venerdì 16 ottobre 2009
L’Accademia di Imola svela i suoi piani. Domani in un concerto per il Papa in Aula Nervi (Martinelli). Diretta tv dalle 18
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L’Accademia di Imola svela i suoi piani domani in un concerto dal Papa
di UBERTO MARTINELLI
— BOLOGNA —
IL FILMATO di Papa Benedetto XVI, intento ad eseguire Bach al pianoforte, fece il giro del mondo nei giorni successivi alla sua elezione al pontificato. Una passione per la musica nata in gioventù e coltivata con ferrea disciplina.
Non stupisce, dunque, che l’Accademia di Imola, la più importante scuola pianistica italiana e tra le più prestigiose del mondo, sia stata chiamata in Vaticano per realizzare un progetto straordinario, che domani in Sala Nervi del Vaticano, alle 18, vedrà protagonista la pianista Jin Ju, alle prese con ben otto differenti strumenti a tastiera di epoche diverse, da un fortepiano ad un moderno grancoda.
Come nasce questo progetto?
«Ho sempre pensato — osserva Franco Scala, fondatore e direttore dell’Accademia — che i pianisti non conoscano veramente la storia dello strumento su cui suonano. Per questo motivo, da trent’anni, colleziono pianoforti di tutte le epoche. Attualmente ne possiedo 120. Ho proposto a Sua Santità un concerto che, in qualche modo, ripercorresse la grande letteratura del pianoforte fino al Romanticismo, da Haydn a Liszt, eseguita su otto diversi strumenti. E devo dire, con mio grande stupore, che questo progetto è stato accolto con grande favore».
E perché avete scelto proprio Jin Ju?
«Perché è un camaleonte, pianisticamente parlando. Era una nostra allieva, mentre oggi fa parte del corpo insegnante; possiede una facilità e una duttilità, nel passare da uno strumento all’altro, veramente impressionante».
L’Accademia Pianistica compie vent’anni...
«La nostra attività consiste da sempre nel selezionare i ragazzi e farne pianisti professionisti. I concorsi, e lo dico con una punta di rammarico perché non li amo, sono l’unico mezzo per far conoscere un giovane interprete. Bene, in questi anni abbiamo conseguito 52 primi premi nelle principali competizioni pianistiche: Van Cliburn in Texas, Rubinstein a Tel Aviv, Chopin a Varsavia, Busoni a Bolzano, Regina Elisabetta a Bruxelles...».
Sarà orgoglioso...
«Certamente, ma provo anche un po’ di tristezza, perché se l’Accademia, che è una piccola scuola composta da solo cinque insegnanti, vince tanti premi, significa che in Italia le cose non funzionano. Invece di continuare a creare Conservatori e pianisti che spesso sono destinati a diventare dei disadattati, bisognerebbe istituire cinque o sei centri per formare prima di tutto gli insegnanti. E ritengo anche che la musica dovrebbe essere una materia praticata in tutte le scuole...».
La vostra attività ha risentito della crisi?
«Oltre ad aver ridotto la tariffa oraria dei nostri docenti (da 60 euro lordi a 50, ndr.), scelta che tutti hanno accettato senza problemi, devo dire che viviamo da sempre sulla questua. Senza i contributi della Fondazione Carisbo, il cui presidente Fabio Roversi Monaco è anche il nostro presidente, della Fondazione Cassa di Risparmio di Imola, e senza l’ospitalità del Comune di Imola, che ci ospita gratuitamente nella Rocca Sforzesca, avremmo già chiuso da un pezzo».
Lo Stato?
«Contribuisce con settantamila euro all’anno».
Cosa proverà quando Jin Ju salirà sul palco della Sala Nervi?
«Una profonda emozione. E credo anche che un’occasione come questa sia particolarmente importante per accrescere ulteriormente il nostro prestigio e per sopravvivere in futuro... perché non penso che il Vaticano si muova a caso».
© Copyright Il Resto del Carlino, 16 ottobre 2009 consultabile online anche qui.
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