giovedì 8 gennaio 2009
Il Papa: "La pace è lontana ma non bisogna scoraggiarsi! Oggi più di ieri è in gioco il destino stesso del nostro pianeta" (Radio Vaticana)
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Il Papa al Corpo Diplomatico: "la pace è lontana ma non bisogna scoraggiarsi! Oggi più di ieri è in gioco il destino stesso del nostro pianeta"
Tradizionale incontro oggi in Vaticano tra il Papa e il Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede per gli auguri d’inizio anno. Benedetto XVI ha passato in rassegna i principali avvenimenti internazionali alla luce del mistero di speranza del Natale, chiedendo per tutti a Dio “il dono di un anno che sia fecondo di giustizia, di serenità e di pace”. Il servizio di Sergio Centofanti.
Il primo pensiero del Papa è andato “innanzitutto a quanti hanno sofferto a causa di gravi catastrofi naturali, in particolare in Vietnam, in Birmania, in Cina e nelle Filippine, in America Centrale e nei Caraibi, in Colombia e in Brasile, o a causa di sanguinosi conflitti nazionali o regionali o a causa di attentati terroristi che hanno seminato la morte e la distruzione in Paesi come l’Afghanistan, l’India, il Pakistan e l’Algeria. Nonostante tanti sforzi – ha detto - la pace così desiderata è ancora lontana! Di fronte a ciò, non dobbiamo scoraggiarci … ma raddoppiare i nostri sforzi per promuovere la sicurezza e lo sviluppo”. In questo senso ha ricordato che “la Santa Sede ha voluto essere tra i primi a firmare e ratificare la ‘Convenzione sulle munizioni a grappolo’, un documento che ha l'obiettivo di rafforzare il diritto umanitario internazionale”. Il Papa guarda “con preoccupazione” ai “sintomi di una crisi che emergono nel settore del disarmo e della non proliferazione nucleare” rilevando che “la spesa militare sottrae enormi risorse umane e materiali per i progetti di sviluppo” minando i processi di pace.
La sua attenzione si rivolge verso “i troppo numerosi poveri del nostro pianeta”: “per costruire la pace – afferma - occorre ridare speranza ai poveri” e alle tante persone e famiglie colpite dall’attuale crisi economica, mentre la crisi alimentare e il surriscaldamento climatico rendono per molti “ancora più arduo l'accesso al cibo e all’acqua”. E’ urgente – sottolinea – “adottare una strategia efficace per combattere la fame e facilitare lo sviluppo agricolo locale, soprattutto perché la percentuale di persone povere nei Paesi ricchi aumenta”. Apprezza quindi gli esiti della recente Conferenza di Doha sul finanziamento dello sviluppo. Per Benedetto XVI “è necessario costruire una nuova fiducia” che renda sana l'economia e questo sarà possibile solo rispettando la “dignità innata della persona umana”. E’ un obiettivo “impegnativo – afferma - ma non è un'utopia! Oggi più di ieri, il nostro futuro è in gioco, così come il destino stesso del nostro pianeta e dei suoi abitanti”. In particolare occorre “investire soprattutto nei giovani, educandoli a un ideale di vera fraternità” nella consapevolezza che c’è “un comune Padre di tutti gli uomini, il Dio Creatore”. E’ il messaggio che il Papa ha lanciato nei suoi viaggi internazionali dell’anno scorso a Sydney per la Giornata Mondiale della Gioventù, negli Stati Uniti e all’ONU, a Lourdes e in Francia. Qui il Pontefice ha ricordato che “una sana laicità della società non ignora la dimensione spirituale e i suoi valori, perché la religione … non è un ostacolo, ma piuttosto un solido fondamento per la costruzione di una società più giusta e più libera”.
