lunedì 22 giugno 2009
Benedetto XVI e Padre Pio: La strada di un santo (Zavattaro)
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BENEDETTO XVI E PADRE PIO - La strada di un santo
Guidare le anime e alleviare la sofferenza
Fabio Zavattaro
Sedici mosaici raffiguranti la vita di Gesù. Un soffitto ricoperto di foglie d’oro, ricavato dagli ex voto dei devoti di padre Pio. È la cripta della chiesa, opera di Renzo Piano, che accoglierà il corpo di san Pio da Pietrelcina.
Padre Marko Rupnik con una ventina di collaboratori, cattolici, greco-cattolici e ortodossi, di otto diverse nazioni, ha realizzato i mosaici che coprono non solo le pareti della cripta ma anche 36 nicchie della rampa di accesso: gli episodi realizzati – a sinistra la vita di san Francesco di Assisi, a destra quella di san Pio – rievocano i temi della chiamata, la rinuncia al male, i sacramenti, la lotta spirituale, la preghiera, l’ascesi, la morte dell’uomo vecchio, il primato della carità, la solitudine.
Temi che tornano, alcuni, nelle parole di Papa Benedetto che visita il Santuario, inaugura la cripta e celebra la messa davanti a cinquanta mila fedeli venuti da tutta Italia e da molti altri paesi europei, soprattutto dalla Polonia. Dopo 22 anni un Papa torna a San Giovanni Rotondo per rendere omaggio a padre Pio. Torna all’indomani dell’apertura dell’Anno sacerdotale per affidarlo proprio al santo di Pietrelcina e alla Madonna. Torna, Papa Benedetto, per indicare nel santo del sud un modello e un testimone della vita sacerdotale, con la sua semplicità, umiltà, e con il suo essere “afferrato da Cristo”. Così si ferma in preghiera nel luogo dove è esposto il corpo di san Pio, accende due lampade a ricordo della visita, e infine celebra nel grande piazzale che porta alla nuova chiesa, proprio in quella zona che i fedeli di Padre Pio affollavano per vederlo affacciarsi dalla finestra della sua cella, salutare con un fazzoletto bianco, e benedire: immagine che è rimasta negli occhi e nei cuori di uomini e donne, giovani e anziani. Anche di fra Paolo e fra Modestino, 90 anni il primo, qualcosa in più il secondo, che hanno potuto abbracciare il Papa nel Santuario di Santa Maria delle Grazie.
In questo luogo dove “tutto parla della vita e della santità di padre Pio da Pietrelcina” Papa Benedetto presiede la liturgia domenicale. Il tema della tempesta sedata, il brano del Vangelo letto, è occasione per soffermarsi sull’immagine del vento e del mare: “il mare nella Bibbia è considerato un elemento minaccioso, caotico, potenzialmente distruttivo, che solo Dio, il Creatore può dominare, governare e tacitare”. Ma c’è un’altra forza, ricorda Benedetto XVI, “una forza positiva, che muove il mondo, capace di trasformare e rinnovare le creature: la forza dell’amore del Cristo”. Non una forza cosmica, ma “divina, trascendente”. Così il gesto” solenne” di calmare il mare in tempesta, è “segno della signoria di Cristo sulle potenze negative e induce a pensare alla sua divinità”. Non a caso i discepoli si interrogano su chi fosse quest’uomo capace di farsi obbedire dal vento e dal mare. Lo loro fede non è ancora salda, ricorda il Papa; “è un misto di paura e di fiducia”, cui si contrappone “l’abbandono confidente di Gesù nel Padre”. È abbandono totale e puro per questo Gesù “dorme durante la tempesta, completamente sicuro nelle braccia di Dio”. Quando verrà la sua ora Gesù “proverà paura e angoscia”. Sentirà su di se il peso dei peccati dell’umanità, quasi onda in piena, l’ultimo assalto del male contro il Figlio di Dio. “In quell’ora, Gesù da una parte fu un tutt’uno con il Padre, pienamente abbandonato a lui: dall’altra, in quanto solidale con i peccatori, fu come separato e si sentì come abbandonato da lui”. Terribile tempesta “non cosmica, ma spirituale”.
Anche Padre Pio ha vissuto le tempeste, ha dovuto combattere con il demonio, ma è rimasto unito a Cristo che ha voluto farne “strumento eletto del potere perenne della sua Croce: potere di amore per le anime, di perdono e di riconciliazione, di paternità spirituale, di solidarietà fattiva con i sofferenti”.
Padre Pio, ricorda Benedetto XVI, “ha avuto sempre di mira la profondità del dramma umano, e per questo si è offerto e ha offerto le sue tante sofferenze, ed ha saputo spendersi per la cura e il sollievo dei malati”. Visitando nel pomeriggio la Casa Sollievo della Sofferenza, l’ospedale voluto da Padre Pio, il Papa dirà: “chi può eliminare il potere del male è solo Dio. La fede ci aiuta a penetrare il senso di tutto l’umano e quindi anche del soffrire”. Ogni volta che si entra in un luogo di cura “il pensiero va al mistero della malattia e del dolore, alla speranza della guarigione e al valore inestimabile della salute, di cui ci si rende conto spesso soltanto allorché essa viene a mancare”.
Guidare le anime e alleviare la sofferenza, così si può riassumere, con le parole di Paolo VI, la missione di san Pio. Egli “attirava sulla via della santità con la sua stessa testimonianza, indicando con l’esempio il binario che a essa conduce: la preghiera e la carità”. La sua prima preoccupazione, ricorda ancora il Papa, era “che le persone ritornassero a Dio, che potessero sperimentare la sua misericordia e, interiormente rinnovate, riscoprissero la bellezza e la gioia di essere cristiani”. Preghiera, amore e carità devono essere anche punti di riferimento, in un tempo in cui “i rischi dell’attivismo e della secolarizzazione sono sempre presenti”. Rivolgendosi a religiosi e laici, il Papa dice: molti di voi sono “talmente presi dalle mille incombenze richieste dal servizio ai pellegrini, oppure ai malati nell’ospedale, da correre il rischio di trascurare la cosa veramente necessaria: ascoltare Cristo per compiere la volontà di Dio”.
Ci sono altri due temi che la domenica di Papa Benedetto mette in evidenza, il primo è la difficile, drammatica situazione dei rifugiati. All’Angelus ricorda la giornata del rifugiato e dice: è doveroso accoglierli. Sono persone “che cercano rifugio in altri paesi fuggendo da situazioni di guerra, persecuzione e calamità”. Pone non poche difficoltà la loro accoglienza ma “è doverosa”; anche se l’auspicio del Papa è che “con l’impegno di tutti, si riesca il più possibile a rimuovere le cause di un fenomeno tanto triste”.
Il secondo, è La disoccupazione: un fenomeno, dice, che “interessa in maniera drammatica non pochi giovani e ragazze del Mezzogiorno d’Italia”. Ma dice loro, come già a Cassino: “non perdetevi d’animo”. Dice di aver presenti i problemi che assillano i giovani e che “rischiano di soffocare gli entusiasmi tipici della vostra giovinezza”.
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