giovedì 15 ottobre 2009
Benedetto XVI alla Sinagoga di Roma il 17 gennaio 2010 (Sir)
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Benedetto XVI alla Sinagoga di Roma il 17 gennaio 2010
Attraverserà la sponda del Tevere il 17 gennaio 2010 papa Benedetto XVI e ad attenderlo in Sinagoga ci sarà il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni.
La conferma della visita del Papa nella Sinagoga romana arriva il 13 ottobre dalla sala stampa vaticana. Il Santo Padre si recherà nella Sinagoga di Roma nel pomeriggio di domenica 17 gennaio per incontrare la Comunità israelitica e ciò avverrà in occasione della 21ª Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo fra cattolici ed ebrei, e della Festa del "Mo’èd di piombo", che coincide proprio con tale data, e con la quale si fa memoria dello scampato pericolo per un tentativo di incendio al Ghetto di Roma nell’anno 1793.
17 settembre. La notizia era circolata per la prima volta il 17 settembre in seguito alla pubblicazione di un telegramma che il Papa aveva inviato alla comunità ebraica romana in occasione delle festività ebraiche di Rosh Ha Shana 5770, di Yom Kippur e di Sukkot. Nel testo di quel telegramma, il Papa si diceva “in attesa di compiere con gioia, dopo le vostre feste, la visita a codesta comunità e alla Sinagoga, animato dal vivo desiderio di manifestarvi la personale vicinanza mia e quella di tutta la Chiesa cattolica''. La notizia di un’imminente visita del Papa alla Sinagoga era stata poi confermata sia dalla Comunità ebraica di Roma che da esponenti del Vaticano, sebbene la data non era ancora stata fissata.
22 settembre. La scelta del 17 gennaio non è casuale. In Italia, si celebra la 21ª Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo fra cattolici ed ebrei. La Giornata fu istituita da papa Giovanni Paolo II nel 1990 ma lo scorso anno è stata celebrata senza la presenza della comunità ebraica italiana, a causa del ripristino da parte di papa Ratzinger della preghiera del Venerdì Santo. Il 22 settembre scorso, si è svolto a Roma un importante incontro chiarificatore tra il presidente della Cei, il card. Angelo Bagnasco, il presidente dell’Assemblea rabbinica italiana, Giuseppe Laras, e il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni. Nel comunicato finale diffuso subito dopo l’incontro, si legge a proposito della pubblicazione dell’“Oremus et pro Iudaeis” che “non c’è, nel modo più assoluto, alcun cambiamento nell’atteggiamento che la Chiesa cattolica ha sviluppato verso gli Ebrei, soprattutto a partire dal Concilio Vaticano II. A tale riguardo la Conferenza episcopale italiana ribadisce che non è intenzione della Chiesa cattolica operare attivamente per la conversione degli ebrei”. In base ai “chiarimenti intervenuti” si è deciso di “comune accordo di riprendere la celebrazione comune della Giornata di riflessione ebraico-cristiana del 17 gennaio”.
Le parole del rabbino. ''L'atteso incontro di papa Benedetto XVI del prossimo 17 gennaio – dice il rabbino Riccardo Di Segni – è per noi la prosecuzione di una strada d'incontro. L'appuntamento è un grande segno di attenzione, rispetto e volontà di partecipare ad un progetto di pace che deve essere condiviso''. ''Pensiamo – prosegue Di Segni – che la visita possa essere il momento di un grande discorso spirituale. Una volta chiarito da entrambe le parti che c'è il rispetto reciproco e la volontà di non chiedere cambi di identità, dovrebbe essere la grande urgenza spirituale a tenere il banco; cosa che possiamo e dobbiamo fare in parallelo per il bene dell'umanità''.
“Una grandissima gioia”. Così padre Innocenzo Gargano, camaldolese, priore del Monastero di San Gregorio al Celio, grande conoscitore del mondo ebraico, accoglie la notizia della visita del Papa in Sinagoga. “Il Papa che va in Sinagoga – aggiunge – significa che da entrambe le parti c’è una disponibilità straordinaria. Anche perché alla fine questi eventi danno un messaggio importante più per l’immagine che veicolano che per i contenuti da cui sono sostenuti. Probabilmente i contenuti resteranno nei termini che abbiamo conosciuto negli ultimi mesi. Però l’immagine che la visita del Papa dà, è importantissima perché dà il messaggio della fraternità, della disponibilità all’altro. È il messaggio che da qui in poi per quanto possiamo non essere d’accordo sul piano dei contenuti di fede – è chiaro che ciascuno rimane secondo la propria convinzione profonda – su queste divergenze possiamo parlare da amici e addirittura da fratelli e, quindi, con molta delicatezza, libertà, calore umano e anche con molta convinzione”. Padre Gargano ricorda quanto il Concilio Vaticano II sia stato anche da questo punto di vista “importantissimo” proprio perché “ha stemperato il clima. Oggi tanti cristiani e tanti ebrei hanno intrecciato profondi rapporti di amicizia. Questo significa che il Concilio ha contribuito a far cadere un muro, il muro della separazione, della contrapposizione e soprattutto della paura dell’altro. Nuovi gesti di fraternità, come la visita del Papa alla Sinagoga di Roma, confermano il clima nuovo che si è determinato”.
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