giovedì 15 ottobre 2009

Vescovi africani contro l'imperialismo culturale dell'Occidente. Gli aiuti umanitari non possono essere condizionati (Carmen Elena Villa)


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Vescovi africani contro l'imperialismo culturale dell'Occidente

Gli aiuti umanitari non possono essere condizionati

di Carmen Elena Villa

CITTA' DEL VATICANO, giovedì, 15 ottobre 2009 (ZENIT.org).

Gli aiuti umanitari che arrivano al continente africano sono a volte accompagnati da “una sorta di imperialismo culturale”, ha denunciato il Cardinale Théodore-Adrien Sarr, Arcivescovo di Dakar (Senegal).
Il porporato è intervenuto questo mercoledì durante una conferenza stampa nella quale è stato presentato un primo bilancio della seconda Assemblea Sinodale per l'Africa, in svolgimento dal 5 al 24 ottobre.
“Se ci vogliono aiutare, non possono però instillarci idee che non riteniamo corrette. Vogliamo essere aiutati, ma nella verità, e rispettati per quello che siamo”, ha detto.
Per questo, ha esortato a che “i popoli occidentali si distacchino dal pensiero che tutto quel che credono e fanno diventi regola in tutto il mondo”.
Da parte sua, il Cardinale John Njue, Arcivescovo di Nairobi (Kenya), ha sottolineato che “la cooperazione e gli aiuti sono necessari”, ma che bisogna anche “rispettare l’indipendenza e il punto di vista, la cultura e la dignità” dei popoli africani.
Il Cardinale Njue ha osservato che “non va bene dare aiuti condizionati al cambiamento dei valori della persona su temi come l'aborto e la concezione della famiglia”, e ha indicato che “gli africani hanno bisogno di cooperazione, ma bisogna rispettare la loro indipendenza, la loro cultura e la dignità della persona umana”.
Dall'altro lato, il Cardinale Wilfrid Fox Napier, Arcivescovo di Durban (Sudafrica) e presidente delegato del Sinodo, ha affermato che “in Africa persiste una situazione difficile dal punto di vista dei conflitti e delle calamità”, e ha segnalato che, anche se c'è bisogno della cooperazione internazionale, “bisogna che l’indipendenza delle popolazioni africane venga rispettata”.
Ciò che “viene da fuori deve essere nel rispetto della cultura e della dignità della persona umana”. A questo proposito, ha portato ad esempio il settore commerciale, dove “chi soffre alla fine è il produttore”.
Il porporato ha quindi ricordato che l'Africa “ha enormi potenzialità” e che “lo sviluppo deve essere aiutato”, ma che si vuole “una partnership su un piano di parità”.

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