giovedì 8 gennaio 2009

Il Papa cita Dante, Galileo e persino la Befana (Pinna)


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Elisa Pinna

CITTÀ DEL VATICANO

Cita Dante, Galileo e persino la Befana. Benedetto XVI, di fronte a una piazza San Pietro gremita di turisti, fedeli, figuranti in costume, Magi e cavalli, si adegua al clima di festa e, pur senza inchinarsi alla tradizione paganeggiante della vecchia signora che vola sul manico di una scopa per portare regali, ne accetta la popolarità.
«Befana deriva da “Epifania” e dunque auguri in questa festa a tutti i bambini di Roma! E anche ai grandi, perché conservino lo spirito dell’infanzia», dichiara il papa-teologo dopo la preghiera dell’Angelus davanti a migliaia di persone, giunte dopo la tradizionale sfilata per via della Conciliazione. Per la Chiesa cattolica oggi è appunto la festività liturgica dell’epifania, ovvero la «rivelazione» della nascita di Gesù, il Messia, il Cristo, il Salvatore dell’umanità.
Una data importante e, nella messa cantata in San Pietro, cerimonia durata quasi due ore dalle 10 alle 12, Benedetto XVI ne approfitta per lanciare un nuovo appello su un tema a lui particolarmente caro: quello della necessità di tutelare il creato contro un inquinamento che rischia di mettere a repentaglio il presente e il futuro del pianeta. «Il nostro sforzo di liberare la vita umana e il mondo dagli avvelenamenti e dagli inquinamenti che potrebbero distruggere il presente e il futuro - spiega il Papa - conserva il suo senso anche se apparentemente non abbiamo successo o sembriamo impotenti di fronte al sopravvento di forze ostili». Per Ratzinger , è la grande «speranza cristiana poggiante sulle promesse di Dio che, nei momenti buoni come in quelli cattivi, ci dà coraggio e orienta il nostro agire». Una speranza - sottolinea- che deve aiutare anche davanti alla «grave crisi sociale ed economica che travaglia l’umanità, davanti all’odio e alla violenza distruttrice che non cessano di insanguinare molte regioni della Terra, dinanzi all’egoismo e alla pretesa dell’uomo di ergersi come dio di se stesso, che conduce talora a pericolosi stravolgimenti del disegno divino circa la vita e la dignità dell’essere umano, circa la famiglia e l’armonia dell’universo».
L’epifania di Gesù, con la stella - citata nel Vangelo di Matteo - che ha guidato i Magi, astronomi dell’Oriente pagano, fino alla grotta di Betlemme, offre al Papa l’opportunità di tornare a parlare anche del rapporto tra fede e scienza. Benedetto XVI riafferma, contro le letture della fisica moderna, che «le stelle, i pianeti, l’universo intero non sono governati da una forza cieca e non obbediscono alle dinamiche della sola materia».
A conforto di ciò, Ratzinger cita anche Galileo, osservando come il grande scienziato pisano ritenesse che il Cosmo fosse opera di un Autore.
Nel suo discorso sull’universo, il Papa si avvale anche di Dante. «É l’amore divino, incarnato in Cristo, la legge fondamentale e universale del creato. Ciò va inteso in senso non poetico, ma reale. Così lo intendeva del resto lo stesso Dante, quando - ha rimarcato Ratzinger - nel verso sublime che conclude il Paradiso e l’intera Divina Commedia, definisce Dio “l’amor che move il sole e l’altre stelle”».

© Copyright Il Cittadino, 7 gennaio 2009

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