la traduzione italiana. Titolo e sottotitolo non lasciano dubbi. Descrivono L’eresia dell’informe, alludono chiaramente ad un «nemico» mefistofelico dell’antica liturgia romana «che propriamente si dovrebbe chiamare gregoriana», ma viene piuttosto definita tridentina, quasi a sottolinearne negativamente la relazione con la Controriforma.
La pubblicazione riaccenderà sicuramente il dibattito sulla chiusura dello scisma dei lefebvriani, sulla restaurazione della tradizione e anche sul riavvicinamento tra Chiesa cattolica e Chiese orientali che, a partire da quella ortodossa, secondo Mosebach, hanno saputo «preservare» la tradizione plurimillenaria della liturgia più e meglio della Chiesa latina.
«La Messa di San Gregorio Magno, l’antica liturgia latina, si trova oggi riservata a 'frange stravaganti' della Chiesa romana, mentre la liturgia divina di San Giovanni Crisostomo vive in tutto il suo splendore al centro della Chiesa ortodossa».
Al livello del «senso comune», dello scrittore che descrive i comportamenti, Mosebach si mette sulla scia del grande teologo svizzero von Balthasar la cui opera principale è «Gloria, per un’estetica teologica» e il primo volume è intitolato proprio «La percezione della forma». Forma e contenuto non possono essere scissi, afferma Mosebach, diabolicamente (diaballein, separare) separati.
Così come l’uomo è anima e anche corpo. Per questo la forma che la liturgia ha assunto nei secoli, con processo lento e quasi involontario, non è indipendente dal contenuto salvifico della Messa. «Solo santi come Ambrogio o Agostino o Tommaso d’Aquino — scrive Mosebach — avrebbero potuto aggiungere qualcosa alla Messa, non uomini chiusi in un ufficio, nemmeno abitando nella Città del Vaticano».
Così «il modernizzatore e progressista Paolo VI» s’è fatto «tiranno della Chiesa » secondo l’accezione della parola data nell’antichità quando «l’interruzione della tradizione da parte del sovrano era definita atto di tirannia».
L’unico paragone storico adatto per descrivere questa guerra alla «bellezza della liturgia», questo volto visibile del Mistero, secondo Mosebach è l’iconoclastia bizantina, tra il l’VIII e il IX secolo, la cosiddetta guerra delle icone. Però la iconoclastia liturgica della nostra epoca ha questo di diverso: «Ai miei occhi, sorge per ischemia e infiacchimento religiosi». Nella sua essenza costituisce un oblio: «Ciò che vale per l’arte, in misura ancora superiore deve riguardare la preghiera pubblica della Chiesa: il brutto non può che derivare dal non vero e, nell’ambito della religione, questo significa la presenza del satanico».
L’intellettuale tedesco dà questa impietosa definizione: «Il modello della nuova liturgia è il tavolo presidenziale di una riunione di partito o di una associazione con microfono e fogli, a sinistra sta un vaso ikebana con piante esotiche bizzarre di colore arancio con vecchie radici, a destra si trovano due luci da televisione posate su candelieri fatti a mano. Con dignità e raccoglimento, i membri del consiglio di amministrazione guardano il pubblico, come i chierici durante una concelebrazione. Una tale assemblea, regolata da un democratico ordine del giorno, è il fenotipo della nuova liturgia, e questo non è altro che una conseguenza inevitabile del fatto che chi non vuole il mistero sovratemporale, questi inevitabilmente approderà alla realtà politica e sociale».
Una terza via non è data, spiega l’Autore. Naturalmente ogni tanto si giunge a rotture: «Vi sono chierici che non trovano semplice fissare il volto che conviene alla consacrazione. Qual è l’espressione del volto che si addice alla consacrazione?».
Cosicché il successo della celebrazione è data dalla «performance» del prete. E sull’altare, al posto del Crocefisso, c’è il microfono per la predica, di vari tipi: «untuosa o saccente, intellettuale o rimbombante, intimistica o sobria».
E non mancano le light night candles. Una citazione di Goethe, un dialogo di Faust che esprime il giudizio senz’appello dell’Autore: «Ho spesso sentito questo vanto / un commediante potrebbe insegnare ad un prete. / Certo se il prete è un commediante / talvolta questo è quello che può diventare».
Sull’altro fronte, quello dei fedeli, c’è la tanto spesso invocata loro «partecipazione attiva» alla Messa. Ma cosa ci fu di attivo nella Lavanda dei piedi — si chiede — visto che addirittura san Pietro vi si voleva sottrarre? Per i fedeli è anche indifferente stare in piedi o seduti. Quasi mai in ginocchio. Mentre è «attraverso i segni dell’adorazione, che ho potuto vedere fin dalla mia prima giovinezza — afferma Mosebach — l’Ostia è divenuta per me ciò che essa, secondo la tradizione della Chiesa esige di essere: un Essere vivente».

© Copyright Corriere della sera, 13 giugno 2009 consultabile online anche qui.

Denuncia

«Il kitsch linguistico, musicale, in pittura e in architettura ha inondato completamente l'immagine esterna degli atti pubblici della Chiesa»

L’autore

Martedì esce in Italia il saggio di Martin Mosebach, «L’eresia dell’informe. La liturgia romana e il suo nemico» (Cantagalli, pp. 252, e 17,90), una difesa della liturgia cattolica tradizionale. Il volume si inserisce nel filone culturale portato avanti da papa Benedetto XVI che l’altro ieri, durante la liturgia del Corpus Domini, ha detto che «bisogna rispettare la liturgia» e più volte, negli ultimi «Angelus», ha parlato contro la secolarizzazione della Chiesa e la sua «trasformazione in una Ong».

Il Papa

Benedetto XVI è tra gli ispiratori del recupero della liturgia proposto da Mosebach nel suo libro
Contro Paolo VI
Il Papa «modernizzatore e progressista» si sarebbe fatto «tiranno», nell’antico senso di «interruzione della tradizione da parte del sovrano»

72 commenti:

Caterina63 ha detto...

Memore degli scritti di Tito Casini nella sua brillante "La Tunica stracciata" e Il Fumo di Satana, alludendo alle parole di Paolo VI che vi invito a leggere qui:
http://www.latunicastracciata.net/

non me la sento di demonizzare Paolo VI....ma Mosebach ha fatto BONGO!
^__^ ha c'entrato il cuore del problema...ha traccciato in poche righe il capolavoro di un DRAMMA che non tende a diminuire..."i nuovi ICONOCLASTI" elogiati da molti vescovi, stanno distruggendo le Chiese per crearne di nuove (leggasi anche un noto Cammino!)che nulla hanno a che vedere con la Tradizione Cattolica...come si può ritornare alla Sacra Liturgia se a breve NON AVREMO PIU' CHIESE CATTOLICHE ma ritrovi per assemblee che di sacro e di sacramentale non hanno più nulla?

Ci aiuti questo Anno Sacerdotale che sta per aprirsi, aiuti i sacerdoti ma anche i Vescovi a volgere lo sguardo verso il Crocefisso e ad impegnarsi così per la sacralità liturgica....perchè non c'è bisogno di ritornare INDIETRO, se saremo ciò che dovremo essere, ossia VERAMENTE CATTOLICI, la Tradizione Liturgica si riaffermerà da sè, ritornerà per vie naturali, a questo aspira Benedetto XVI, ma pochi lo acoltano, pochi gli obbediscono...

Fraternamente CaterinaLD

Caterina63 ha detto...

P.S.
correzione:
BINGO, non BONGO ahahahah^__^
ma va bene lo stesso...

Anonimo ha detto...

Capperi! Questo è più sparato di noi!
Mazzarino da Alma Prex..

Anonimo ha detto...

articolo grandioso,una meraviglia ai nostri occhi.

Aloysius Gonzaga ha detto...

Condivido totalmente il pensiero dell'autore tedesco. Finalmente uno che dice la Verità tutta intera senza peli sulla lingua!!!. Bugnini e company hanno massacrato la Liturgia Romana. Sono sacerdote da oltre venti anni, ma a me la riforma liturgica non mi ha mai, dico mai, convinto. Ringrazio Papa Benedetto del coraggio avuto che ci ha ridonato i tesori della liturgia gregoriana. Spero e prego che si ritorni in toto alla liturgia antica.
Un sacerdote.

euge ha detto...

Che gioia sentire queste parole da un sacerdote.

Anonimo ha detto...

«Il kitsch linguistico, musicale, in pittura e in architettura ha inondato completamente l'immagine esterna degli atti pubblici della Chiesa»
Poche parole che dicono tutto !

Angel

Anonimo ha detto...

Paolo VI è un grande!! sara santo anche lui un giorno. Ma dai.... la Riforma Liturgica, la Messa di Paolo VI ben celebrata è il passagio dello Spirito Santo. Non è cattolico avere un attegiamento e pensieri cosi stretti. C'è una ricuperazione del Papa Benedetto XVI che non è giusta!

tridens ha detto...

dici bene:messa conciliare ben celebrata.
e dove è ben celebrata?
qui a monza no di certo.
e comunque lo spirito santo passa anche nella messa tridentina o per meglio dire ci è passato per secoli prima dello scempio.

Caterina63 ha detto...

Anonimo ha detto...
«Il kitsch linguistico, musicale, in pittura e in architettura ha inondato completamente l'immagine esterna degli atti pubblici della Chiesa»
Poche parole che dicono tutto !

Angel

********************

^__^ chissà con chi ce l'aveva!!!!

eh!

Caterina63 ha detto...

Anonimo ha detto...
Paolo VI è un grande!! sara santo anche lui un giorno. Ma dai.... la Riforma Liturgica, la Messa di Paolo VI ben celebrata è il passagio dello Spirito Santo. Non è cattolico avere un attegiamento e pensieri cosi stretti. C'è una ricuperazione del Papa Benedetto XVI che non è giusta!

