mercoledì 24 giugno 2009

La crisi ispira l’enciclica (Valli)


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La crisi ispira l’enciclica

Aldo Maria Valli

Per il Vaticano sembrerebbe il momento meno opportuno per parlare di soldi. Nelle librerie spopola un libro, Vaticano Spa, che racconta, carte alla mano, come lo Ior, la banca vaticana, sia stata per anni al centro di losche manovre che l’hanno trasformata, fra l’altro, in una grande lavatrice di denaro sporco o quanto meno sospetto. Inoltre i conti della Santa Sede non godono di buona salute. Le spese crescenti, specie nel campo della sicurezza, e lo tsunami finanziario americano hanno intaccato sensibilmente il patrimonio.
Il bilancio 2008 si è chiuso con un disavanzo di nove milioni di euro, e anche le offerte dei fedeli hanno subito una contrazione, sia per la generale crisi economica sia a causa degli scandali che hanno visto protagonista la Chiesa negli Stati Uniti, il paese che insieme alla Germania contribuisce di più a rimpinguare le casse vaticane.
Eppure, a dispetto di questo contesto, Benedetto XVI ha deciso: il 29 giugno sarà diffusa la Caritas in veritate, la sua nuova enciclica, la terza, dedicata proprio ai temi dell’economia, della finanza, del denaro e del lavoro. L’ultima limatura è avvenuta a Castelgandolfo, dove il papa ha convocato i cardinali Schonborn, Ruini, Bagnasco e Scola per una lettura a più voci.
La Love in Truth, questo il titolo in inglese, esce dopo una gestazione complicata. Era già praticamente ultimata quando lo scoppio della crisi economica mondiale ha costretto il papa a rivederla per aggiornarla e renderla più incisiva. Dato che l’economia non è certamente la disciplina con la quale il teologo Ratzinger si trova più a suo agio, sono stati tanti i collaboratori chiamati in causa, e anche questa circostanza ha rallentato l’elaborazione del testo. Nei sacri palazzi, non da oggi, c’è chi nonostante tutto vede nel libero mercato e nella proprietà privata le uniche garanzie per la libertà di impresa e uno sviluppo compatibile con la dignità umana, ma c’è anche chi guarda con sospetto e preoccupazione al trionfo del liberismo e mette in guardia dai suoi esiti più nefasti.
Il papa ha dovuto fare opera di sintesi e di mediazione ma soprattutto ha chiesto ai collaboratori il coraggio di un ripensamento complessivo dei modelli economici dominanti, e di recente lo ha anche detto. Non semplicemente un capitalismo temperato, ma uno sviluppo che tenga conto delle esigenze di tutti, nella consapevolezza della forte interdipendenza che caratterizza il panorama economico- finanziario.
La parte più prettamente ratzingeriana è anche quella che regge l’intera riflessione.
Un’economia priva di fondamento morale è destinata al fallimento e si ritorce contro l’uomo.
Etimologicamente la parola economia contiene la nozione di casa, e l’attività economica va ripensata veramente considerando il mondo la casa di tutti, all’interno della quale ogni azione ha conseguenze per gli altri. Vale per l’economia ciò che vale per la scienza. Non tutto ciò che la tecnica consente di fare va per ciò stesso fatto.
Quando il papa parla di morale pensa alla legge cristiana ma prima ancora alla legge morale naturale, valida per ognuno, indipendentemente dalla fede religiosa. La lex naturalis, come Benedetto ha spiegato in altre occasioni, si riassume nell’imperativo generale di fare il bene ed evitare il male, e da questo scaturiscono gli altri principi fondamentali: il rispetto per ogni vita umana, l’amore per la libertà in quanto libertà condivisa (e che dunque deve fare i conti con le esigenze degli altri), l’amore per la giustizia, l’atteggiamento solidale verso l’altro, specie se svantaggiato, e il dovere di cercare sempre la verità sull’uomo.
La bozza dell’enciclica è rimasta a lungo nella borsa del papa ed ha viaggiato con lui anche in Terra Santa, segno di un coinvolgimento speciale. Benedetto XVI ha riletto più volte la Centesimus annus di Giovanni Paolo II, del 1991, e si è convinto della sua sostanziale modernità. Giorni fa, proprio parlando alla fondazione Centesimus annus pro pontifice, è stato lui stesso ad anticipare che la prossima enciclica sarà in linea con quella di Wojtyla.
Dunque nessuna condanna dell’economia di mercato, a patto che questa sia orientata al bene comune, e benedizione della libertà economica purché sia inquadrata «in un solido contesto giuridico», il che implica che la palla passa ai politici. Anche qui torna l’idea di interdipendenza e collaborazione. Economisti, giuristi, politici, filosofi e teologi sono chiamati tutti a collaborare per il bene dell’uomo nella ricerca della verità.
La libertà è con la vita il bene più grande di cui disponiamo. Le regole siano fatte per garantire i beni fondamentali. E la morale offra ai costruttori di regole il materiale migliore.

© Copyright Europa, 24 giugno 2009 consultabile online anche qui.

Ricordo a Valli ed a tutti che l'enciclica del Papa o, ancora meglio, lo stesso Benedetto XVI, NULLA HA A CHE VEDERE con il presunto scandalo dello Ior in quanto il libro citato si riferisce a fatti accaduti molto, ma molto, ma molto tempo prima della sua elezione.
Facciamo chiarezza!

R.

2 commenti:

euge ha detto...

Il solito Aldo Maria Valli!

euge ha detto...

La bozza dell’enciclica è rimasta a lungo nella borsa del papa ed ha viaggiato con lui anche in Terra Santa, segno di un coinvolgimento speciale. Benedetto XVI ha riletto più volte la Centesimus annus di Giovanni Paolo II, del 1991, e si è convinto della sua sostanziale modernità. Giorni fa, proprio parlando alla fondazione Centesimus annus pro pontifice, è stato lui stesso ad anticipare che la prossima enciclica sarà in linea con quella di Wojtyla.

Caro sig. Valli, l'enciclica di Benedetto XVI non sarà un copia ed incolla di quella di Giovanni Paolo II da lei citata; non vorrà mica darci a bere che Benedetto XVI non sapeva cosa scrivere vero????
Certo che4 ci vuole del coraggio per insinuare nella gente che legge un simile dubbio.

CHE SCHIFO! i SOLITI PARAGONI........ De Carli DOCET.