giovedì 22 ottobre 2009
Chiesa Anglicana. una «Comunione» globale ma divisa (Bernardelli)
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Una «Comunione» globale ma divisa
Dall’India all’Africa agli Stati Uniti: la Chiesa anglicana non è presente solo nelle isole britanniche. Una realtà dal respiro internazionale, dunque. Ma attraversata negli ultimi decenni da crescenti fratture tra «liberal» e tradizionalisti
DI GIORGIO BERNARDELLI
Una strada per chi – passando attraverso le tensioni che attraversano la Comunione anglicana – ha maturato il desiderio di tornare in comunione con Roma.
Senza però per questo volere creare ulteriori fratture. Per essere compreso in pieno va letto alla luce della situazione complessa che vive l’anglicanesimo il passo compiuto ieri dal Vaticano. Da almeno un paio di decenni – infatti – la questione dell’unità è un nodo scoperto all’interno di questa galassia di poco meno di ottanta milioni di fedeli sparsi in tutto il mondo.
Un mondo che è sbagliato identificare solo con Londra: un quarto degli anglicani infatti oggi vive in Nigeria, ma milioni di fedeli si trovano anche in Sudan, in Kenya, in Uganda, in India, oltre che in Gran Bretagna e negli Stati Uniti. E lo stesso primate di Canterbury – successore di Agostino, l’evangelizzatore dell’Inghilterra – non è il « capo » di questo gregge, ma il garante della comunione tra 44 Chiese regionali e locali, che ogni dieci anni danno vita alla Conferenza di Lambeth, gli « Stati generali » del mondo anglicano.
Il nodo del sacerdozio femminile
Già a partire dagli anni Ottanta – all’interno di questa galassia – era andata crescendo la contrapposizione tra la corrente liberal e i fautori della fedeltà alla tradizione. Una dialettica che in quegli anni aveva trovato il suo simbolo più visibile nel dibattito intorno al sacerdozio femminile, alla fine accolto dalla Comunione anglicana ( le prime ordinazioni di donne sacerdote risalgono al 1994).
Non a caso proprio al 1990 risale la nascita della Traditional Anglican Communion (Tac), il movimento che – pur non essendo espressamente citato nella Nota informativa della Congregazione per la dottrina della fede – è all’origine del documento, avendo chiesto ufficialmente con una lettera nell’ottobre 2007 di tornare in comunione con Roma, pur mantenendo la propria tradizione spirituale anglicana. Nata in ambito americano – dove essendo più forte la corrente liberal, più forte è anche il disagio dei tradizionalisti – la Tac conta oggi circa 400 mila fedeli, di cui però appena cinquemila negli Stati Uniti. Dal 1990 non riconosce più l’autorità del primate di Canterbury e ha un proprio primate, che dal 2002 è l’arcivescovo australiano John Hepworth. Anche la Traditional Anglican Communion è una federazione di sedici Chiese locali, presenti in tutti e cinque i continenti – tra i Paesi in cui è presente ci sono
Vescovi omosessuali e nozze gay
Va ricordato, però, che anche dopo lo scisma consumato da questo piccolo gruppo le tensioni interne alla Comunione anglicana non sono finite. Resta, infatti, ancora aperta la ferita apertasi nel 2004 con l’ordinazione negli Stati Uniti del vescovo Gene Robinson, della diocesi episcopaliana del New Hampshire, primo presule dichiaratamente omosessuale ad essere elevato all’episcopato. Una vicenda simbolo, accompagnata anche dalle ripetute richieste dei liberal per una liturgia che benedica le nozze tra persone dello stesso sesso. E tra le Chiese anglicane che si oppongono a questo tipo di iniziative ci sono in particolare quelle africane, che sono arrivate a minacciare lo scisma. Un’immagine emblematica di queste tensioni è stata l’ultima Conferenza di Lambeth, tenutasi nell’estate del 2008, che ha visto ben duecento vescovi su 850 non presentarsi all’appuntamento. Si capisce, allora, la scelta del Vaticano di diffondere – insieme alla Nota informativa – anche la lettera firmata insieme dal primate anglicano Rowan Williams e dall’arcivescovo cattolico Vincent Gerard Nichols. Roma non può rimanere indifferente di fronte a chi chiede di tornare in comunione col Papa. Ma – al tempo stesso – vuole confermare anche in questo momento che il cammino ecumenico e l’attenzione al mondo anglicano nel suo insieme non vengono meno.
© Copyright Avvenire, 21 ottobre 2009
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3 commenti:
OT
UN APPELLO-
dite a Gian Maria VIan,direttore dell'Osservatore Romano di ritirare la sua firma dal giornale PAGINE EBRAICHE fino a quando sullo stesso giornale scrive anche Ugo VOLLI e Angelo Pezzana-immagino sappiate chi siano e cosa è potuto uscire dalle loro bocche contro la Chiesa e contro il Papa.
è VERAMENTE UNA COSA INTOLLERABILE.
sasso
Chi sono questi due?
R.
forse una indicazione potrebbe trovarla qui
http://moked.it/blog/opinioni-%e2%80%93-%e2%80%9ce-la-difesa-di-israele-che-fa-la-differenza%e2%80%9d/
sasso
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