sabato 7 novembre 2009

Un libro documentario sui viaggi di Benedetto XVI. Quando il primate d'Italia visita il suo Paese (Gianni Letta)


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Un libro documentario sui viaggi di Benedetto XVI

Quando il primate d'Italia visita il suo Paese

Alla vigilia della ventesima visita pastorale italiana, che Benedetto XVI compirà domenica 8 novembre a Brescia e Concesio, la Libreria editrice vaticana e l'Ambasciata d'Italia presso la Santa Sede pubblicano un volume documentario sui viaggi papali in Italia. Con l'intento di "rendere testimonianza - scrive l'ambasciatore Antonio Zanardi Landi - a una visione condivisa dell'idea di laicità, maturata e sempre più consolidatasi negli anni, basata sulla consapevolezza, comune allo Stato italiano e alla Chiesa, della continuità tra gli autentici valori umani e quelli cristiani. È una visione che, per la convergenza di sforzi tra politico e religioso che da essa scaturisce, tanto armoniosa quanto efficace, può sicuramente essere presa a modello". Del libro, curato da Pierluca Azzaro (I viaggi di Benedetto XVI in Italia, pagine 182, euro 38), pubblichiamo quasi integralmente la presentazione del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri italiano.

di Gianni Letta

Dall'elezione al Soglio Pontificio, nell'aprile del 2005, ad oggi, Sua Santità Benedetto XVI si è recato, in occasione di sedici Visite Pastorali, in oltre venti città e paesi della penisola, incontrando molti milioni di italiani e ricevendone una testimonianza di venerazione e di affetto del tutto particolare.
La presenza del Papa in tanti dei luoghi più significativi per la storia della Chiesa e per il rapporto tra la Chiesa e la gente del nostro Paese ha evidenziato e valorizzato il fatto che il Pontefice, oltre che Guida della Chiesa Universale e Vescovo di Roma, è anche Primate d'Italia. Il legame del Papato con la città di Roma, sin dai primi successori di Pietro, è stato ed è un elemento importantissimo, caratterizzante e solenne, ma anche quello con l'Italia tutta è significativo e per noi motivo di fierezza ed orgoglio.
Il profondo attaccamento che lo stesso Pontefice nutre per il nostro Paese emerge d'altra parte chiaramente nel discorso pronunciato da Sua Santità Benedetto XVI in occasione della Sua visita al Quirinale il 4 ottobre 2008. "Oggi si può affermare con soddisfazione che nella città di Roma convivono pacificamente e collaborano fruttuosamente lo Stato Italiano e la Sede Apostolica, (...) il Quirinale e il Vaticano non sono colli che si ignorano o si fronteggiano astiosamente; sono piuttosto luoghi che simboleggiano il vicendevole rispetto della sovranità dello Stato e della Chiesa, pronti a cooperare insieme per promuovere e servire il bene integrale della persona umana e il pacifico svolgimento della convivenza sociale". L'assoluta eccezionalità del livello del rapporto con l'Italia e della collaborazione tra Chiesa e Stato è sottolineata inoltre dallo stesso Pontefice che indica il modello italiano come esempio da seguire anche dagli altri Stati. Quella italiana - afferma Benedetto XVI - "è una positiva realtà verificabile quasi quotidianamente a diversi livelli, e alla quale anche altri Stati possono guardare per trarne utili insegnamenti".
L'Italia vive una situazione del tutto eccezionale, da cui sta imparando progressivamente a trarre la massima "utilità": siamo un Paese laico al cui interno pulsa la Città del Vaticano, il più piccolo degli Stati che detiene, al contempo, la più universale delle vocazioni. La Santa Sede riconosce la radicata laicità della Repubblica Italiana, ma non si sottrae - e ciò ci conforta - ad un importantissimo ruolo di formazione delle coscienze di noi italiani. Esemplari le parole più volte espresse in proposito da Benedetto XVI. "La Chiesa che non è e non intende essere un agente politico (...) ha un interesse profondo per il bene della Comunità. (...) Il compito immediato di agire in ambito politico per costruire un giusto ordine nella società non è dunque della Chiesa come tale, ma dei fedeli laici che operano come cittadini sotto propria responsabilità: si tratta di un compito della più grande importanza, al quale i cristiani laici italiani sono chiamati a dedicarsi con generosità e coraggio".
Non si può in effetti non riconoscere la dimensione sociale e pubblica del fatto religioso ed il suo grande ed importante apporto al consolidamento di quei valori che, per il bene di tutti, credenti e non credenti, devono orientare la nostra società e sorreggere l'intera impalcatura istituzionale.
Da questi brevi cenni al ruolo della Chiesa nella società italiana emerge con chiarezza che, nel pieno rispetto della loro reciproca autonomia - più volte ribadita da Benedetto XVI nelle sue omelie e nelle sue Encicliche - la collaborazione tra Stato e Chiesa, specie in un Paese come l'Italia, può condurre al raggiungimento di traguardi importanti nell'"edificazione di una società fondata sulla verità e la libertà, sul rispetto della vita e della dignità umana, sulla giustizia e sulla solidarietà sociale".
Le visite del Papa in Italia, che in molti casi ho avuto il privilegio di seguire, ci hanno consentito di tastare con mano questa profonda e feconda osmosi tra Chiesa e Stato e di vedere tante città e luoghi storici in una luce completamente diversa da quella a cui eravamo abituati. Abbiamo visto città ripulite ed abbellite con cura e con amore, abbiamo visto lavori importanti portati a termine in tempi record per offrire al Santo Padre l'aspetto migliore dei quartieri che visitava. Abbiamo soprattutto visto gente contenta e festosa, giovani e non più giovani, uniti dall'attesa e colpiti nel singolarissimo privilegio degli Italiani di poter vedere da vicino ed ascoltare il Successore di Pietro con una frequenza ed una familiarità d'atmosfera davvero unica al mondo.

(©L'Osservatore Romano - 7 novembre 2009)

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