lunedì 12 ottobre 2009

Lefebvriani, Fellay: d'accordo con il Papa su ermeneutica della continuità (Izzo)


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Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo:

LEFEBVRIANI: FELLAY, D'ACCORDO COL PAPA SU CONTINUITA'

di Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 12 ott.

Da parte della Santa Sede ''la realta' della crisi e' ammessa, ma non i rimedi.
Noi diciamo, e lo si prova con i fatti, che la soluzione della crisi e' un ritorno al passato. Benedetto XVI dice la stessa cosa''.
Lo afferma il superiore generale della Fraternita' San Pio X, mons. Bernard Fellay, in un'intervista rilasciata a ''Roodepoort Sudafrica'' alla vigilia dell'inizio del dialogo che, nelle intenzioni di Papa Ratzinger, dovrebbe riportare i lefebvriani nella piena comunione della Chiesa Cattolica, dopo la revoca della scomunica decisa lo scorso gennaio.
''Benedetto XVI - riconosce mons. Fellay - sottolinea l'importanza di non tagliare con il passato, l'ermeneutica della continuita', ma intende mantenere le novita' del Concilio, considerando che non sono una rottura con il passato. Secondo lui sono nell'errore e nella rottura con il passato solo quelli che vanno oltre il Concilio''.
Secondo il superiore dei lefebvriani, ''questa e' una questione delle piu' delicate''. ''La Fraternita' San Pio X - ricorda il vescovo - seguendo il suo fondatore mons. Lefebvre, ha obiezioni serie sul Concilio Vaticano II. E ci auguriamo - aggiunge - che le discussioni permetteranno di dissipare gli errori o le gravi ambiguita' che da allora sono state diffuse a piene mani nella Chiesa Cattolica, come lo stesso Giovanni Paolo II ha riconosciuto''.
''Non ho idea - dice mons. Fellay - del tempo che prenderanno queste discussioni. Questo certamente dipendera' anche dalle aspettative di Roma. Esse possono prendere un tempo alquanto lungo. E questo, perche' i temi sono vasti. Le nostre principali obiezioni sul Concilio, come la liberta' religiosa, l'ecumenismo, la collegialita', sono ben noti.
Ma - elenca il capo dei lefebvriani - altre obiezioni potrebbero essere poste, come l'influenza della filosofia moderna, le novita' liturgiche, lo spirito del mondo e la sua influenza sul pensiero moderno che imperversa nella Chiesa''.
Secondo il presule tradizionalista, infatti, ''la crisi che colpisce la Chiesa tocca tutti gli aspetti della vita cristiana: uscire da questa situazione - prevede - richiedera' piu' di una generazione di impegni costanti nella giusta direzione. Forse un secolo''.
Quanto alle polemiche seguite alla revoca della scomunica ai presuli illecitamente consacrati da Lefebvre, causate delle dichiarazioni negazioniste di uno di loro, mons. Richard Williamson, che hanno provocato una sorta di cortocircuito, costringendo il Pontefice a scrivere una lettera di chiarimento ai vescovi di tutto il mondo, Fellay osserva che ''l'autorita' del Papa e' davvero stata scossa dal tumulto di inizio anno''. E questo, rileva, ''non puo' essere considerato come un fatto positivo se non per l'effetto opposto che cio' dovrebbe generare a Roma, e che permette di capire chi ama la Chiesa e lavora per la sua edificazione e chi no''.
In ogni caso per Fellay la revoca delle scomuniche e la riforma della Commissione Ecclesia Dei in vista dell'avvio dei colloqui volute da Benedetto XVI ''sono davvero decisioni sue proprie''. ''C'e' un modo vero - conclude il capo dei lefebvriani - per comprendere la collegialita': Paolo VI ha aggiunto una 'Nota praevia' per il documento sulla Chiesa, 'Lumen Gentium', in modo che la collegialita; fosse capita bene. Il problema e' che questa nota e' come dimenticata''.

© Copyright (AGI)

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Purtroppo il titolo dell'articolo non esprime per niente la realtà delle cose, anzi, la ribalta. Piaccia o meno, Fellay non è per niente sulla linea della continuità, ribadendo le critiche di sempre che la FSSPX ha rivolto al Concilio Vaticano II.

Doriana ha detto...

A quale Concilio Vaticano II però? Quello degli atti veri e propri o quello scaturito da fantastiche e personali interpretazioni?

Anonimo ha detto...