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attenzione...la vera Riforma della Messa detta appunto NOM (Novus Ordo Missae) di Paolo VI è quella che sta celebrando oggi Benedetto XVI...
l'anonimo saprebbe indicarmi quelle Chiese in cui il NOM si celebra così offrendo a CHI VUOLE anche l'inginocchiatoio?
se mi fa un elenco, corro subito...

^__^
Paolo VI è santo solo per non aver perduto la fede in mezzo al caos in cui è convissuto e vittima egli stesso delle riforme che ha voluto troppo in fretta consultando troppi PROTESTANTI...

Gianpaolo1951 ha detto...

Ben detto Caterina63!
Purtroppo quando papa Paolo VI si accorse del “fumo di satana” penetrato in San Pietro per le fessure da lui ingenuamente aperte, era troppo tardi e non bastò il conseguente esilio di monsignor Bugnini in Iran a rimediare le cose…, ormai la frittata era fatta e le devastanti conseguenze rovinarono e, purtroppo, continuano ancora oggi a devastare, la Santa Chiesa di nostro Signor Gesù Cristo!!!
Per nostra fortuna e della Chiesa tutta, ci pensò Monsignor Lefebvre a preservare la “Tradizione” e, checché se ne dica, i lefebvriani sono l’unica àncora di salvezza in questo marasma di “pseudoliturgie” e il nostro Santo Padre Benedetto XVI, lo sa benissimo!!!...

Syriacus ha detto...

Mosebach in veste di chierichetto, di recente in Corea, alla prima Messa more antiquo dai tempi del Concilio..:

http://www.newliturgicalmovement.org/2009/06/usus-antiquior-mass-and-conference-with.html

(dopo aver presentato il suo libro)

don gianluigi ha detto...

Caro anonimo, con tutto il rispetto per Paolo VI, che Dio l'abbia nella sua gloria, mi dovresti spiegare perché dici che sia un grande. Il compito del papa è quello di confermare la retta fede, con atti di magistero e di governo.
Egli con il suo magistero ha permesso la demolizione della teologia tradizionale e della liturgia.
Della teologia, perché, anche se ha ribadito il credo tradizionale, non ha fatto nulla per fermare preti, vescovi, teologi eretici, non li ha rimossi dalle loro cariche, ha lasciato in circolazione catechismi spudoratamente offensivi verso la nostra fede cattolica che andavano in mano a generazioni di bambini.

Della liturgia, perché ha permesso a Bugnini di devastare il patrimonio liturgico senza nemmeno chiedergli conto dei lavori della commissione, che procedeva all'impazzata prescindendo da ordini del giorno e da verbali.

Paolo VI ha approvato un'Istitutio del messale romano che aveva una definizione della messa non cattolica, che dopo pochi mesi è stata cambiata. E questo sarebbe un grande papa? a me pare un povero uomo, che sarà senz'altro in paradiso, ma innalzarlo agli onori dell'altare mi sembra esagerato. Egli era ben conscio dello stato della chiesa, ma si rifiutava di porvi mano con atti di governo e con l'umiltà di riconoscere i propri errori. Permetteva ai chierici ebbri di novità qualunque cosa, mentre a Lefebvre rifiutò sempre l'esperimento della tradizione.

Oggi dobbiamo riconoscere che il vero profeta fu Lefebvre, poiché ha visto in anticipo quello che sta accadendo oggi. L'albero si riconosce dai frutti: i seminari illuminati dal concilio e con la desistenza di Paolo VI sono andati svuotandosi, quelli tradizionalisti, al contrario, si vano riempiendo. Ognuno tragga le sue conclusioni

Fabio ha detto...

Questo sig. Martin Mosebch è un individuo pericoloso perchè dice cose giuste ed evidenti ma con dentro un po' di veleno... BISOGNA STARE ATTENTI! Il Concilio Ecumenico Vaticano II e il Papa Paolo VI hanno insegnato o no l'autentico Magistero della Chiesa? Il Papa e i Concilio Ecumenico in meteria di fede sono infallibili. Chi si oppone ad essi, si mettete contro la volontà di Dio! E' vero che la riforma voluta dal Vaticano II è stata sfiugurata dagli abusi. La cosa saggia è quella di ripartire dal Concilio autenticamente interpretato secondo il CRITERIO DELLA CONTINUITA' che ci ha indicato il santo padre Benedetto XVI. Se uno infatti NON RICONOSCE L'AUTORITA'DEL PAPA o anche UNO DEI CONCILI ECUMENICI ha perso la fede ed è fuori dalla Chiesa.

Anonimo ha detto...

Che gli iconoclasti abbiano fatto tabula rasa è verissimo,solo che noi preti di campagna abbianmo fatto sempre resistenza io sono 28 anni oggi che sono prete,la messa alta in canto l'ho sempre fatta,la Benedizione idem e il mese di maggio tutte le sere per 31 sere, sempre.I ragazzi degli oratori dove sono stato hanno sempre cantato la Messa de Angelis senza fare una piega e in campeggio la sera si insegnava la Messa dei defunti perchè poi si andava a celebrare nella chiesetta del cimitero affacciata sul lago di garda.Quante volte,però, mi sono sentito dire e deridere per la tonaca...ma lo sai che c'è stato un concilio...,o per la pianeta o per la berretta...non sono stati anni bellissimi..qualche volta ho pianto,ma non per le frasi ma per la cattiveria...e il vescovo che ti dà del lefevriano...certo i loro bravi preti del seminario,quelli additati ad esempio quelli che si vantavano di non avere la tonaca,quelli che avevano avuto la fidanzata e forse se la sono tenuta stretta,quelli che non parlavano di cotte ma di altro,ben altro... in questi anni si sono spretati tutti ad uno ad uno...e io prego per loro ma non per i nostri superiori,non ce la faccio,ma stasera dopo 28 anni sono qui a pregare il SIGNORE PER IL DONO GRANDISSIMO DEL PAPA che abbiamo.E non mi interessa niente del loro...ma sai che c'è stato un concilio...adesso ne possiamo parlare,e voglio dire agli altri preti in trincea con me e con noi in tutti questi anni di piombo,grazie,grazie,grazie...dai che qualcosa di buono abbiamo fatto anche noi,con tantissimo affetto un parroco di campagna.Il Signore non può essere scontento del tutto di noi.CORAGGIO.

Anonimo ha detto...

Appunto. Ci vuole l'applicazione coretta. Ma la Chiesa non può deviare nella Liturgia. Dobbiamo legere di nuovo il bello libro "lo spirito della Liturgia" di Ratzinger.
Purtroppo, c'è una lettura scoretta di questo pontificato che sembra dire che tra Paolo VI e lui ci fu il buio. Non è correto. Paolo VI, Giovanni Paolo I, e II fanno parte della Tradizione viva. Lo stesso Benedetto condivide questa lettura di continuita sanza rotura. Certo c'è una crisi, ma dell'applicazione. Tocca ai vescovi, ai parroci di mettere in pratica un vera liturgia!

Anonimo ha detto...

Mi viene in mente il "sogno delle due colonne" di San Giovanni Bosco. Parecchi fragili navigli tradizionalisti tra poco affonderanno.
Scendete da queste zattere e salvatevi finchè siete in tempo.

Anonimo ha detto...

finalmente dopo trent'anni riesco a ritrovarmi.era ora che si ricominciasse a ragionare cosi

Aloysius Gonzaga ha detto...

Concedo che la messa di Paolo VI ben celebrata, magari ad orientem e con il canone primo (Canone Romano) in latino possa essere accettabile, tuttavia vi sono nella Messa di Paolo VI cose che non quadrano: l'offertorio ad es, e poi l'eliminazione di inchini, segni di croce, genuflessioni, lo stare inginocchio: è una messa "troppo asciutta", ridotta all'osso.... la semplificazione dei paramenti ha aperto la strada alla sciatteria attuale.... l'abolizione di tanti ordini minori di tutto un contorno: una mania di riforme a di ammodernamenti che ha portato dove???
Meglio la messa gregoriana... se proprio si voleva fare una riforma bastava il Messale del 1965 con amipie parti in italiano.
Poi Paolo VI ha fatto un uso eccessivo della sua autorità pontificia imponendo la Messa del "Consilium" solo per questo non merita di essere santo cioè modello per tutti i cristiani....
poi il giudizio è di Dio, ma non ci sto proprio a vederlo sugli altari

DANTE PASTORELLI ha detto...

Paolo VI parlava di fessure: in realtà erano portoni (di bronzo) spalancati.

Fabio ha detto...

1. La riforma liturgica del Concilio Ecumenico Vaticano II si pone in continuità con la Tradizione della Chiesa ed è stata voluta dal Magistero della Chiesa.
Anche la Messa preconciliare di san Pio V è frutto di un elaborazione fatta dopo il Concilio Ecumenico di Trento. Perciò È EVIDENTE che la liturgia non è qualcosa di immobile o di fisso perché “essa è espressione viva di una crescita organica relativa allo sviluppo del dogma e alle mutevoli situazioni spirituali e liturgiche della vita nei secoli”. Perciò non dobbiamo meravigliarci se anche prima del Concilio di Trento la S. Messa era celebrata in modo abbastanza diverso rispetto al Messale tridentino (c’erano vari riti abbastanza difformi…).
2. Lo Spirito Santo continua a soffiare anche oggi nella Chiesa, non può essersi fermato a Trento nel sec. XVI !
3. La liturgia è azione della Chiesa in quanto Corpo Mistico di Cristo e non può essere abbandonata alle iniziative personali. Se un sacerdote commette degli abusi perché cambia le parole del rito, allora non è più il caso di parlare di liturgia! Non è più l'azione del Cristo-Corpo che salva! Ecco perché dopo il Vaticano II c'è stato il crollo della fede. Non è colpa, quindi, del Vaticano II (che è espressione autentica del Magistero universale e infallibile della Chiesa) ma di chi ha fatto gli abusi liturgici TRADENDO LA RIFORMA VOLUTA DAL CONCILIO!
4. Il Rito di S. Pio V, è un rito assai venerando ed è giusto che in qualche occasione possa essere celebrato ancora, ma il rito ordinario deve rimanere quello del Vaticano II, altrimenti rifiutiamo il Magistero della Chiesa! Sarebbe ora e tempo di eliminare gli abusi al rito di Paolo VI e di imparare a conoscerlo e a celebrarlo correttamente come ci chiedeva Giovanni Paolo II nell’Anno dell’Eucaristia. Allora porterà frutti spirituali copiosi… Perché non è stato fatto?!

don gianluigi ha detto...

caro Fabio, la riforma liturgica non è in continuità con la santa Tradizione, perché ha cambiato radicalmente ciò che si definisce in senso lato liturgia: breviario, sacramenti e anche ciò che è in senso stretto liturgia, cioè la s.messa. Da quando esiste la chiesa una cosa del genere non era mai accaduta.