Benedetto XVI ha denunciato poi “le discriminazioni e i gravissimi attacchi di cui sono stati vittime, l’anno scorso, migliaia di cristiani”, abusi che “affondano le loro radici” nella povertà morale. “Il cristianesimo – ribadisce - è una religione di libertà e di pace ed è al servizio del vero bene dell’umanità”. Ha espresso il suo “paterno affetto” ai cristiani vittime della violenza, specialmente in Iraq e in India, lanciando un accorato appello alle autorità a “mettere fine all’intolleranza e alle vessazioni” e a “far sì che siano riparati i danni provocati, in particolare ai luoghi di culto e alle proprietà”. Ha inoltre auspicato “che nel mondo occidentale non si coltivino pregiudizi o ostilità contro i cristiani, semplicemente perché, su certe questioni, la loro voce dissente. Da parte loro – ha proseguito - i discepoli di Cristo, di fronte a tali prove, non si perdano d’animo: la testimonianza del Vangelo è sempre un ‘segno di contraddizione’ rispetto allo ‘spirito del mondo’! Se le tribolazioni sono penose, la costante presenza di Cristo è un potente conforto. Il suo Vangelo è un messaggio di salvezza per tutti ed è per questo che esso non può essere confinato nella sfera privata, ma va proclamato sui tetti, fino alle estremità della terra”.
Ancora una volta il Papa evoca la violenza in Medio Oriente e in Terra Santa “che provoca danni e immense sofferenze alle popolazioni civili” complicando ulteriormente “la ricerca di una via d’uscita dal conflitto tra Israeliani e Palestinesi, vivamente desiderata da molti di essi e dal mondo intero”. Ripete “che l’opzione militare non è una soluzione e che la violenza, da qualunque parte essa provenga e qualsiasi forma assuma, va condannata fermamente”. Auspica “che, con l’impegno determinante della comunità internazionale, la tregua nella striscia di Gaza sia rimessa in vigore … e che siano rilanciati i negoziati di pace” che dovranno essere condotti “nel rispetto delle aspirazioni e degli interessi legittimi di tutte le popolazioni coinvolte”. A questo proposito, riferendosi alle prossime scadenze elettorali, rimarca l'importanza che emergano "dirigenti capaci di far avanzare con determinazione questo processo". Per il Papa occorre dare anche “un sostegno convinto al dialogo tra Israele e la Siria e, per il Libano, appoggiare il consolidarsi in atto delle istituzioni, che sarà tanto più efficace quanto più si compirà in uno spirito di unità”. Agli iracheni rivolge “un incoraggiamento” a costruire il futuro “senza discriminazioni di razza, di etnia o di religione”. Per quanto riguarda l’Iran auspica “una soluzione negoziata alla controversia sul programma nucleare” in modo da “soddisfare le legittime esigenze del Paese e della comunità internazionale. Un simile risultato favorirebbe grandemente la distensione regionale e mondiale”.
Volgendo lo sguardo al grande continente asiatico guarda con fiducia “alla ripresa di nuovi negoziati di pace a Mindanao, nelle Filippine, e al nuovo corso che prendono le relazioni tra Pechino e Taipei”. Si augura “una soluzione definitiva” del conflitto in Sri Lanka, chiedendo attenzione per i bisogni umanitari delle popolazioni. Pensa quindi alle “comunità cristiane che vivono in Asia …spesso ridotte dal punto di vista numerico” ma desiderose di “offrire un contributo convinto ed efficace … al progresso dei loro Paesi, testimoniando il primato di Dio, che stabilisce una sana gerarchia di valori e dona una libertà più forte delle ingiustizie”. “La Chiesa – ribadisce - non domanda privilegi, ma l’applicazione del principio della libertà religiosa in tutta la sua estensione. In tale ottica, è importante che, in Asia centrale, le legislazioni sulle comunità religiose garantiscano il pieno esercizio di questo diritto fondamentale, nel rispetto delle norme internazionali”.
