domenica 18 gennaio 2009

Ad un anno di distanza dalla mancata visita alla Sapienza: un Papa amico della scienza (Lodovici)


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A UN ANNO DI DISTANZA DALLA MANCATA VISITA ALLA SAPIENZA

Un Papa amico della scienza

Oggi lo sappiamo ancora di più

GIACOMO SAMEK LODOVICI

Il 17 gennaio di un anno fa Benedetto XVI avrebbe dovuto tenere un’allocuzione all’Università La Sapienza , ma dovette rinunciare in seguito alla preventiva, indegna contestazione di un gruppo di studenti e di docenti.
Il loro pretesto: una citazione del filosofo della scienza Paul Feyerabend, estrapolata da un discorso del 1990, pronunciato dall’allora cardinale Joseph Ratzinger, che criticava l’insindacabilità della scienza sostenuta dagli scientisti e citava un’affermazione di Feyerabend sulla vicenda Galileo: non per entrare nel merito, bensì per suffragare, con le parole di un epistemologo non certo cattolico, appunto le sue critiche allo scientismo.
Come si ricorderà, i contestatori, che allignano in una cultura che accusa di intolleranza la Chiesa ad ogni piè sospinto, scatenarono un putiferio, dimostrando chi sono i veri intolleranti.

Il caso Sapienza è stato gravissimo: l’università, che dovrebbe essere il luogo anzitutto dell’ascolto, poi del dialogo e del confronto ( anche critico, quando è il caso), veniva preclusa ad uno dei più grandi intellettuali contemporanei, mentre nelle nostre università vengono invitati a parlare persino personaggi legati, in vario modo, al terrorismo.

Visto che è da tempo che nel nostro Paese si discute di riforma universitaria, riprendiamo alcuni punti dell’intervento non pronunciato dal Papa, prezioso perché mette in luce il fine dell’università: un tema quasi sempre trascurato nei dibattiti, che si concentrano su aspetti meno rilevanti della questione, soprattutto su quelli organizzativi e di gestione.
Benedetto XVI ricorda che l’università nasce dalla brama di conoscenza che è propria dell’uomo, che per sua natura desidera sapere e vuole verità, la quale dev’essere l’unica autorità della ricerca universitaria. D’altra parte, la conoscenza della verità ha come scopo la conoscenza del bene, è il presupposto per poter conseguire la vita buona. Il grande pregio dell’università medievale è stato quello di affidare alle facoltà di teologia e di filosofia il compito di interrogarsi sull’uomo nella sua integralità e, con ciò, il compito di tener desta la sensibilità per la verità, in cammino con i grandi che hanno cercato di conseguire dei frammenti di quella verità che è inesauribile. Poi, lungo la modernità, si sono dischiuse nuove e preziose dimensioni del sapere, soprattutto nell’ambito delle scienze naturali e storicoumanistiche, è cresciuto il riconoscimento dei diritti umani, e l’uomo ha conseguito grandi traguardi in termini di acquisizione del sapere e del potere di agire sul mondo e su di sé. Ma il pericolo della caduta nella disumanità non è mai scongiurato: il pericolo del mondo occidentale, per esempio, è che l’uomo, proprio insuperbito dalla grandezza del suo sapere e potere, dimentichi di essere docile alla verità. E ciò significa, allo stesso tempo, che « la ragione, alla fine, si piega davanti alla pressione degli interessi e all’attrattiva dell’utilità, costretta a riconoscerla come criterio ultimo » . In ambito universitario o comunque culturale, ad esempio, la filosofia rischia di degradarsi in positivismo, mentre la teologia viene confinata nella sfera privata. Beninteso: i saperi devono essere autonomi dalla Rivelazione nel loro ordine e nel metodo; ma quando la cultura diventa sorda al grande messaggio della sapienza cristiana « inaridisce come un albero le cui radici non raggiungono più le acque che gli danno vita. Perde il coraggio per la verità e così non diventa più grande, ma più piccola».