La liturgia non è mai stata una ripetizione cristallizzata nel passato, c'è stata una evoluzione graduale ed armonica (es. le preghiere ai piedi dell'altare, l'offertorio, la conclusione delle orazioni, l'elevazione).

La riforma di Paolo VI ha stravolto il rito romano, senza portare ragioni teologicamente fondate e solo oggi ci si rende conto, grazie al papa Benedetto che il "giramento" degli altari aveva una motivazione falsa, che l'emarginazione della croce dall'altare era un abuso, che la prevalenza della dimensione conviviale dell'eucarestia è una forzatura. Tutto questo invece è insito nella messa di paolo VI, basta leggere il n. 7 dell'Institutio del messale (versione originale)la parola messa viene declassata, rispetto a cena del Signore. La nozione di sacrificio è totalmente negletta. Ed infine, incredibile veramente, la messa non viene definita un'azione di Cristo, ma "la sacra assemblea o adunanza del popolo di Dio".
Teniamo pur conto delle correzioni apportare a questo articolo e ad altri, ma la mens di Bugnini e dei fenomeni affini è questa, la nuova liturgia è scaturita da queste menti bacate.

Non dire più che la riforma è in linea con la tradizione, altrimenti mi costringerai a paginate di confronti con la sacra Tradizione.

Anonimo ha detto...

Grazie Fabio, tutto giusto. Ma come mai un Don... può pensare che la Chiesa non è fedele alla Tradizione nella liturgia... è mettere dubbi nelle anime, come una seduzione del fumo di Satana che si trasforme in un angelo di luce, o di una estrema fedeltà. Ma è una caricatura della vera umiltà e religiosità. Benedetto XVI non è contro Paolo VI, ne contro Santo Pie X...

don gianluigi ha detto...

Caro Anonimo ultimo, ti scandalizzano le mie parole? se ho parlato male dimmi perché e dove.

euge ha detto...

Vorrei fare una semplicissima domanda a Fabio...... Io non sono una teologa ne una studiosa di liturgia quindi, parlo da semplice fedele la quale vede ogni domenica a quasi, durante lo svolgimento della messa, cose che sinceramente non credo facciano parte del citato messale di Paolo VI come credo non siano contemplate nei testi del Concilio Vaticano II. Cominciamo con il rispetto del momento della consacrazione: Persone che non si inginocchiano, ragazzini che corrono allegramente per la parrocchia avanti ed indietro, il parroco che fa chilometri per tutta la parrocchia per stringere la mano ai fedeli scambiando il segno di pace, omelie che a mio modesto parere parlano di invenzione da parte di Cristo della Chiesa quando tutti sanno che cristo non era un inventore che non aveva nulla da fare ma, Colui che ha fondato e non inventato la chiesa su Pietro che ha istituito il sacramento della confessione e quello dell'eucarestia che non sono stati inventati. Qualcuno potrebbe obiettare che nei primo caso che ho citato, si dovrebbe parlare di educazione personale ....... nulla da obiettare ma, secondo il mio parere, il parroco come ministro di Dio e pastore di anime, ha il sacrosanto dovere di richiamare al rispetto della celebrazione. La verità è purtroppo, che ormai c'è un diffuso lassismo nella celebrazione della Messa che non è stato autorizzato ne da Paolo VI e ne tanto meno dal Concilio Vaticano II che tutti interpretano secondo il loro tornaconto adattandolo alle comodità dei celebranti. Faccio presente riguardo alla confessione per esempio, che molti hanno messo in giro la voce che il Concilio Vaticano II autorizzi a dire un Atto di Dolore al posto di una confessione come si deve per potersi accostare nuovamente alla Eucerestia mentre, io che non sono una tradizionalista ad oltranza, ho sempre saputo che ci si deve confessare e farsi perdonare dal Padre Eterno. Perchè tutta questa confusione? perchè si tira in ballo a torto il Concilio Vaticano II per coprire le caprate che compiono certi parroci ed anche certi vescovi? E poi, vi lamentate se la gente desidera conoscere meglio e magari frequentare la messa secondo il Messale di Giovanni XXIII? Non sarebbe il caso che molti sacerdoti pieni di fantasia e ossessionati dalla modernità tornassero a celebrare in modo corretto e senza fronzoli inutili il Messale di Paolo VI?
Forse non sono in gradi neanche di fare quello.

euge ha detto...

Scusate per errore, ho scritto Cristo in minuscolo.

Fabio ha detto...

Cara Euge,
il motivo di tutto questo caos durante le celebrazioni è dovuto al fatto che abbiamo perso il senso del sacro e della pietas! Questo però non è dovuto alla riforma liturgica ma alla scarsa formazione anche di buona parte del clero… Nella rivista LITURGIA “CULMEN ET FONS” (amiciliturgia@alice.it) - nella pagina “in dialogo con i lettori” (pag. 13) ci sono queste interessanti osservazioni che vorrei proporvi:

Quando in parrocchia ci si raduna per preparare le celebrazioni e si vuole richiamare all’osservanza delle norme liturgiche ci si sente accusare di formalismo e si rischia di non capirsi più. Come fare per convincere che la liturgia non è anarchia? (Un ministro straordinario della liturgia)
Con anni di martellante linguaggio antirubricista e di insistenza sulla creatività, come stile del celebrare, si è scardinata la mentalità e la capacità di una serena fedeltà alle norme liturgiche stabilite dalla Chiesa, creando un clima di disagio verso tutto ciò che è normato, sostituendolo con abituali interventi, variazioni, semplificazioni, aggiunte a discrezione del celebrante. I libri liturgici sono stati intesi come un canovaccio da usare liberamente, caso per caso, nelle varie circostanze celebrative. In tal modo è diventato privo di senso il lavoro, competente e laborioso, di precise formulazioni da parte della Chiesa, in quanto, con estrema superficialità, si manipolano riti e testi liturgici, motivando la cosa come necessaria per essere attenti alla ‘vita’ e comprensibili dalla gente. In realtà avviene la sostituzione del ‘noi’ al mistero e all’azione del Signore e della sua Chiesa.

Nella nostra parrocchia la Settimana Santa è riuscita molto bene, ma i giovani erano assenti e i loro incontri sono stati alternativi. La normale liturgia è solo per gli anziani? (Un giovane)
La ‘pastorale giovanile’ non può ammettere il capriccio e non può rimandare ad una presunta futura maturazione che non verrà mai. Se non si inizia subito ad introdurre i bambini e i giovani nella esperienza delle leggi rituali e liturgiche, atte ad educare alla spiritualità, alla proprietà, alla vera devozione, domani avremo un popolo di Dio inetto alle leggi fondamentali della vita interiore e del culto liturgico. Credere che lo spontaneismo sia autenticità è come affermare che il selvatico produca frutti buoni. In fondo non è altro che negare esistenzialmente il dogma del peccato originale.

Tutti sono d’accordo sulla formazione liturgica, ma c’è una grande confusione sul tipo di formazione e su chi deve formare. Spesso il riferimento al Magistero della Chiesa è visto con sospetto. Così le nostre liturgie contengono di tutto e il contrario di tutto. Vorrei capire di più. Grazie! (Un corista)
Coloro che attentamente e regolarmente hanno seguito con intelligenza e spirito religioso di obbedienza, senza indulgere a pregiudizi di sorta, lo sviluppo dei documenti magisteriali post-concilari, soprattutto del papa Paolo VI, hanno potuto constatare la gradualità, la prudenza e l’equilibrio dottrinale e pastorale impressi alla attuazione della riforma liturgica. Purtroppo molti, accantonato l’ascolto del Magistero del Papa, si sono acriticamente abbeverati a scuole, movimenti e comportamenti estranei al pensiero della Chiesa o comunque difformi dal modo di intendere la liturgia, proprio della Chiesa. Da ciò deviazioni di ogni genere e incalcolabile perdita di tempo e di floride energie. Per questo oggi ci si trova davanti ad un nuovo, urgente appello alla formazione sui documenti autentici del Concilio e sulle edizioni tipiche dei libri liturgici riformati.

Un caro saluto.. Fabio

Fabio ha detto...

