lunedì 12 ottobre 2009
Non emarginare gli anziani, testimoni di valori intramontabili: il magistero di Benedetto XVI sulla ricchezza morale e spirituale della terza età
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Non emarginare gli anziani, testimoni di valori intramontabili: il magistero di Benedetto XVI sulla ricchezza morale e spirituale della terza età
Hanno destato ampia eco le parole di Benedetto XVI sulla condizione di solitudine in cui vivono spesso gli anziani. Ieri, durante la Messa per la canonizzazione di 5 nuovi Santi, il Papa ha sottolineato che nella società contemporanea, “tante persone anziane soffrono di molteplici povertà e di solitudine, a volte perfino abbandonati dalle loro famiglie”. Quello di ieri è solo l’ultimo di una serie di interventi del Pontefice sulle crescenti difficoltà degli anziani di fronte al “relativismo dilagante” che ha indebolito i valori fondamentali del nucleo famigliare. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Quando la vita diventa fragile, come negli anni della vecchiaia, non perde mai di valore e dignità: Benedetto XVI lo afferma con forza parlando alla Pontificia Accademia per la Vita, il 25 febbraio 2008. In una società complessa e influenzata dalle dinamiche della produttività, osserva il Papa in quell’occasione, le persone fragili rischiano “nei momenti di difficoltà economica” o di malattia “di essere travolte”. I primi a soffrire per questa condizione sono proprio gli anziani:
“Sempre più si trovano nelle grandi città persone anziane e sole, anche nei momenti di malattia grave e in prossimità della morte. In tali situazioni, le spinte eutanasiche diventano pressanti, soprattutto quando si insinui una visione utilitaristica nei confronti della persona”.
Per questo, è l’esortazione del Papa, serve uno sforzo sinergico affinché la società civile e la comunità di credenti facciano sì che tutti possano vivere dignitosamente e attraversare il momento della prova e della morte nella migliore condizione di fraternità e solidarietà. Sfida ancor più urgente, rileva parlando alla Plenaria del dicastero per la Famiglia, di fronte all’avanzare della cultura della morte “che insidia anche la stagione della terza età”:
“Oggi, l’evoluzione economica e sociale ha portato profonde trasformazioni nella vita delle famiglie. Gli anziani, tra cui molti nonni, si sono trovati in una sorta di 'zona di parcheggio': alcuni si accorgono di essere un peso in famiglia e preferiscono vivere soli o in case di riposo, con tutte le conseguenze che queste scelte comportano”. (5 aprile 2008)
Ma non bisogna scoraggiarsi. Benedetto XVI mette l’accento sul ruolo che i nonni, anziani per antonomasia, hanno sempre svolto per tenere unite le famiglie. I nonni, afferma il Papa il 26 luglio di quest’anno parlando dei Santi Gioacchino e Anna, genitori della Madonna, “sono i depositari e spesso i testimoni dei valori fondamentali della vita”. Un patrimonio prezioso che gli anziani donano alle famiglie con amore e generosità:
“Il compito educativo dei nonni è sempre molto importante, e ancora di più lo diventa quando, per diverse ragioni, i genitori non sono in grado di assicurare un’adeguata presenza accanto ai figli, nell’età della crescita”.
I nonni, con la loro “robustezza di valori e progetti”, è il richiamo del Papa, “sono un tesoro che non possiamo strappare alle nuove generazioni”. E incoraggia a ripartire dai nonni, dagli anziani, per rispondere alla crisi della famiglia:
“Ritornino i nonni ad essere presenza viva nella famiglia, nella Chiesa e nella società. Per quanto riguarda la famiglia, i nonni continuino ad essere testimoni di unità, di valori fondati sulla fedeltà ad un unico amore che genera la fede e la gioia di vivere” (Discorso del 5 aprile 2008 alla Plenaria del Pontificio Consiglio per la Famiglia)
Gli anziani troppo spesso dimenticati, nella povertà e nella solitudine. In italia sono circa 11 milioni e 200 mila le persone le persone che hanno compiuto 65 anni, tra queste oltre 5 milioni hanno più di 74 anni e il 30 per cento abita da solo. Ma come vivono oggi gli anziani? Roberta Gisotti ha intervistato Claudio Regazzoni, presidente dell’Auser-risorsAnziani della Liguria, associazione di volontariato con oltre 1400 sedi sparse sul territorio nazionale, impegnata a promuovere il ruolo degli anziani nella società.
D. - Dottor Regazzoni, efficienza e velocità appaiono i valori fondanti delle società odierne, dove tutto viene anche monetizzato. Allora come vivere al meglio la terza età?
R. – Innanzitutto, sarebbe necessario costruire un’idea di solidarietà più complessa, e rispetto a questo considerare anche nuovi diritti, perché le persone anziane che invecchiano oggi sono tantissime. E questo è bello, perché la popolazione anziana diventa sempre più numerosa, ma a fronte di questi numeri che aumentano ci sono troppe persone a cui non viene data voce e che entrano in percorsi di solitudine. Penso però che ci siano le condizioni perché questo processo di invecchiamento nella nostra società possa riaprire un discorso intergenerazionale e interculturale per ridare dignità agli anziani. Io credo che le parole importanti che ha pronunciato il Papa abbiano questo significato, e cioè che le persone che invecchiano sono da rispettare in quanto persone, in quanto cittadini, e per questo, sino all’ultimo giorno della loro vita, non debbono essere lasciate sole. E. all’interno di questo percorso, la loro dignità possa essere un bene non solo per loro stesse, ma anche un bene per la società. Perché avere dignità vuol dire sentirsi persone protagoniste del proprio futuro e se sono protagoniste, le persone che invecchiano possono dare un contributo alle altre persone. Già fanno tanto gli anziani! Non dobbiamo dimenticarli, perché se li dimentichiamo vuol dire che neghiamo la nostra esistenza.