© Copyright Avvenire, 17 gennaio 2009

6 commenti:

euge ha detto...

Un episodio di una gravità e di uno squallore senza precedenti; soprattutto, se consideriamo il fatto, che ad un professore che ha parlato ed insegnato nelle più prestigiose università europee, viene impedito sempre in nome dell'ideologia e dei pregiudizi, di parlare ad una università. Una figuraccia che dimostra quanto coloro che si vantano di difendere la libertà di pensiero, la libertà di espressione e si riempiono all'occorrenza la bocca di pace e di dialogo, siano proprio loro i più gretti e ristretti di vedute e di mentalità.
Per questo episodio che non si cancellerà sicuramente ne con un nuovo invito alla Sapienza ne tanto meno con un invito a Campidoglio, mi vergognerò sempre di coloro che lo hanno provocato.

Anonimo ha detto...

Non per voler riaprire una polemica già chiusa!!!!!!!! Ma, vi siete accorti di quanta gente c'era a quell'Angelus??????????????

Statistici la ricordate questa foto? Forse sarebbe il caso di spiegare dove sono finiti tutti i fedeli presenti nei vostri personalissimi riscontri riguardo all' affluenza dei fedeli all'Angelus nel mese di Gennaio 2008!

Anonimo ha detto...

Immagino, vista l'ora, che il mio commento non sia stato pubblicato perchè ritenuto offensivo per la figura di Sua Santità.
Sarebbe ooportuno che chi gestisce il blog si renda conto che la stessa "offesa" è apparsa nel primo commento di questo articolo.
A meno che non si pensi che vi sono persone degne del rispetto altrui e persone che tale rispetto non lo meritano per il fatto di avere fede o opinioni difformi da quelle delle istituzioni ecclesiastiche, sarebbe il caso di pubblicare il mio commento perchè non offensivo (come ogni persona di buon senso penserebbe), oppure chiedo di cancellare le offese di Euge nel primo post.

Raffaella ha detto...

Euge non ha offeso una o piu' persone determinate, ma ha espresso il suo legittimo pensiero riguardo ad un episodio di una gravita' senza precedenti.
Non c'e' bisogno di fare lezioncine a chi gestisce questo blog dedicato alla persona del Santo Padre.
Commenti ritenuti offensivi non vengono pubblicati.
R.

Anonimo ha detto...

Ripeto a scanso di equivoci da parte di altri lettori, che i termini da me usati sono stati IDENTICI a quelli usati da euge.
Solo nel mio caso si è parlato però di offesa, quando gli stessi termini vengono usati contro altri soggetti, stranamente perdono la loro accezione offensiva.
Questo tanto per informare i lettori di quanto sia stato "offensivo" visto che dall'ultimo post di Raffaella potrebbe sembrare che abbia detto chissà cosa...

Anonimo ha detto...

suvvia, noi abbiamo la Haack, Odifreddi, Pannella, studenti puzzolenti che all'università parlano in romanesco, che non hanno nemmeno le dispense della materia che dovrebbero studiare, di professori (oni)che non conoscono nemmeno i pensatori loro amici, che non sanno chi è Nietzsche, che non penso abbiano mai sentito parlare di Kant, ma nel 68 sono saliti in Cattedra e insegnano sempre le stesse cose.......... Che volete??
Ho riletto quel famoso discorso mai pronunciato alla Sapienza, è una Summa di raffinata intelligenza che sa spaziare da platone a Popper come se fosse un gioco da ragazzi..... Noi teniamoci i vari Odifreddi e compagnia, magari facciamoci pure noi i capelli come gli studenti della Sapienza e mettiamoci in bocca la gomma americana, facciamo in TV citazioni forti pregando e incrociando le dita che il cronista non ci domandi chi è l'autore dell'aforisma!!! Ma alle brutte figure siamo abituati, no problem.

ILsanta, ma qualcosa di utile e costruttivo?? no, eh? non ti riesce proprio!!! Pazienza...