Caro don Gianluigi,
1. La riforma del Concilio di Trento è stata una riforma anch’essa radicale. Basterebbe ricordare che il Tridentino ha voluto abolire tutti i riti non più antichi di 200 anni. Ma anche l’antichissimo e venerabile rito del Patriarcato Aquileiese ha finito per soccombere. Si è salvato il rito ambrosiano per l’ intervento di San Carlo Borromeo e qualche altro (il Messale dei Domenicani…).
2. La riforma liturgica del Concilio Vaticano II non è stata frutto del capriccio o di un colpo di genio di qualcuno ma di un lungo processo di maturazione cominciato nell’ 800, con Rosmini e Geranger per proseguire poi con R. Guardini… Il magistero della Chiesa ha portato importanti modifiche con Pio X e Pio XII… Solo un Concilio Ecumenico però poteva – logicamente - dare spazio alle attese.
3. Il “giramento” degli altari è “UNA” applicazione interpretativa della riforma liturgica. Che gli altari dovessero essere girati verso il popolo il Vaticano II NON LO DICE. Penso di essere d’accordo con te, se dico che sarebbe assai riprovevole estromettere l’antico e splendido altare marmoreo per sostituirlo con una semplice tavola. (La cosa più orribile è vedere il Santissimo Sacramento relegato su un altare laterale e la sede del presbitero collocata a ridosso dell’altare antico sopra la gradinata. E’ colmo dell’arroganza clericale!).
4. La chiave interpretativa della riforma liturgica del Vaticano II è la dimensione pastorale. I Padri Conciliari, giustamente, volevano che i riti fossero semplici e comprensibili, in modo che potessero riprendere la loro funzione educativa. I sacramenti infatti sono “segni efficaci” ed è proprio nella natura del segno quello di essere comprensibile. Questa esigenza era avvertita fortemente anche al Concilio di Trento ma, purtroppo, non tutte le disposizioni del Tridentino furono pienamente applicate.
5. Il Nuovo Ordo di Paolo VI ha messo maggiormente in luce la dimensione conviviale dell’Eucaristia ma ha anche RAFFORZATO LA DIMENSIONE SACRIFICALE DELLA S. MESSA. Basterebbe fare un semplice confronto delle PAROLE DELLA CONSACRAZIONE per rendersi conto di questo dato assai evidente!
6. Sono d’accordo: la croce (sacrificio), le tovaglie (convivio) i ceri (presenza reale) sono parte essenziale dell’arredo dell’altare… Non sono aspetti marginali. Bisogna ripensare la normativa!
7. La Tradizione della Chiesa non comincia con il grande Concilio di Trento. La riforma del Vaticano II ha ripreso infatti non pochi elementi antichi della Tradizione che erano stati accantonati e li ha debitamente valorizzati in un’ottica pastorale.
8. Bugnini non era una mente bacata. È stato un uomo di grande fede e di grande equilibrio pastorale. Non dare retta a tali calunnie. Lo so che è stato spedito a Teheran… ma anche S. Tommaso d’Aquino e il beato Rosmini furono condannati…
9. Restiamo sempre fedeli a TUTTO il Magistero della Chiesa! Compreso quello di Paolo VI e del Vaticano II. Benedetto XVI ha parole di ammirazione e di profonda stima per Paolo VI. Fu veramente un grande Papa. Ci penserà il Signore a mettere a posto le cose. Abbi fiducia. Un abbraccio in Cristo Gesù. Fabio

Anonimo ha detto...

E vero che tocca al sacerdote di avere un vita interiore, di preghiera intensa, di avicinarsi sempre al altare in stato di grazie, di confesarsi spesso, di lasciare tutto lo spazio a Dio... e questo il problema della liturgia di oggi. Ho pregato acanto Giovanni Paolo II, viveva la Messa come un santo. Mi piace anche molto la tenerezza di Papa Benedetto, è cosi umile alla Messa. Guardare soltanto le rubriche è proprio avere un occhio chiuso nella liturgia. Dobbiamo rispetare la liturgia come lo vuole la Chiesa. Dobbiamo avere la stessa tenerezza che quando un padre prende nelle mani un piccolo bambino nelle braccie. Preghiamo che questo anno sacerdotale aiuta tutti i sacerdoti a celebrare la Messa come Cristo vuole, come la Chiesa vuole, come Paolo VI ha voluto, come la Tradizione ci ha insegnato. Un sacerdote non può dubbitare che la Chiesa si sbaglia, o che un Papa si è sbagliato in una riformà liturgica. La Storia ci mostra che un Papa puo essere un grande peccatore, ma Dio ha voluto che il peccato rimane personale, per non indure le anime a peccare. Questo è il mistero di Pietro, è la forza della preghiera di Cristo.

Ste ha detto...

Vi consiglio, di cuore, di andare, un giorno, a Bologna, alla parrocchia della Dozza, e partecipare alla messa che credo sia ancora detta da Don Nicolini stesso. E' abbastanza lunga, ma rappresenta un'esperienza spiritualmente eccezionale. E credo che sia un ottimo esempio di come la liturgia dopo il Concilio possa essere vissuta in maniera significativa e piena.
Ste

don gianluigi ha detto...

Caro Fabio, le tue affermazioni sono gratuite e non corrispondono alla verità riguardo alla riforma di Pio V:

1. Non è vero che egli fece una riforma radicale. Il messale che ne usci era lo stesso di quello precedente, solo erano state abolite e riordinate alcune feste e tolta qualche parte posticcia. Ti mostrerei volentieri un messale del 1300, dove l'offertorio è uguale, il canone uguale, cambia qualche lettura e le preghiere per la vestizione.

2. La motivazione dell'abolizione dei riti con meno di 200 anni è dovuta alla prevenzione contro eventuali contaminazioni con eresie sorte in quei tempi. Non è vero che si è salvato solo il rito ambrosiano, e quello mozarabico, quello certosino, quello domenicano? Dimmi quali sono stati soppressi?

3. Non è vero che il rito patriarchino sia stato abolito da Pio V (il suo messale è del 1570), ma è stato abbandonato dal patriarca stesso nel 1596, a Como ancora nel 1597 i messali erano patriarchini. Fu il papa Clemente VIII ha ordinare di abbandonarlo, poiché non poteva mantenerlo una chiesa suffraganea, quando la sua metropoli l'aveva già abbandonato.

Non è vero che la riforma liturgica sia l'approdo di un lungo cammino di rinnovamento, che già con la Mediator Dei Pio XII aveva sostenuto. Proprio la riforma montiniana e bugniniana contraddice l'enciclica di papa Pacelli con gli altari che divengono mense, con l'archeologismo liturgico, con la volgarizzazione della lingua.

Tu confondi la Sacrosanctum concilium con la riforma posteriore. Stiamo parlando della riforma non del documento conciliare che è ancora nella linea tradizionale, ma la riforma del messale prevede esplicitamente l'altare verso il popolo, il cambiamento della consacrazione, senza portare alcuna motivazione teologica. È un vero oltraggio a ciò che di più sacro c'era nella messa, che proveniva dagli apostoli stessi. Tu dici che lo hanno fatto per evidenziare la nozione di sacrificio!!!!!

È ridicolo. Il termine sacrificio è stato espunto dalla definizione di messa al n. 7 dell'introduzione.
Il mistero della fede, arbitrariamente, senza nessuna prova di antiche testimonianze, è stato estromesso dalla formula consacratoria del calice e messo come acclamazione successiva, in cui si dice "nell'attesa della tua venuta" quasi dimenticando che si è appena reso presente.

Bugnini era un uomo di fede. Non lo metto in dubbio. Mia nonna diceva: "Ogni bindù 'l g'ha la sò diussiù". Ciò non toglie che fosse un scriteriato (non tenne nemmeno i verbali delle riunioni del Consilium) e un incompetente (vedi la preghiera dell'offertorio che non attinge nemmeno alla tradizione patristica, ma a quella ebraica)

Questo dimostra la tua superficialità e l'incompetenza dei novatori che hanno devastato la liturgia senza sostituirla con qualcosa di degno.

Uno scempio. Solo chi ha celebrato la messa tradizionale o vi ha assistito può capire il danno che ha fatto Bugnini e Paolo VI al cuore della chiesa.

Caterina63 ha detto...

Fabio ha detto...

8. Bugnini non era una mente bacata. È stato un uomo di grande fede e di grande equilibrio pastorale. Non dare retta a tali calunnie. Lo so che è stato spedito a Teheran… ma anche S. Tommaso d’Aquino e il beato Rosmini furono condannati…

******************************

San Tommaso condannato? e da chi?^__^
Rosmini si, ma non per questioni dottrinali, ma per alcune interpretazioni sulla Dottrina Sociale CRISTICA un pò troppo aperta per l'epoca e poco focalizzata, ma piuttosto STRUMENTALIZZATA come spiegherà la CDF quando lo riabiliterà...

Bugnini nessuno lo ha strumentalizzato, Paolo VI si accorse troppo tardi dei danni derivanti dalla SUA riforma che non era quella voluta dal Concilio...Bugnini per sua stessa ammissione VOLEVA UNA NUOVA MESSA IN ACCORDO CON I PROTESTANTI...
da qui si sviluppò anche un falso ecumenismo condannato poi dallo stesso Ratzinger e da Giovanni Paolo II con l'enciclica Ecclesia de Eucarestia condannando l'INTER-COMUNIONE con la messa riformata dal Bugnini...

san Tommaso NON venne mai condannato, al contrario, è sempre stato l'unico teologo (e Dottore della Chiesa) fra i più citati e raccomandati da tutti i Pontefici e nel Concilio Vat. II
le divergenze di quando era in vita furono e sono PASSI NECESSARI E INDISPENSABILI proprio per capire la magisterialità di un individuo e la fedeltà all'ortodossia...

Bugnini tradì la fiducia di Paolo VI....e Paolo VI fu debole difronte alla situazione....
non era una mente bacata, sono d'accordo, ebbe infatti una mente DIABOLICA!

^__^
eh!

euge ha detto...