D. - L’organizzazione mondiale della sanità, ha stigmatizzato la “mancanza di opportunità” per gli anziani spesso sofferenti di malesseri che dipendono dal loro stato sociale, dal sentirsi esclusi, inutili. Si parla anche di sindrome da “cuore spezzato”. Chi è responsabile di questo stato di cose la famiglia, i figli, i nipoti o gli stessi anziani che si isolano?
R. – Io credo che ci sia un complesso di responsabilità. Innanzitutto, come noi viviamo questa modernità - come lei diceva all'inzio - rincorrendo il tempo e non invece valorizzandolo. Se si rincorre il tempo, il tempo degli anziani viene svalorizzato. Ci sono forse anche delle responsabilità di una parte di anziani di non mettersi in gioco, ma il vero punto è offrire loro occasioni e opportunità. Sicuramente ci vorrebbero per gli anziani malati più posti letto, più assistenza domiciliare, ci vorrebbero tante cose, ma ci vorrebbe anche l’offerta di opportunità per quelli che stanno ancora bene, che potrebbero far sì che il loro tempo non sia tempo vuoto. E allora bisogna offrire loro occasioni di tempo libero, di turismo sociale, occasioni di socializzazione, offrire l’opportunità di sentirsi utili in un percorso di volontariato sociale. Ecco, io credo che ci sia una ricchezza di un mondo, che sono gli 11 milioni di persone anziane che lei citava, che in qualche modo bisogna valorizzare. Valorizzare vuol dire anche ridiscutere così come è organizzata questa nostra società.
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8 commenti:
"Anziani testimoni di valori intramontabili???"
Sarà, ma a me molti anziani, ex sessantottini o giù di lì sembrano testimoni del nulla che poi hanno trasmesso ai figli!!!
Non escluderei che oggi questi si trovino a pagare il fio di trascuratezza nell'educazione, certo dovuta anche alla società e alle istituzioni deputate all'uopo!
Beh per tanti anziani sessantottini come dici tu che hanno trasmesso il nulla ai propri figli, ce ne sono tantissimi altri che hanno trasmesso valori fondamentali che nella società di oggi vengono sistematicamente bistrattati; per cui, caro anonimo, ti inviterei a non generalizzare. Non sò se parli per esperienza personale ma, di errori nella vita se ne fanno tanti e talvolta anche gravi ma, personalmente credo che nessuno debba essere lasciato solo anche se ha sbagliato soprattutto, se anziano. La verità è che oggi, nessuno si vuole occupare dei più deboli anziani o giovani che siano perchè la propria libertà viene prima di tutto.
Cara euge, tu, tra le altre cose, dici: "La verità è che oggi, nessuno si vuole occupare dei più deboli anziani o giovani che siano perchè la propria libertà viene prima di tutto".
Io ti dico di considerare anche che, a parte le dovute eccezioni e i casi di problematiche particolari, gli attuali anziani sono in buon numero facenti parte di quella società che ha scelto non solo per necessità, ma soprattutto per comodità, per paura, per amore di libertà e per scansare la troppa fatica, il figlio unico o quasi, il divorzio, l'aborto...
Adesso questo figlio unico o quasi dovrebbe "sacrificarsi" a star dietro ad assistere per buona parte della sua vita a genitori vecchi (che hanno una speranza di vita lunghissima) con tutto ciò che comporta!!!
Il mio è un discorso crudele, ma realistico: questa generazione di vecchi (parlo a livello di generazione, non di singoli) vorrebbe dai giovani ciò che ha scansato per sè: il sacrificio!!!
E, poi, questo peso spesso ricade sul singolo figlio e non più su una schiera di fratelli, come invece avveniva nel precedente modello di società.
Caro anonimo allora che facciamo???? Decidiamo di eliminarli???? Così si togli l'impiccio?
Non credo che questo sia avere rispetto per l'essere umano. Ma, già l'essere umano in fin dei conti cos'è? Qualcosa che serve finchè è giovane, aitante ed in buona salute; poi invecchia, ha bisogno di assistenza e quindi da fastidio. Non hai fatto altro, che confermare la visione egoistica e purtoppo molto realistica di una società che non sopporta il debole che ha bisogno dell'altrui attenzione.
La verità è che nussuno accetta più di sacrificarsi per l'altro; è più facile eliminare.
Scusate, ma secondo me, la colpa non è degli anziani attuali che magari avranno anche le colpe che dice anonimo ma, anche delle istituzioni che si guardano bene, dall'aiutare nell'assistere gli anziani. Comunque, colpe oppure no, non li si può ignorare e soprattutto, non si può vedere sempre chi ha bisogno di noi come una palla al piede; sì perchè anziani lo diventeremo tutti e credo che anche ad anonimo non piacerà sentirsi abbandonato oppure rifiutato. Certo, si può sempre scegliere la soluzione estrema tanto da qui alla nostra vecchiaia sicuramente ci arriveremo.
Già........... via anziani, portatori di handicap etc. etc.
Selezione della razza?
No cari amici, non sto proponendo di eliminare i vecchi, però rifletto, io stessa che sono vicina ai sessantacinque anni, e mi chiedo come un figlio debba rinunciare a quella libertà e a quella visione edonistica della vita che la mia generazione ha decantato, lasciato imperversare e ha permesso che dominasse nella società; magari non sono colpe personali, ma generazionali, sociali, magari dovute al progetto di qualche massoneria o soltanto alla superficialità e all'ignavia dei singoli: sto semplicemente costatando un dato di fatto.
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