sabato 17 gennaio 2009

«Il dialogo con l’ebraismo è nel cuore di Benedetto XVI» (Muolo)


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«Il dialogo con l’ebraismo è nel cuore di Benedetto XVI»

DA ROMA

MIMMO MUOLO

Per Benedetto XVI il dialogo con l’ebraismo « è e rimarrà un’istanza del cuore» .
Con il proprio impegno, dunque, il Papa ha recato a questo dialogo « un contributo irrinunciabile » . E nonostante gli elementi di polemica (preghiera Pro Judaeis del Venerdì Santo, giudizio sulla figura e l’operato di Pio XII) « vengano eccessivamente alimentati da alcuni » , non sarà tanto facile scuoterlo, perché è un dialogo che « si basa su un saldo fondamento» .
È quanto ha scritto nel numero oggi in edicola de L’Osservatore Romano il segretario della Commissione per i rapporti religiosi con l’ebraismo, Norbert Hofman, facendo il punto delle relazioni in occasione della speciale Giornata cattolico- ebraica che da qualche anno si celebra il 17 gennaio in Italia, Polonia, Austria e Paesi Bassi.
Quest’anno, in realtà, a causa delle controversie suscitate dalla riformulazione della preghiera del Venerdì Santo per gli ebrei ( la versione del Messale del 1962), l’Assemblea rabbinica italiana ha deciso di non partecipare a questa Giornata. E l’autore dell’articolo, nell’esprimere il proprio « dispiacere » per la circostanza, ricorda tuttavia che « non si tratta di un abbandono del dialogo » , quanto di « una pausa di riflessione » . Ma non manca di sottolineare che alcuni accenti della polemica sono stati eccessivi. Soprattutto nei confronti del Papa . Il pensiero va ad esempio all’ultimo episodio in ordine di tempo ( anche se Hofman non vi fa direttamente accenno): l’accusa rivolta qualche giorno fa a Benedetto XVI da parte del rabbino capo di Venezia, Elia Enrico Richetti, di aver riportato indietro di 50 anni le lancette dei rapporti tra gli ebrei e la Chiesa cattolica. Dati alla mano, il segretario della Commissione per i rapporti religiosi con l’ebraismo ricorda invece quanto papa Ratzinger si sia adoperato, in poco più di tre anni di pontificato per far progredire questi rapporti. A parte la duplice visita in sinagoga ( a Colonia nel 2005e a New York lo scorso anno), già di per sé estremamente significativa, basterebbe ripercorrere l’agenda papale del 2008 per convincersene. Cosa che in effetti Hofman fa con precisione e pacatezza, ricordando i diversi momenti di contatto e di amichevole incontro. Il Pontefice, scrive, « si è dedicato in modo particolare al dialogo con l’ebraismo » , che egli « considera fondato, dal punto di vista teologico, sui capitoli 9- 11 della lettera dell’apostolo Paolo ai Romani e come una riconciliazione dopo una storia lunga, difficile e complessa» .
Si inquadrano in tale ottica l’incontro di Washington del 17 aprile 2008, con la riaffermazione dell’impegno a proseguire quel dialogo « che nei trascorsi 40 anni ha cambiato in modo fondamentale e migliorato i nostri rapporti » ; la stessa visita alla Park East Synagogue di New York del giorno dopo; gli incontri con le comunità di Sydney ( 19 luglio) e della Francia ( Parigi, 12 settembre), con la decisa condanna, in quest’ultima occasione, di ogni forma di antisemitismo. L’elenco continua con le udienze del 18 settembre a una delegazione dell’organizzazione ebraica Pave- the- way Foundation, che in occasione del 50° della morte aveva organizzato un simposio sull’aiuto dato da Pio XII agli ebrei durante la II Guerra mondiale; e del 30 ottobre a una rappresentanza dell’International Jewish Committee on Interreligious Consultation, che è dal 1970 l’interlocutore ufficiale della Commissione per i rapporti religiosi con l’ebraismo. Senza contare, poi, quello che Hofman definisce un vero e proprio « evento storico » . « Per la prima volta, nella storia dei Sinodi episcopali dal Concilio Vaticano II un rabbino ha avuto l’occasione di rivolgersi a tale assemblea, in presenza del Papa » .
È accaduto il 6 ottobre quando il rabbino capo di Haifa, Shear Yashuv Cohen, è stato invitato a parlare del significato delle Sacre Scritture per la vita religiosa ebraica. Infine il dettagliato articolo pubblicato da L’Osservatore Romano ricorda che il 9 novembre, in occasione del 70° anniversario della « Notte dei cristalli » , il Papa vi ha fatto esplicito riferimento: « Ancora oggi provo dolore per quanto accadde in quella tragica circostanza – disse all’Angelus – la cui memoria deve servire a far sì che simili orrori non si ripetano mai più e che ci si impegni, a tutti i livelli, contro ogni forma di antisemitismo e di discriminazione, educando soprattutto le giovani generazioni al rispetto e all’accoglienza reciproca » . In sostanza, prosegue l’autore dell’articolo, « se si considera tutto ciò che il Papa ha fatto negli anni scorsi per i rapporti con l’ebraismo, si può a ragione affermare che per lui il dialogo con l’ebraismo è e rimarrà un’istanza del cuore. Sebbene le suddette divergenze del dialogo – prosegue Hofman – a causa della nuova preghiera per gli ebrei nella liturgia del Venerdì Santo e della polemica sulla figura di Pio XII vengano eccessivamente alimentate da alcuni, si può affermare che il dialogo ebraico- cristiano si basa su un saldo fondamento, che non si può scuotere tanto facilmente. Nel frattempo si è imparato a discutere di elementi controversi con amicizia e fiducia reciproca, e a questo, Papa Benedetto XVI, con il proprio impegno, ha recato un contributo irrinunciabile » .
L’intervento pubblicato dal quotidiano diretto da Giovanni Maria Vian appare dunque come una nuova mano tesa.
«Anche se nell’opinione pubblica ha spesso dominato la polemica, bisogna chiarire che dietro le quinte non si è mai pensato di porre fine al dialogo. Al contrario si è intensificata la collaborazione per superare questo equivoco, forse avvicinando ebrei e cattolici » . In altri termini « durante questo periodo è stato dimostrato che si possono trattare anche i temi più controversi con calma e reciproca stima, in un’atmosfera di collaborazione amichevole » .