Caro Fabio ti ringrazio per la risposta. Da quello che scrivi, non posso che costatare quello che sostengo da molto tempo e cioè che pur di riempire le chiese di gente, con l'illusione che a tutti piaccia l'improvvisazione liturgica, ogni celebrante è libero di aggiustarsi la liturgia secondo il suo gusto personale. Vedi Fabio come ti ho già scritto nel messaggio, questo avviene sistematicamente nella mia parrocchia ed io sistematicamente, mi rifiuto di seguire della celebrazioni che tutto sembrano fuorchè celebrazioni ( scusa il gioco di parole ) A questo punto è chiaro che si debba mettere un freno a questa liberalizzazione sconsiderata del modo di celebrare ........ Io sono del parere che anche i ragazzi già da piccoli debbano essere formati al rispetto per la Santa Messa mentre, mi accorgo sempre di più che per loro e solo un gioco oppure soltanto una bella novità.
Ripeto, non ci stupiamo e non ci amareggiamo poi, se ci sono fedeli che cercano e partecipano alle celebrazioni in rito tridentino.
Devi sapere caro Fabio che, proprio questo modo di celebrare che sembra più una recita scolastica che non una celebrazione, mi continua a tenere lontana dalla S. Messa; di questo soffro immensamente ma, ritengo che andare a Messa solo per riempire la chiesa, non sia utile a nessuno e di sicuro è prendere in giro Colui che ha istituito e non inventato, l'Eucarestia, la Confessione e la Chiesa.

Fabio ha detto...

Caro don Gianluigi,
confronta il tuo Messale del 1300 con gli altri della stessa epoca e vedrai che non ce ne era uno uguale all’altro… La radicalità di Trento sta nel fatto di aver uniformato il rito per tutta la Chiesa latina ammettendo qualche eccezione (ambrosiano, certosino, domenicano…)
Non ho detto che il Papa, di sua iniziativa, ha abolito il Rito di Aquileia ma che anch’esso alla fine ha dovuto soccombere. Per quale motivo il Patriarca ha voluto rinunciare al suo proprio rito secondo te?
L’accusa fatta a Paolo VI di protestantesimo è gravissima! È vero che nel rito del Vaticano II si cercò di dare risalto anche a quegli elementi della fede eucaristica che condividiamo con i fratelli della Riforma protestante, cioè l’aspetto della convivialità (che male c’è?), ma non è assolutamente vero che per questo si mise in secondo piano la dimensione sacrificale. Il confronto delle parole della Consacrazione dei due riti (Pio V e Paolo VI) dà l’idea di come l’approfondimento del mistero eucaristico sia proseguito nella Chiesa.
Nella sacra Scrittura non vi è un'unica formula consacratoria ma quattro (1 Cor 11, 24ss; Lc 22,19ss; Mc 14,22ss; Mt 26,19ss)
Come si vede non vi è nessuna frase completamente comune ai quattro autori del nuovo Testamento che riferiscono le parole dell’istituzione. Nella liturgia bisogna dunque o scegliere uno di questi testi a preferenza degli altri, o fare delle formule composte. La tradizione liturgica, sin dai primi secoli, ha scelto la via della composizione.
La riforma del Vaticano II ha voluto assumere come forma sacramentale l’insieme completo delle parole che il Signore ha pronunziato sul pane. In tal modo i tre aspetti essenziali e indissociabili del dogma eucaristico sono stati evidenziati e proclamati. Mentre precedentemente emergeva la sola presenza reale (Questo è il mio corpo) ora si evidenzia anche la natura conviviale (Prendete e mangiatene tutti) e soprattutto, che prima era del tutto mancante, la natura sacrificale (quod pro vobis tradetur). Anche la forma per la consacrazione del vino viene ritoccata, estraendo da essa il “Mysterium fidei”, corpo estraneo rispetto alle parole pronunziate dal Signore, e viene posto come esclamazione adorante al termine dell’intero rito consacratorio ad introduzione dell’acclamazione di anamnesi. Possiamo così comprendere che il Vaticano II ha toccato e arricchito il centro stesso della forma sacramentale, in cui si attua il grande Mistero e la visione dell’eucaristia come Sacrificio ne esce più esplicitata e affermata proprio nel cuore pulsante della sua realizzazione. Pur riconoscendo la validità imperitura della Messa tridentina, tuttavia, ritornare alla forma consacratoria precedente è assumere una forma più povera, meno completa, riduttiva della completezza delle parole del Signore, meno espressiva. Infatti, mentre nel rito tridentino la dimensione sacrificale si coglieva esplicitamente nell’insieme delle due consacrazioni e in particolare nelle parole sul vino, ora l’atto sacrificale del Signore è già espresso e realizzato nelle parole sul pane con l’espressione “quod pro vobis tradetur”. Il nuovo Rito di Paolo VI se ben compreso è veramente insuperabile!

Fabio ha detto...

A Caterina
Nel 1277 il vescovo di Parigi condannò 21 Proposizioni tratte dalle opere di Tommaso per il loro accentuato razionalismo e naturalismo.
Rosmini venne condannato ingiustamente anche per motivi dottrinali. Tra le 40 proposizioni tratte dalle opere del Roveretano, ad esempio, quattro riguardavano proprio la SS. Eucaristia.

Athanasius ha detto...

Per fabio.
Sostenere che il nuovo rito di paolo Vi se ben compreso è insuperabile, mi pare peccare di presunzione e saccenteria.
Fabio fin'oras non ha risposto alla questione dell'offertorio completamente stravolto da Bugnini.
Poi il mutamento di tante orazioni e collette delle Messe....
leliminazione di quasi tutte le genuflessioni del sacerdote ... di quasi tutti i segni di croce di benedizione....
l'introduzione dell'altare rivolto al popolo, l'eliminazione della croce al centro dell'altare, delle balaustre.... l'abolizione del suddiaconato.... insomma sono cambiate troppe cose.... per questo questa riforma non mi convince affatto: e poi quello che è più grave nei testi ufficiali del Concilio Vat. II non c'è tracca alcuna di tutti questi cambiamenti....
Fabio ti piace la Messa di Paolo VI (debitamente celebrata) liberissimo da di quì a dire che è insuperabile ce ne corre....
Per tua conoscenza sono sacerdote da oltre venti anni e vedo come con la nuova liturgia si è attenuata la fede, forse si sarebbe attenuata lo stesso anche perchè la messa gregoriana va celebrate bene tuttavia la formula di fare una litugia nuova non mi pare vincente... Aspetto qualche delucidazione

don gianluigi ha detto...

Spero, caro Fabio che tu stia scherzando, perché tu non hai mai visto un messale antico. Altrimenti saresti in mala fede.

Potrei confrontare il messale del 1300 con i sacramentari del IX secolo e la struttura della messa sarebbe identica, le differenze di cui tu parli sono bazzecole in confronto alla rivoluzione operata dagli iconoclasti bugniniani.

Continui nel negare la verità storica della riforma di Pio V. Ti ho chiesto quali riti ha cancellato e non mi hai risposto. Se altri si sono spontaneamente conformati al rito romano è perché certamente aveva elementi che favorivano questa uniformità. Il rito patriarchino, infatti, aveva nel corso dei secoli perso le sue peculiarietà, come il battesimo per immersione. Quindi non è stato un atto d'imperio, ma spontaneo delle chiese locali. Paolo VI, invece, da vero desposta ha voluto imporre un rito fasullo senza possibilità di obiezioni. Per fortuna il papa Benedetto ha ribadito che il rito tradizionale non è mai stato abolito.

Lo scempio della formula della consacrazione, che tu interpreti comme maggiore fedeltà al testo evangelico è l'esempio fulgido dei liturgisti da scrivania.

Sono più antichi i vangeli o la liturgia? Gli apostoli hanno tramandato il modo di celebrare di Gesù ben prima che fossero scritti i vangeli.

Chi sei tu per dire che hanno fatto bene a togliere Mysterium fidei? Pietro a Roma ha iniziato la tradizione della liturgia romana, chi è Bugnini per correggere un rito così venerando?

Il concilio di trento dice che il canone romano risale agli apostoli, ci vuole un bel coraggio a cambiarlo con motivazioni (quelle che hai portato tu) risibili.

brustef1 ha detto...

L'anonimo che stigmatizza la "ricuperazione" del gregoriano è un perfetto esempio del "kitsch linguistico" denunciato da Mosebach

Anonimo ha detto...

Ringrazio di cuore Fabio per questa scienza che da luce alla nostra mente e intelligenza. Per Eug, capisco bene questo scandalo e la grossa sofferenza.. Spero che Lei ha un altro posto per andare a messa.

Fabio ha detto...

