giovedì 22 ottobre 2009

Da Canterbury a Roma viaggio oltre le divisioni (Mazza)


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Da Canterbury a Roma viaggio oltre le divisioni

DAL NOSTRO INVIATO A L ONDRA

SALVATORE MAZZA

Il giorno dopo l’annuncio gli aggettivi si sprecano. Epocale. Storico. Inevitabile. Provvidenziale. Non mancano neppure, certo, quelli di segno più marcatamente negativi, da «triste» in poi. In generale, tuttavia, si può dire che il mondo anglicano abbia assorbito positivamente l’annuncio della prossima Costituzione apostolica, con la quale la Chiesa cattolica si rende disponibile ad accogliere al suo interno quei gruppi, figli dello scisma di Enrico VIII, che sempre più numerosi si trovavano a vivere con disagio una Comunione anglicana segnata da tendenze sempre più «liberal » in materia di ordinazione al sacerdozio delle donne, alla loro consacrazione episcopale, alla consacrazione di vescovi omosessuali conviventi e benedizione delle coppie gay.
Il movimento centripeto rispetto a Canterbury s’era formalmente avviato ventuno anni fa, quando la Conferenza di Lambeth del 1988 (l’incontro che, su invito del primate di Canterbury, riunisce ogni dieci anni tutti i vescovi della Comunione) aveva dato il «via» all’ordinazione delle donne prete. Una decisione che non arrivò inattesa, ma che in ogni caso rappresentò uno choc all’interno del mondo anglicano, con forti, prevedibili ripercussioni anche sul dialogo con la Chiesa cattolica. Tanto forti e tanto prevedibili che, in quei giorni tra il luglio e l’agosto dell’88, Giovanni Paolo II rimise mano alla sua Lettera apostolica Mulieris dignitatem, per aggiungere un breve paragrafo in cui sentì il dovere di ribadire le motivazioni al «no» al sacerdozio femminile.
Sul fronte interno anglicano, quella decisione della Conferenza di Lambeth provocò il progressivo distacco di alcune parrocchie e intere Chiese locali non solo nei territori del Commonwealth, ma anche nella stessa Inghilterra e che ai primi degli anni novanta avrebbe portato allo scisma della Tac (Tradizional anglican communion , quattrocento, forse cinquecentomila fedeli la cui richiesta ufficiale, nel 2007, di rientrare nella Chiesa cattolica, ha accelerato il processo sfociato nella Costituzione apostolica annunciata martedì).
Sul versante ecumenico, il risultato fu il sostanziale rallentamento dei lavori della Commissione Arcic II (Anglican roman catholic international commission), l’organismo di dialogo che, dopo gli incoraggianti risultati della prima fase – Arcic 1, dal 19701981 – a proposito soprattutto della dottrina eucaristica, era stato convocato nel 1983 per approfondire altri aspetti teologici tra cui la dottrina della salvezza, la comunione e la figura di Maria. Un cammino, però, che nonostante alcuni importantissimi passi avanti, per esempio riguardo al primato del Papa , avrebbe finito con l’interrompersi del tutto nel 2003, a seguito della consacrazione a vescovo episcopaliano del New Hampshire (Usa) di Gene Robinson, omosessuale dichiarato e convivente.
Anche questo fatto non arrivò come un fulmine a ciel sereno a colpire la Comunione anglicana. Ma, certamente, fece da catalizzatore ai crescenti malumori che in ambienti sempre più ampi si erano andati accumulando all’interno a partire dall’88. E che, pur senza voler seguire la drastica via scelta dalla Tac, consideravano le nuove aperture che si profilavano all’orizzonte un tradimento dei «39 articoli» fondativi della Chiesa anglicana.
Tali malumori, dopo la contestata ordinazione episcopale di Robinson e con l’approssimarsi della Conferenza di Lambeth del 2008, finirono per coagularsi in un gruppo di circa 300 vescovi (e oltre 30 milioni di fedeli) che, in aperta contestazione del primate di Canterbury, si riunì a Gerusalemme poche settimane prima della Conferenza, ponendosi di fatto in una posizione pre-scismatica. E a Lambeth, per la prima volta, oltre duecento vescovi non risposero all’invito del primate.
Né l’accoglienza della richiesta di sospendere « fino a nuovi approfondimenti » gli atteggiamenti «aperturisti» verso gli omosessuali, né l’impegno di rivedere il ruolo dello stesso primate all’interno della Comunione, nella prospettiva di accordargli poteri un po’ più effettivi degli attuali di semplice «primus inter pares», maturate a Lambeth, sono tuttavia servite ad allentare o anche solo raffreddare le tensioni.
E il Foca (ossia il gruppo di Gerusalemme) va avanti per la sua strada. Anche perché, proprio poco prima della Conferenza decennale, ad aggiungere benzina sul fuoco delle contestazioni il Sinodo della Chiesa d’Inghilterra, a York, aveva avviato il processo che nel 2010 potrebbe portare Canterbury all’ordinazione episcopale delle donne.

© Copyright Avvenire, 22 ottobre 2009

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