mercoledì 24 giugno 2009

La visita di Benedetto XVI a San Giovanni Rotondo: "Con il cuore di San Pio" (Gaeta)


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LA VISITA DI BENEDETTO XVI A SAN GIOVANNI ROTONDO

CON IL CUORE DI SAN PIO

Ha indicato il santo come modello di vita: «Trasformato dallo Spirito e orientato al servizio della salvezza». E ha ricordato i drammi dei rifugiati e dei disoccupati.

Saverio Gaeta

La visita a San Giovanni Rotondo, a soli due giorni dall’apertura dell’Anno sacerdotale per il 150° della morte di san Giovanni Maria Vianney (il curato d’Ars), è stata per Benedetto XVI l’opportunità di proporre la figura di padre Pio da Pietrelcina come modello di sacerdote, per il quale «la cura delle anime e la conversione dei peccatori furono un anelito che lo consumò fino alla morte».
Pochissimi i minuti trascorsi dal Papa dinanzi alle spoglie del "frate delle stimmate". Sufficienti però per mostrare, con il suo attento ed emozionato sguardo, l’intensità di un affetto che nei diversi discorsi della giornata ha più volte manifestato alle decine di migliaia di devoti che hanno affollato il piazzale e tutti gli spazi davanti alla nuova chiesa dedicata a san Pio e attorno al santuario di Santa Maria delle Grazie, nella cui cripta è esposto il santo.
La fotografia di padre Pio tracciata dal Papa è stata un’efficace sintesi: «Rimanendo unito a Gesù, ha avuto sempre di mira la profondità del dramma umano, e per questo si è offerto e ha offerto le sue tante sofferenze, e ha saputo spendersi per la cura e il sollievo dei malati, segno privilegiato della misericordia di Dio, del suo Regno che viene, anzi che è già nel mondo, della vittoria dell’amore e della vita sul peccato e sulla morte».
Il Papa non ha tralasciato di parlare della dimensione mistica e soprannaturale del cappuccino: «Come è stato per Gesù, la vera lotta, il combattimento radicale, padre Pio ha dovuto sostenerli non contro nemici terreni, bensì contro lo spirito del male. Le più grandi "tempeste" che lo minacciavano erano gli assalti del diavolo, dai quali egli si difese con "l’armatura di Dio", con "lo scudo della fede" e "la spada dello Spirito, che è la parola di Dio"».

Intima unione con il Crocifisso

Un simbolo ha incarnato queste parole: ciò che resta del cuore del santo, su cui papa Ratzinger ha posato le mani e ha tracciato una benedizione.
È stata la prima volta in cui la reliquia, che non mostra segni particolari della trafittura ricevuta da padre Pio il 5 agosto 1918, è stata mostrata in pubblico. Custodito in un artistico reliquiario realizzato dall’orafo Goudji, il cuore verrà per ora tenuto nel convento di Santa Maria delle Grazie ed esposto soltanto in occasioni particolarmente significative.
Parlando delle stimmate di padre Pio, Benedetto XVI ha voluto sottolineare che l’intima unione del santo con il Crocifisso-Risorto «non significa alienazione, perdita della personalità: Dio non annulla mai l’umano, ma lo trasforma con il suo Spirito e lo orienta al servizio del suo disegno di salvezza. Padre Pio conservò i propri doni naturali, e anche il proprio temperamento, ma offrì ogni cosa a Dio, che ha potuto servirsene per prolungare l’opera di Cristo: annunciare il Vangelo, rimettere i peccati e guarire i malati nel corpo e nello spirito».
Di questo è testimonianza la Casa Sollievo della Sofferenza, che da oltre mezzo secolo adempie al compito, indicato dallo stesso cappuccino, di essere "luogo di preghiera e di scienza dove il genere umano si ritrovi in Cristo crocifisso come un solo gregge con un solo pastore.
Nell’incontro con gli ammalati e con il personale, papa Ratzinger ha ricordato un pensiero della propria enciclica Spe salvi: «Certamente bisogna fare tutto il possibile per diminuire la sofferenza, ma eliminarla completamente dal mondo non sta nelle nostre possibilità semplicemente perché nessuno di noi è in grado di eliminare il potere del male, continuamente fonte di sofferenza».
Nella riflessione sui mali d’oggi, Benedetto XVI non si è sottratto a un accenno ai rifugiati, «che fuggono da situazioni di guerra, persecuzione e calamità e la cui accoglienza pone non poche difficoltà, ma è tuttavia doverosa» e alla disoccupazione, «che interessa in maniera drammatica non pochi giovani e ragazze del Mezzogiorno d’Italia».
Ma anche in questo caso ha voluto lanciare parole di fiducia: «Non perdetevi d’animo! Siate giovani dal cuore grande. La Chiesa non vi abbandona. Voi non abbandonate la Chiesa! C’è bisogno del vostro apporto per costruire comunità cristiane vive e società più giuste e aperte alla speranza».

Il dono dei suoi fedeli

L’ostensione delle spoglie di padre Pio proseguirà fino al 23 settembre. La decisione sul luogo in cui il corpo del santo riposerà non è ancora stata presa. Ma un indizio si trova fra i mosaici realizzati nella cripta della nuova chiesa dall’atelier del gesuita Marko Ivan Rupnik: 36 nicchie nelle quali sono rappresentate 54 scene della vita di san Francesco e di san Pio, duemila metri quadri con milioni di tessere in pietra e in oro (donate dai fedeli del cappuccino).
A suggello della benedizione ai mosaici che Benedetto XVI ha impartito al termine della giornata, una scritta commemorativa afferma che la nuova chiesa è «impreziosita dalla devozione dei fedeli con la bellezza dell’arte per custodire il corpo di san Pio».
In ogni caso, per il trasferimento occorreranno le opportune autorizzazioni e in particolare l’approvazione della Congregazione per le cause dei santi.

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