Caro don Gianluigi,
cosa pensi di padre J.A. Jungmann autore di “Missiarum Sollemnia”?
Come proporti un testo di questo grande liturgista - universalmente riconosciuto - se rifiuti perfino l’autorità di papa Paolo VI e lo definisci un “despota”? Le sue affermazioni sono però ampiamente documentate. Jungmann, dunque, scrive a pag. 114 (Missarum solemnia, ed. anastatica 2004):
“Così il Concilio di Trento, che nel 1546/47 aveva già toccato la questione del messale, occupandosi dell'uso ed abuso della Sacra Scrittura, nel 1562 vi ritornò sopra nell'insieme delle discussioni sulla dottrina della Messa. Una commissione speciale fu incaricata di raccogliere tutti gli abusus missae (il Bugnini di allora!!) , e non era questo un compito difficile perché non solo i riformatori (protestanti), ma già concili e sinodi ne avevano indicato in memoriali ed in programmi di riforma i punti deboli: erano le sequenze ed i prefazi dei santi dal contenuto leggendario, preghiere per la pace e contro le varie calamità, vari canti introdotti dopo l'elevazione (1), nuovi formu¬lari di Messe di origine dubbia e soprattutto gli abusi che si compivano con le serie delle medesime che riuscivano persino ad invadere le domeniche e l'anno liturgico, mediante formulari di propria elezione; vi si aggiunga la varietà dei riti che giungeva, come denunciava lamentandosene il cardinale Osio, fino al punto di far sì che, con scandalo del popolo, nemmeno in una medesima chiesa tutti seguissero lo stesso rito.
(La confusione divenne più grande fin dall'inizio della tempesta della Riforma perché alcuni sacerdoti di propria iniziativa si misero a compiere delle riforme. Così in Austria parecchi tralasciavano perfino il Canone. Nota n. 38).
La commissione (post tridentina) non si lasciò sfuggire nulla e nella raccolta che fece e che rappresenta il “bacino collettore più vasto di tutte le opinioni circa la riforma liturgica” aggiunse anche una lunga serie di particolarità che bisognava esaminare perché teologicamente impugnabili. Fra queste vanno annoverate alcune espressioni come hostia immaculata, calix salutaris già introdotto nell'Offertorio, i segni di Croce dopo la Transustanziazione, la preghiera alla mescolanza dell'acqua e del vino che nei messali italiani si iniziava con le parole “fiat commixio” e l’Offertorio delle Messe dei defunti…”

(1) Ad Hilpoltstein, per esempio, si cantava ogni giorno verso il 1511 dopo la Consacrazione un'antifona, di preferenza la Gaude Dei Genitrix… Tale uso non si limitava sola¬menta ai paesi nordici. Ancora il 16 - I - 1677 la Congregazione dei Riti aveva risposto ad una quesito posto da Siviglia se fosse permesso interrompere la Messa dopo l'Elevazione del calice, o, come si usava fare in parecchi luoghi, prima del Pater noster, per inserirvi delle suppliche fatte con la partecipazione del celebrante: Decreta auth. S. R. C., n. 1588, 9.

Fabio ha detto...

La questione dell’Offertorio è semplice.
Nel messale post-tridentino le preghiere che accompagnavano i doni offertoriali potevano dare adito a notevoli incomprensioni perché esprimevano una anticipazione del sacrificio che in realtà poteva avvenire solo nella consacrazione: l’offerta del sacrificio di Cristo è fatta simultaneamente da Cristo, dai suoi ministri e dai fedeli attraverso la conversione della sostanza del pane e del vino. “Non vi può essere un momento nel quale Cristo si offre, un altro nel quale il sacerdote offre, un altro ancora nel quale i fedeli offrono”.
Nel vecchio Ordo “le espressioni verso i doni che sono ancora semplici creature possono creare confusione sulla loro natura, quasi fossero già consacrati”. Vi sono infatti anticipazioni di elementi propri della prece eucaristica quali: epiclesi dello Spirito Santo, l’offerta del sacrificio alla Santissima Trinità elevando la patena, l’offerta del calice.
Nel Ordo attuale, l’offertorio è concepito come una semplice preparazione dei doni e come momento pedagogico in cui i fedeli, portando i doni all’altare, si preparano ad offrire se stessi nell’offerta stessa di Cristo. Per questo motivo si è ritenuto opportuno reintrodurre la processione offertoriale: essa interpreta “il primo tempo dell’offertorio nel quale la Chiesa offre i propri doni per il sacrificio ad immagine del giovane evangelico che dona i suoi poveri pani. Questa disponibilità è richiesta dal Signore stesso, prima di procedere a quello che è il suo gesto propriamente eucaristico, quando “prese il pane…e prese il calice”. Tuttavia se il nuovo rito offertoriale ha essenzialmente funzione di disporre le oblate sull’altare, esso non è privo di una certa oblatività: “la presentazione dei doni è già una iniziale, ma vera espressione dell’offerta sacrificale di Cristo e della Chiesa, che tuttavia si realizzerà pienamente e sacramentalmente nella consacrazione”.

Anonimo ha detto...

Chiedo a Fabio s'è ci sono libri, corti, ben fatti, per avere delle risposte paccate, serenne, precise e dolce per dialogare con i nostri fratteli che pensano che Paolo VI ha rovinato la Tradizione ? La ringrazio per la sua fedeltà. Mille grazie!

euge ha detto...

Per anonimo: Grazie per aver capito la mia sofferenza ma, non le pare che sia un pò semplicistico liquidare la questione consigliando di andare a messa in un altro posto?
Scusi anonimo, non sarebbe più giusto che qualcuno prenda a cuore il problema e cerchi di risolverlo? Anche perchè da quello che sento dire in giro, questo atteggiamento molto personalizzato della liturgia è molto diffuso. Allora che facciamo? Cambiamo tutti parrocchia? E poi mi scusi anonimo che succeda proprio a Roma non è un tantinello grave? In fin dei conti non si tratta di una piccola pulce fastidiosa ma, del rispetto del modo di celebrare e soprattutto, di cosa si sta celebrando.
Grazie.

Anonimo ha detto...

Euge: grazie per la fiducia. Mi riccordo di un dialogo con un sacerdote che mi ha detto che privarsi di una messa valida non è l'attegiamento giusto.Visto che un laico non può cambiare un prete che si sbaglia volontariamente, la persona deve cecare di crescere (con questa croce) ma nella fede con un impegno nella vita interiore: prendere un libro che da dottrina buona, leggere Pio X o Benedetto XVI davanti al Santissimo e sentire il cuore di Gesu battere come l'ha ricordato Giovanni Paolo II. Il santo curato d'Ars amava il tabernacolo. Allorà perche non tentare questo ? Certo che è meglio stare lontano delle polemiche, tensioneo di questa parocchia o quello sacerdote per non soffrire troppo, ma cercare con Maria di essere con Gesù stesso. Benedetto XVI l'ha detto: dove c'è l'Eucaristia, c'è tutto. Preghero il Signore per le sue intenzione. Speranza.

Gianpaolo1951 ha detto...

Caro Fabio, sono troppo indiscreto se Le chiedo quanti anni ha?
Io ne ho 58 e sono stato chierichetto fino all’età di 14, opportunità questa che mi ha consentito di vivere in prima persona l’emozione unica che solo il rito della santa Messa antica riesce a profondere.
Non se ne abbia a male, ma la messa contemporanea è di una banalità unica, per non dire qualcos’altro…
La domenica mi diverto alquanto ad osservare, da un angolo della chiesa, tutta la frenesia che precede la celebrazione:
ridicole “animatrici” che cercano qua e là chi è disposto a leggere i brani o a portare il calice e le ampolle all’altare, il tutto accompagnato e condito da canti improponibili…
Che pena, che strazio!…
Per non parlare poi del momento dello scambio del segno di pace, che altro non serve se non a distogliere l’attenzione dei fedeli mentre il celebrante abbandona l’altare per andare in un angolo remoto dove è stato relegato il Santissimo…
Vergogna, tripla vergogna!!!
E questa sarebbe la messa che richiama e fa rivivere il sacrificio di nostro Signor Gesù Cristo?!?
Caro Fabio, dobbiamo tutto ciò a mons. Bugnini e alla sua cricca di protestanti massoni!...
Che Dio abbia pietà delle loro anime…
Purtroppo papa Paolo VI non vigilò a sufficienza e non fu in grado di gestire la situazione, le cui dolorose conseguenze, ancora oggi la Santa Romana Chiesa continua ingiustamente a pagare!!!...
Con sincera simpatia.

Fabio ha detto...

Per anonimo che chiede libri corti...
E' in preparazione. Intanto si può sempre seguire la bellissima rivistina di liturgia che ho indicato ieri: LITURGIA "CULMEN ET FONS". Abbonamento ordinario: 5 euro (4 numeri)sul ccp n. 92053032 intestato ad AMICI DELLA LITURGIA via Stoppani 3 Rovereto TRENTO
indicando la causale: abbonamento.
Informazioni: amiciliturgia@alice.it

Athanasius per Fabio ha detto...

Ancora riguardo la questione dell'offertorio. Proprio la spiegazione di Fabio mostra tutti i limiti della riforma liturgica.
L'offertorio aveva una dimensione sacrificale molto marcata che con la scusa del fatto che le oblate non sono state ancora consacrate è stata completamente negletta.
Così è stata cancellata l'invocazione allo Spirito Santo (salvo poi accusare il Canone Romano di mancato riferimento esplicito allo Spirito Santo), così è stato eliminato il riferimento alla Santissima Trinità (eliminato anche alla fine della Messa) per cui nella Messa di Paolo VI non vi è nessun riferimento esplicito nel corso del rito alla Trinità (vengono solo nominate singolarmente le Persone, mai col nome di Trinità).
Infine non è esatto dire che il sacrificio è offerto dall'assemblea.
Il sacrificio lo offre il solo sacerdote che agisce "in persona Christi".
Insomma pur apprezzando la buona volontà Fabio appare prigioniero dei suoi schemi mentali e sinceramente non mi ha convinto affatto.

don gianluigi ha detto...

Che tristezza trovare un interlocutore che invece di stare al punto ed esaminare i messali, va a vedere gli abusi e fonda il suo ragionamento su questi:

Caro Fabio sarebbe come se io giudicassi la riforma liturgica partendo non dai testi ma dagli abusi che si sono diffusi da 40 anni ad oggi. Che razza di criterio è?
Scusami, ma non serve a niente dialogare in questo modo. Rimane pure della tua idea, Paolo VI è stato un grande papa, la riforma liturgica è il meglio che ci si potesse aspettare, le chiese traboccano di fedeli, i seminari non sanno più dove mettere gli studenti, la religione cattolica è la luce che illumina l'europa e il mondo.

Anonimo ha detto...

Il solito Melloni (chi altri?) spara alzo zero su Mosebach, fingendo di difendere Papa Benedetto da immaginarie strumentalizzazioni. Se vuoi avere il "piacere" di leggere le ultimissime esternazioni del nostro:
In difesa della «messa bruttina», unica risposta all’inaridimento
su www.finesettimana.org

P.s. credo che una rispostina la meriti

Alessia

Anonimo ha detto...