© Copyright Avvenire, 17 gennaio 2009

Le offese a Benedetto XVI erano fino ad ieri incompresibili.
Dopo l'editoriale Giorgio Israel su "Il Foglio" ho le idee molto piu' chiare e sono convinta che il professore abbia colto nel segno, tanto e' vero che oggi nessuno sente la necessita' di commentare cio' che ha scritto :-))
Le polemiche non provengono da tutto il mondo ebraico, come ci ha autorevolmente spiegato Padre Jaeger, ma da una parte di esso, in particolare da alcuni esponenti italiani.
Non facciamo, quindi, di tutta l'erba un fascio.
Il dialogo fra Cattolici ed Ebrei va avanti su impulso di Benedetto XVI che, da cardinale e da Papa, ha condotto la "svolta".
Non dimentichiamo che il punto piu' alto dell'incontro fra le due fedi e' costituito dal documento "Il popolo ebraico e le sue Sacre Scritture nella Bibbia cristiana" scritto da Joseph Ratzinger.
Le divergenze all'interno della Chiesa Cattolica (ce ne ha parlato anche il Prof Israel) e del mondo ebraico non impediranno agli uomini di buona volonta' di portare avanti un dialogo che negli ultimi quattro anni si e' rafforzato.
Dispiace che il Papa sia stato offeso, dispiacciono ancora di piu' le reazioni "tiepide" della gerarchia cattolica, dispiace che non si sia ancora messo ben in chiaro che nessuno dei predecessori di Benedetto XVI modifico' la preghiera "pro Judaeis", ma e' tempo di guardare avanti superando giochetti e sgambetti di alcuni
.
R.

5 commenti:

mariateresa ha detto...

cara , buona giornata.
Ti segnalo, sempre sul Foglio, un articolo di Andrea Monda che ha parlato con il rabbino Neusner. Molto bello.
E anche l'articolo di oggi di Enzo Bianchi mi ha fatto piacere, perchè mi è parso onesto. E' un po' lungo e mi riprometto di meditarlo con calma.
Insomma di persone ragionevoli ce ne sono.
Cerchiamo di combattere l'idrofobia che ci assale quando leggiamo tanta supponenza in giro.
Infine il commentino ironico di Maurizio Crippa sul Foglio, in risposta a Israel: caro israel, il cattolicesimo ambrosiano è come Babbo Natale. Non esiste.

Pesantina.

mariateresa ha detto...

anche Paolo Rodari sul suo blog ha un'intervista a Neusner. Laus Deo.

euge ha detto...

Cara Raffaella, prendendo spunto dalla tua introduzione, che fa un quadro preciso alla situazione, dobbiamo rassegnarci sul fatto che gli sgambetti continueranno perchè certi alti prelati di una certa parte della chiesa, campano di quello per arrivare in alto molto in alto. Come, purtroppo, continueranno le amnesie interessate di taluni, che non riconosceranno mai apertamente, che la svolta decisiva al dialogo con gli ebrei l'ha data l'allora Card. Ratzinger e la sta continuando efficacemente nonostante tutto, Benedetto XVI. Mi auguro, e spero, che coloro che anche nel fronte ebraico sono coscienti di questo apporto efficace dato dal Papa, facciano sentire più alta la loro voce e che prevalgano sull'alleanza assurda ed inconcepibile, che si è creata, tra una parte della chiesa, ( sempre la stessa), ed una parte ebraica, che evidentemente non vuole il dialogo ma, soltanto una sottomissione della Chiesa cattolica che non si può accettare.

Anonimo ha detto...

Cara Raffaella,
ti segnalo un articolo di Enzo Bianchi su La Stampa di oggi...
Come sempre, molto puntuale e preciso!!!
Ciao

http://www.monasterodibose.it/index2.php?option=com_content&task=view&id=2780&pop=1&page=0&Itemid=26

Raffaella ha detto...

Grazie :-))
Provvedo alla segnalazione.
R.