Passando all’Africa, dove quest’anno si recherà in visita, ha ricordato che la Santa Sede segue da vicino le vicende di questo continente: “una attenzione particolare dev’essere riservata all’infanzia”. Qui molti bambini vivono il dramma dei rifugiati in Somalia, Darfour e Repubblica democratica del Congo. “Si tratta di flussi migratori che riguardano milioni di persone che hanno bisogno di un aiuto umanitario e che sono soprattutto private dei loro diritti elementari e feriti nella loro dignità”. Il Papa auspica “che in Somalia la restaurazione dello Stato possa … progredire affinché cessino le interminabili sofferenze degli abitanti di tale Paese”. Ed esprime desiderio di soluzione delle crisi nello Zimbabwe e in Burundi.
Soffermandosi sull’America Latina sottolinea il desiderio di questi popoli di “vivere in pace, liberati dalla povertà e potendo liberamente esercitare i loro diritti fondamentali”. Parla in favore degli emigranti per la questione del ricongiungimento familiare, considerando “le legittime esigenze della sicurezza e quelle dell’inviolabile rispetto della persona”. Loda “l’impegno prioritario di certi governi per ristabilire la legalità e condurre una lotta senza compromessi contro il traffico di stupefacenti e la corruzione”. Si rallegra dell’ulteriore avvicinamento tra Argentina e Cile a trent’anni dalla mediazione pontificia sulle vertenze tra i due Paesi. Spera “che la recente firma dell’Accordo tra la Santa Sede e il Brasile faciliti il libero esercizio della missione evangelizzatrice della Chiesa e rafforzi ancor più la sua collaborazione con le istituzioni civili per lo sviluppo integrale della persona”. Compito dei Pastori della Chiesa – afferma - “è quello di illuminare le coscienze e di formare dei laici capaci di intervenire con coraggio nelle realtà temporali, mettendosi al servizio del bene comune”.
Il Papa saluta poi la comunità cristiana della Turchia - l'Anno Paolino mostra "lo stretto legame di questa terra con le origini del cristianesimo" - e auspica soluzioni eque e pacifiche alle crisi a Cipro, nel Caucaso, in particolare in Georgia - vengano onorati gli impegni sul cessate il fuoco - e la riconciliazione tra le popolazioni della Serbia e del Kosovo, che va perseguita "nel rispetto delle minoranze e senza dimenticare la difesa del prezioso patrimonio artistico e culturale cristiano, che costituisce una ricchezza per tutta l'umanità".
Infine il Papa volge il suo pensiero agli “esseri umani più poveri” che “sono i bambini non ancora nati” e poi agli altri poveri, “come i malati e le persone anziane abbandonate, le famiglie divise”. “La povertà – conclude il Pontefice - si combatte se l’umanità è resa più fraterna tramite valori ed ideali condivisi, fondati sulla dignità della persona, sulla libertà unita alla responsabilità, sul riconoscimento effettivo del posto di Dio nella vita dell’uomo”. Benedetto XVI invita tutti a guardare verso “Gesù, l’umile bambino deposto nella mangiatoia. Lui “ci indica che la solidarietà fraterna tra tutti gli uomini è la via maestra per combattere la povertà e costruire la pace”.
Ha rivolto l’indirizzo di omaggio al Santo Padre, per la prima volta in questa occasione, l’ambasciatore dell’Honduras Alejandro Emilio Valladares Lanza, succeduto come decano del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede all’ambasciatore Giovanni Galassi. Ricordiamo infine che la Santa Sede intrattiene attualmente relazioni diplomatiche con 177 Stati. Il 4 novembre scorso ha stretto rapporti con il Botswana. La Santa Sede ha relazioni diplomatiche anche con le Comunità Europee e il Sovrano Militare Ordine di Malta, e relazioni di natura speciale con la Federazione Russa e con l’OLP, l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina. La Santa Sede partecipa anche a differenti Organizzazioni e Organismi Intergovernativi Internazionali.
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