Il solito Melloni (chi altri?) spara alzo zero su Mosebach, fingendo di difendere Papa Benedetto da immaginarie strumentalizzazioni. Se vuoi avere il "piacere" di leggere le ultimissime esternazioni del nostro:
In difesa della «messa bruttina», unica risposta all’inaridimento
su www.finesettimana.org

P.s. credo che una rispostina la meriti

Alessia

don gianluigi ha detto...

Fabio dixit: «Nel vecchio Ordo “le espressioni verso i doni che sono ancora semplici creature possono creare confusione sulla loro natura, quasi fossero già consacrati”. Vi sono infatti anticipazioni di elementi propri della prece eucaristica quali: epiclesi dello Spirito Santo, l’offerta del sacrificio alla Santissima Trinità elevando la patena, l’offerta del calice.»

Queste considerazioni rivelano la poca conoscenza e la misera considerazione che hanno i novatori del rito gregoriano.

1. L'anticipazione non ha mai creato nessuna confusione, anche il più semplice fedele sapeva benissimo che la transustanziazione avveniva con la consacrazione.

2.L'anticipazione del fine dell'offerta dal carattere sacrificale è presente in tutte le liturgie orientali e serve a evidenziare l'intenzione con cui si portano all'altare le oblate.

3. Ammettendo per assurdo che fossero fondate le critiche dei novatori, ciò equivarrebbe a riconoscere un elemento teologicamente infondato e quindi fuori luogo in tutte le liturgie.

Il che è assurdo.

Fabio ha detto...

Si, penso proprio che non abbia senso andare avanti... perché non c’è più sordo di chi non vuol sentire.
Voglio dire solo un'ultima cosa. Come fedeli della Chiesa Cattolica dobbiamo rimanere fedeli al Magistero della Chiesa. Fedeli al Magistero di tutti i Concili Ecumenici e di tutti i Sommi Pontefici, da S. Pietro fino a Benedetto XVI, Paolo VI compreso.
Benedetto XVI in questi giorni ha già risposto a tutti gli affossatori del Nuovo Ordo mettendo la Pontificia Commissione Ecclesia Dei a far parte, non nella Congregazione del Culto Divino (come qualcuno si aspettava!!!), ma Della Dottrina della Fede. Perché secondo voi?
“Extra ecclesia nulla salus!” Un caro saluto a tutti. Fabio

don gianluigi ha detto...

Il sordo on sono io caro Fabio, io ti ho risposto punto su punto, tu non hai preso in considerazione le mie domande. ognuno tragga le sue conclusioni. Io credo nella chiesa cattolica e riconosco i suoi legittimi pastori, da Pietro a Benedetto, Paolo VI compreso, ciò non toglie che io usi la mia testa e possa riconoscere ciò che non quadra con la tradizione. Se le risposte non vengono, i chiarimenti nemmeno, uno ha il diritto di dubitare degli insegnamenti e dei provvedimenti del magistero che non siano rivestiti del carattere d'infallibilità. Addio

Anonimo ha detto...

Grazie di cuore a Fabio. La mia anima pottrebe essere turbata dalle dichiarazione che vanno contro la ragione con una finzione di fedeltà.... ma che fanno proprio male al cuore e alla testa. Penso che dobbiamo ringraziare il Papa Bendetto XVI, che ha una lucidità sullo stato atuale della Chiesa. Veramente, è un Papa che da luce alla nostra picola intelligenza. Con la lettura di tutte le sue opere come Cardinale, lascia un tesoro immenso a tutti noi. Il venerabile Giovanni Paolo II aveva ragione di volerlo accanto a lui per il suo pontificato. E fedelissimo. Un grande! Grazie a Dio!

Atanasius ha detto...

Fabio purtroppo si rifugia dietro affermazioni dogmatiche senza rispondere per nulla alle questioni oggettive poste da don Gianluigi e da me (vedi post precedenti).
Al dogmatismo di Fabio che ci dice di accettare senza battere ciglio la riforma liturgica di Bugnini, preferisco la libertà dei figli di Dio che si sentono autorizzati ad esprimere il loro pensiero in linea con la Tradizione della Chiesa che è stata cambiata con interpretazioni distorte del Vaticano II.
Io accetto il Concilio Vaticano II, ma lo leggo in continuità con tutta la Tradizione precedente che mi da la linea corretta per interpretare il Concilio.
Comunque caro fabio...non agitiamoci... il tempo è galant'uomo... vedremo dove porteranno le idee pazze di certi falsi cattolici modernisti.
Sono un prete da oltre 20 anni che soffre molto per il disordine attuale che c'è nella Chiesa.

euge ha detto...

Caro anonimo grazie di nuovo per la tua risposta. Grazie anche per i tuoi consigli che ovviamente, nonsono caduti nel vuoto anche perchè ti assicuro, che di tentativi ne ho fatti e ne sto facendo ma, vedi io penso che non si può sempre e solo buttarla sul portare o meno una croce perchè sono convinta, che questo parlare, sia solo un voler aggirare il problema che esiste e non si può negare.La chiarezza ed il rispetto nell'officiare la Santa Messa, ci deve essere tutto e non si può solo a mio modesto parere cavarsela dicendo che " questa è una croce che si deve portare". Il problema dei parroci che dicono cose del tutto inventate per commentare con le loro omelie le scritture e parroci che scambiano la Messa e l'altare per un teatro è un problema grave che va risolto. La sofferenza dei fedeli, non deve essere ignorata mi dispiace, ma io considero un abuso nel vero senso del termine, lo stravolgimento totale per propri comodi della liturgia.
Per Fabio: ho letto di fretta la tua risposta e mi sono accorta solo dopo, che le risposte che gentilmente mi hai fornito, credo fossero estrapolate da alcune lettere prese da un giornale. Beh, non ho visto nessuna risposta per esempio, sul fatto che molte libertà liturgiche che molti sacerdoti si permettono di questi tempi, non sono per nulla autorizzate da nessun atto del Concilio Vaticano II e molto spesso, sentendo e leggendo risposte mi rendo conto, che in molti uomini di chiesa proprio sugli atti del Concilio c'è una confusione voluta oppure no da far accapponare la pelle. Ti sarei grata, se rispondessi ai riferimenti che ho fatto nel mio primo post credo perchè la tua risposta la trovo francamente deboluccia di argomentazioni.
Grazie

euge ha detto...

Caro Giampaolo sono d'accordo con te ma, in special modo, vedo che sulla teatralità eccessiva del segno della pace, siamo ancora più in sintonia. Pensa, che durante la celebrazione il mio parroco ed anche il vice parroco fresco di ordinazione, lasciano l'altare andandosene a spasso per la chiesa a stringere mani..............
E' un atteggiamento questo che trovo veramente patetico ed inopportuno!

Gianpaolo1951 ha detto...

Cara Eugenia, pensa che durante lo scambio di mani, rimango in ginocchio e mi copro il volto per non vedere e, soprattutto, per non essere coinvolto in questo penoso “teatrino”!!!...
Se può esserti di aiuto…
Con la simpatia e l’affetto di sempre!

sam ha detto...

Scusi Don Gianluigi, io non ho la competenza nè sua, nè di Fabio.
Ma non mi piace la logica aut aut - una Messa è buona e l'altra cattiva -che è stato scartata da Benedetto XVI, che col Motu Proprio ha voluto sancire l'et et.
Devo dire che anche se ammiro il suo zelo e la sua precisione, la posizione di Fabio - che contesta gli abusi liturgici, ma valorizza anche le buone acquisizioni della riforma - mi pare molto più in linea con quella del Santo Padre Benedetto della sua, sia nel merito che nei toni, anche se non condivido tutto quello che lui dice.
Confesso che per diversi anni sono stata convinta che Paolo VI fosse complice della massoneria, ma ho avuto modo di ricredermi e pentirmi e più passa il tempo e approfondisco le mie conoscenze, più mi convinco che questo Pontefice fosse santo, pur avendo commesso degli errori di governo. Ricordiamo che se a suoi collaboratori dobbiamo una serie di danni e imposture, proprio a lui dobbiamo due barriere impenetrabili allo tzunami relativista, come la Marialis Cultus e la Humanae Vitae.
Diciamo che son partita da posizioni alla Don Gianluigi ed ora sono approdata più vicino a Fabio. Anche perchè sono impegnata in un duro combattimento per vincere la mia istintiva faziosità, memore del fatto che San Paolo inserisce anche questa nelle opere della carne contrapposte ai frutti dello Spirito(Gal 5, 19-24).
Le Sante Messe mi piacciono tutte - comprese quelle orientali e quelle africane che sono piaciute tanto anche al Santo Padre - purchè al centro di tutto ci sia Dio (e tutti ne siano consapevoli!) e si esaltino la Presenza, la sacralità e il timor di Dio che è amor di Dio.

Marco ha detto...

Vorrei dire che, pur essendo un fan del vetus Ordo, ho assistito un paio di volte ad una bellissima Messa in Novus Ordo, perchè il celebrante era un santo sacerdote, e si vedeva dai gesti... Quindi volevo incoraggiare l'amico sacerdote (Aloysius Gonzaga), si può sempre celebrare bene quando si ama il Signore. Anche se la Messa in rito antico per me è ogni volta un'esperienza spirituale intensa. Speriamo nella riforma della riforma...

euge ha detto...

Per Giampaolo ti comprendo benissimo peccato però che non comprendono questo disagio, coloro che a questa situazione dovrebbero porre rimedio. Ricambio il tuo gentile saluto.

don gianluigi ha detto...

Cara Sam, io sono un parroco che celebra sempre con il nuovo rito, quindi se tu hai inteso i miei interventi come un rifiuto assoluto della nuova messa, mi sono espresso male,o qualcuno mi ha fatto dire ciò che avevo detto.