La posizione della FSSPX è chiara. Non si tratta semplicemente di criticare l'ormai mitizzato "spirito del Concilio". I punti nevralgici di sempre - ecumenismo, libertà religiosa, collegialità - nella visione della Fraternità di mons. Lefebvre hanno la loro radice in alcuni precisi documenti del CVII. Non si tratta solo di un spirito, di una interpretazione, ma in molti passi conciliari anche della lettera, aggiungendo a questo anche la generale ambiguità di altri testi del CVII - almeno secondo la lettura datane dai "lefebvriani". Lo scopo dei colloqui per i "lefebvriani" è appunto quello di affrontare per la prima volta con Roma un serio esame comparato dei testi del magistero pre-conciliare e di quelli del CVII su argomenti chiave, durante il quale i rappresentanti della Fraternità sottolineeranno, passi alla mano, quelli che per loro sono stati cambiamenti di essenza nell'insegnamento tradizionale della Chiesa.
Non sarà semplice, come dice giustamente mons. Fellay, e se proprio si vorrà cercare un compromesso estremo, si arriverà al più - salvo sorprese sempre possibili - all'accettazione piena nel seno della Chiesa della FSSPX, senza che quest'ultima riconosca necessariamente alcuni punti specifici del Vaticano II. Per motivi che ora sarebbe lungo spiegare la cosa potrebbe essere meno peregrina e più teologicamente corretta di quanto sembri, al di là delle dichiarazioni bellicose della segreteria vaticana. La Fraternità San Pietro, ad esempio, pur mantendendo più o meno le stesse riserve della FSSPX, si è uniformata alla richiesta fatta loro di non creare frizioni su quei punti del CVII che sembrano (solo sembrano?) discostarsi dall'insegnamento della Tradizione. Quindi, ha scelto di tacere e non discutere troppo, anche se non convinta appieno, assecondando lo stile curiale soft della diplomazia vaticana. La FSSPX, per coerenza, alza invece la voce, non vuole cedere sulla fede e chiede di discutere, mettendo le carte sul tavolo; non pare disposta a rinunciare, per un posticino nel magma dei vari movimenti ecclesiali, all'argomento capitale: una discussione sulla crisi della Chiesa oggi, cercando di tutelare la fede di sempre. Per questo la FSSPX ha dribblato le proposte di Catrillon Hoyos, che si muovevano un po'sulla linea scelta per la FSSP.

DANTE PASTORELLI ha detto...

Nei documenti conciliari esistono ambiguità, espressioni fumose e contradditorie e novità dottrinali in contrasto col magistero precedente ed anche errori, come lo è nella Dei Verbum il ridurre il dogma dell'inerranza assoluta della Sacra Scrittura alla sola "verità salutare".
Quindi a buon diritto mons. Fellay vuole che sian trattati e chiariti definitivamente i punti controversi d'un concilio puramente pastorale e vincolante soltanto lì dove ripete senza novità e deformazioni i dogmi precedentemente definiti.

Anonimo ha detto...

Mi scuso se riposto lo stesso commento di prima in risposta alla lettrice DOriana ma, nell'inviarlo in precedenza, il collegamento è saltato e, probabilmente, il testo non è arrivato. Se la Redazione decide di inserirlo, ecco il testo:

La posizione della FSSPX è chiara. Non si tratta semplicemente di criticare l'ormai mitizzato "spirito del Concilio". I punti nevralgici di sempre - ecumenismo, libertà religiosa, collegialità - nella visione della Fraternità di mons. Lefebvre hanno la loro radice in alcuni precisi documenti del CVII. Non si tratta solo di un spirito, di una interpretazione, ma in molti passi conciliari anche della lettera, aggiungendo a questo anche la generale ambiguità di altri testi del CVII, almeno secondo la lettura datane dai "lefebvriani". Lo scopo dei colloqui per la FSSPX è appunto quello di affrontare per la prima volta con Roma un serio esame comparato dei testi del magistero pre-conciliare e di quelli del CVII su argomenti chiave, durante il quale i rappresentanti della Fraternità sottolineeranno, passi alla mano, quelli che per loro sono stati cambiamenti di essenza nell'insegnamento tradizionale della Chiesa.
Non sarà semplice, come dice giustamente mons. Fellay e, se proprio si vorrà cercare un compromesso estremo, si arriverà al più - salvo sorprese sempre possibili - all'accettazione piena nel seno della Chiesa della FSSPX, senza che quest'ultima riconosca necessariamente alcuni punti specifici del Vaticano II. Per motivi che ora sarebbe lungo spiegare la cosa potrebbe essere meno peregrina e più teologicamente corretta di quanto sembri, al di là delle dichiarazioni bellicose della segreteria vaticana. La Fraternità San Pietro, ad esempio, pur mantenendo più o meno le stesse riserve della FSSPX, si è uniformata alla richiesta fatta loro di non creare frizioni su quei punti del CVII che sembrano (solo sembrano?) discostarsi dall'insegnamento della Tradizione. Quindi, ha scelto di tacere e non discutere troppo, anche se non convinta appieno, assecondando lo stile curiale soft della diplomazia vaticana. La FSSPX, per coerenza, alza invece la voce, non vuole cedere sulla fede e chiede di discutere mettendo tutte le carte sul tavolo; non pare disposta a rinunciare, per un posticino nel magma dei vari movimenti ecclesiali, all'argomento capitale: una discussione seria sulla crisi della Chiesa oggi, cercando di tutelare la fede di sempre. Per questo la FSSPX ha dribblato le proposte di Castrillon Hoyos, che si muovevano un po'sulla linea già scelta per la FSSP.

Paolo

euge ha detto...

Per Paolo delle 21.03.

Grazie per aver risposto alle mie osservazioni. Comunque, io credo che sia utile affrontare questo confronto lealmente partendo anche e soprattutto, da tutto ciò che divide.
Del resto, io credo che se si vuole arrivare ad una vera unità della chiesa, bisogna e si deve dialogare con franchezza, anche con chi ci sembra realmente o no, sulla parte avversa. Il Concilio Vaticano II, peraltro, deve considerarsi si uno sviluppo della chiesa nel corso dei tempi ma, in continuità con la tradizione ed in questo scusate, io non ci vedo nulla di male. Del resto, in altre religioni, non esiste questo distacco tra la tradizione patrimonio di qualsivoglia religione e l'attualità non vedo perchè nella religione cristiana, almeno da parte di certi, il Concilio Vaticano II viene visto come una rottura " rivoluzionaria" con tutto ciò che è stato prima; nello stesso modo, non riesco a capire coloro che sono contrari a questi incontri.
Grazie.

euge ha detto...

Doriana sono IO!