Ciò detto, non sono capace di mentire solo per salvare capra e cavoli. Le scorrettezze ci sono state, i responsabili si conoscono per nome. Bisogna avere il coraggio di vagliare il buon grano dalle erbacce.

Le critiche a Paolo VI non sono rivolte al papa, ma all'uomo che non ha ottemperato ai suoi doveri di supremo pastore. Lo dissi anch'io: sarà santo, ma non lo ha dimostrato mancando nel suo ministero di governare la chiesa e di difenderla dai lupi. O meglio l'ha difesa nel proclamare la retta dottrina, ma non nell'allontanare i cattivi maestri e pastori.

sam ha detto...

Grazie Padre. Mi scusi se avevo frainteso, non meritavo una risposta, ma mi onora la sua considerazione.
Leggendo il suo ultimo intervento ho pensato che in effetti problemi di debolezza nella gestione dell'autorità e del governo della Chiesa ne abbiano avuti un po' tutti quanti gli ultimi Papi, senza eccezione... ma mi chiedo: potevano e possono fare diversamente?
Purtroppo la Chiesa e il Papato hanno pagato duramente la crisi generale del principio di autorità.
Io come madre, lo riconosco, ho le mie belle difficoltà, ma chiedo anche a lei, Don Gianluigi caro, se nel suo ambito non si scontri mai con l'impossibilità pratica di opporsi da solo alla cattiva mentalità buonista imperante e di ammonire, correggere e prendere severi provvedimenti contro alcuni, nella misura in cui in teoria, in un mondo meno alla rovescia, sarebbe giusto e necessario...
E su nessuno di noi grava una responsabilità universale come quella che grava sul Papa!
Ma s'immagina il peso di essere il Papa nel'68... (!) mi vien da dire: povero martire!
Oggi almeno l'emergenza educativa e i danni di tanti equivoci e contorsioni sociologiche, psicologiche, antropologiche moderne sono sotto gli occhi di chiunque voglia aprirli, ma allora...
Penso che per firmare la Humanae Vitae in totale solitudine contro tutto e tutti Paolo VI debba aver avuto una forza sovrumana.

Areki ha detto...

Per Sam.
Ho letto anche altri tuoi commenti e non metto assolutasmente in dubbio la tua buona fede e la tua sincerità e la tua passione per la Chiesa. Vorrei esprimerti il mio pensiero che mi fa stare più in sintonia con don Gianluigi (mio confratello nel sacerdozio). Certo Paolo VI è stato papa in un periodo difficilissimo...
tornando però alla Messa di Paolo VI anche se è possibile celebrarla in modo ortodosso (ed è quello che mi sforzo di fare ogni giorno nelle due parrocchie che mi sono affidate) tuttavia è una Messa quella di Paolo VI che ha verie pecche: l'offertorio, l'insistenza sulla idea della cena, le traduzioni e le nuove orazioni molto imperfette, la eliminazione delle genuflessioni, degli inchini, dei segni di croce, del gregoriano, l'abbandono totale del latino....
insomma una riforma che non ha portato i frutti sperati...
Forse non è possibile tornare completamente (almeno per adesso) alla liturgia gregoriana o tridentina, ma perchè mi domando non si permettono più celebrazioni nelle grandi città o nelle parrocchie più grandi, perchè tutta questa paura della messa antica??
Sto leggendo il libro di Mosebach e lo trovo molto, molto interessante e mi trova daccordo in toto. Comunque grazie Sam perchè con te è possibile dialogare serenamente ed in modo costruttivo.
don bernardo

Anonimo ha detto...

Se vogliamo capirci di più leggete e fate leggere di Romano Amerio, IOTA UNUM, Ed. Fede & Cultura. Euro 40.00. (muniti di dizionario, però).
Sta uscendo a proposito un libro di Mons Brunero Gherardini sulla lettura del Vat. II.
Comunque l'analisi dell'Amerio è eccezzionale e lucidissima tanto che a suo tempo è stato messo a tacere

sam ha detto...

Grazie di cuore a Lei Don Bernardo e grazie a Dio. Concordo perfettamente con lei.
Ma perchè mai - mi chiedo - non dovrebbe esserci in tutta la Santa Chiesa ANCHE la Messa VO, che rappresenterebbe un segno di unità spaziale e temporale con la Chiesa militante, purgante e trionfante di ogni luogo e di ogni tempo? Per non parlare dell'utilità di una lingua liturgica comune in epoca di globalizzazione. Personalmente poi, da quando con la conversione ho incontrato il Signore nei Suoi Sacramenti, sono una che istintivamente sente il bisogno di inchinarsi, segnarsi e inginocchiarsi a lungo nella Santa Messa ordinaria. E peraltro l'unica cosa che mi dà davvero fastidio è che troppi non si inginocchino, nemmeno quando il sacerdote glielo richieda, davanti al Dio Presente: questo per me è il segno eloquente che distingue il credente dal praticante di maniera.
E non sopporto le chiese senza inginocchiatoi! Quando mi è stato dato di partecipare ad una Messa Tridentina ho scoperto con mio sommo gaudio e stupore che questi segni che mi venivano naturali e automatici dinanzi alla gloria di Dio sull'ambone, sull'Altare e nelle preghiere e benedizioni dei sacerdoti, la Chiesa li aveva avvertiti e codificati da sempre. Ciò detto, ribadisco che quella del V.O. dovrebbe a mio avviso essere un'opzione aggiuntiva (e io direi persino obbligatoria ovunque e ad intervalli regolari), ma non alternativa del N.O. Segue..

sam ha detto...

Per grazia di Dio e della Madonna nella mia attività missionaria ho potuto partecipare a Liturgie in tanti riti e in tante lingue diverse del mondo, respirando a pieni polmoni e a pieno cuore la grandiosità infinita di Dio, nostro Signore, che ovunque abbraccia tutta la Santa Chiesa e ovunque ne è abbracciato. Uno Solo, lo stesso dappertutto, nella ricchezza delle diversità. Questo per me è il Cattolicesimo. Che io vada in Europa, in Medio o Estremo Oriente, in America, in Africa o sotto casa mia, trovo sempre LUI nelle mani della Santa Madre Chiesa, che per l'unità col Papa può parlare ovunque la stessa lingua del Cuore e dello Spirito di Dio, anche se le lingue della bocca sono diverse. E' così rassicurante! Fuori dall'Europa le Messe possono essere anche molto variopinte, ma mediamente la partecipazione, la sacralità e la reverenza è sempre molto alta. Anche non capendo la lingua, se la Santa Messa è ordinaria riesco a seguirla tutta "a memoria" insieme agli altri, nonostante gli idiomi locali, ed è una bella esperienza. Nei riti orientali che hanno un altro svolgimento questo non è possibile, allora mi immergo nelle sonorità e nei profumi cercando di assorbire il significato profondo dei gesti sempre molto solenni dei celebranti.
Purtroppo però, in tutti questi casi, mi perdo la Parola di Dio e questo è un deficit pesante. Segue..

sam ha detto...

Personalmente non vorrei che nel mondo si celebrasse un solo tipo di Messa, ma sarebbe bellissimo che ovunque si celebrasse almeno una volta la settimana, magari il venerdì oppure la Domenica, una Messa che fosse perfettamente identica da Roma a Timbuctu. Di fatto la lingua universale della Chiesa sta diventando l'Inglese, ma come sarebbe bello se tutti i bimbi cattolici del mondo imparassero sin da piccoli anche la Messa in latino e se la Bibbia per i cattolici fosse sempre stampata con la versione latina a fronte. Torneremmo ad avere una lingua unificante dei credenti di Cristo da una parte all'altra del mondo, da una parte all'altra della storia. Ricordate la scenetta di Don Camillo che in URSS può intendersi col Pope ortodosso grazie al latino?
D'altro canto non si fa mai notare che tutti coloro che nel mondo si sconvertono all'Islam, sono chiamati a imparare l'arabo, perchè il Corano va recitato solamente in arabo, e questo è uno dei fattori unificanti e propulsivi del panislamismo.
Sembra invece che satana abbia voluto togliere al Popolo e alla Santa Città di Dio quella lingua comune che Cristo ci aveva restituito, dopo la dispersione di Babele, proprio quando il mondo stava per diventare materialmente, attraverso le nuove tecnologie, un unico grande campo di semina e di raccolta.
Chiedo davvero scusa a tutti per la lunghezza, ma è così bello intrattenerci in queste cose di lassù con chi condivide lo stesso amore!

sam ha detto...

"sconvertono" è un refuso, ma lì non ci sta male... :-)

Areki ha detto...

Ringrazio Sam per quanto ha voluto parteciparci della sua esperienza di fede. Fa sempre piacere sapere che nell'orbe cattolico vi sono molte anime innamorate di Dio. Rimaniamo uniti nella preghiera affinchè il Signore dalle attuali difficoltà sappia trarre un bene più grande per la chiesa.
Circa il libro Jota Unum di Amerio è un libro particolarmente utile che effettivamente fotografa la situazione del post concilio.
don Bernardo

Anonimo ha detto...

Sono sconcertato dall'assolutizzazione che da una parte o dall'altra si fa di questo o di quest'altro messale!! Io sono prete classe 1974... ringrazio Dio di averlo conosciuto "in Italiano" e di potergli parlare in altrettanto Italiano. Modestamente cerco di celebrare la Messa con il Popolo di Dio senza fare del teatro o stravaganze. Quando nella messa si raggiunge l'equlibrio tra lode, ascolto, risposta di fede, comunione, celebrando senza fretta ma con solennità, i frutti di questa messa si vedono.. si vedono nelle anime... D.S.

(post ridotto dal moderatore. Richiamo alle regole di cui sopra! Nell'Anno Sacerdotale, i sacerdoti imparino a rispettare le pecorelle...)