mercoledì 14 gennaio 2009

Attacco del rabbino di Venezia al Papa: il commento di Galeazzi


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Su segnalazione di Alessia leggiamo:

Da "LA STAMPA" di mercoledì 14 gennaio 2009

"Ratzinger cancella 50 anni di rapporti tra ebrei e cattolici"

Attacco del rabbino di Venezia al Vaticano
La replica: «Suscettibilità solo italiane» il caso


GIACOMO GALEAZZI

CITTA DEL VATICANO

No ai vescovi per la giornata sull`ebraismo Manca il più banale rispetto dell`altro come creatura di Dio».
Il rabbinato d`Italia attacca il Papa e sabato i rabbini italiani non parteciperanno alla Giornata sull`ebraismo indetta dalla Cei perché «con Benedetto XVI il dialogo tra cattolici ed ebrei è tornato indietro di 50 anni». A dar voce alla protesta del-, l`ebraismo nazionale è il rabbino capo di Venezia, Elia Enrico Richetti che, in un durissimo editoriale sul mensile dei gesuiti «Popoli», ufficializza i motivi del no ai vescovi e per conto del rabbinato italiano indica gli ostacoli nei rapporti con la Chiesa.
Ma la Santa Sede replica: «I rapporti con le organizzazioni mondiali ebraiche sono eccel lenti, abbiamo avuto progressi enormi». La preghiera del venerdì santo per la conversione degli ebrei e il dialogo «sacrificato» alla «costante testimonianza della superiorità della fede cristiana» sono le «colpe» attribuite al Pontefice, già finito nel mirino della comunità ebraica mondiale per l`intenzione di beatificare Pio XII malgrado il «silenzio» sulla Shoah. «L`assemblea dei rabbini d`Italia ha comunicato che, almeno per quest`anno, non vi sarà collaborazione fra le Comunità ebraiche d`Italia e le istituzioni cattoliche per la celebrazione della Giornata dell`ebraismo (17 gennaio ndr)scrive Richetti-. È la logica conseguenza del pensiero ecclesiastico espresso dalla somma autorità della Chiesa». Benedetto XVI, «liberalizzando la messa in latino, ha reintrodotto la preghiera per la conversione degli ebrei alla "verità" della Chiesa e alla fede nel ruolo salvifico di Gesù» e da quel momento «la parte ebraica si è presa una pausa di riflessione nel dialogo con la Chiesa», spiega il rabbino.
Rispetto ai progressi registrati sotto i pontificato di Giovanni XXIII, Paolo VI e Giovanni Paolo II, quello di Joseph Ratzinger ha riportato indietro di mezzo secolo le lancette della Storia, protestano le guide spirituali degli ebrei d`Italia. «Dialogare significa rispettare ognuno il diritto dell`altro a essere se stesso e quando l`idea di dialogo come rispetto sarà ripristinata, i rabbini italiani torneranno a svolgere il ruolo che hanno svolto negli ultimi 50 anni», aggiunge Richetti. Il rabbinato italiano «ha chiesto spiegazioni e un ripensamento, però una risposta della Cei, sia pure sollecitata, è man cata», quindi resta lo «stop» alle relazioni interreligiose. «Se io ritengo che il mio vicino debba diventare come me per essere degno di salvezza non rispetto la sua identità - lamenta Richetti -.
Nelle più recenti prese di posizione il Papa ha definito inutile il dialogo perché in ogni caso va testimoniata la superiorità della fede cristiana. E` evidente la cancellazione degli ultimi 50 anni di storia della Chiesa».
Parole dure, smorzate leggermente in una nota da Riccardo Di Segni, capo rabbino di Roma:

«Il dialogo ebraico cristiano è un processo difficile e necessario, che deve andare avanti mal grado le difficoltà». «Ritengo aggiunge Di Segni - che il papa Benedetto XVI abbia dato e continui a dare un suo originale e determinante contributo a questo incontro, anche se le sue posizioni non sempre sono condivisibili dal nostro punto di vista».

Una «valutazione mortificante e assurda di un pontificato votato al dialogo con l`ebraismo», commenta il leader dell`Udc, Pier Ferdinando Casini.
Immediata e secca la reazione del Vaticano. «Nel 2008 il dialogo ha fatto grandi passi avanti, Benedetto XVI ha incontrato molti gruppi di ebrei, ha visitato la seconda sinagoga negli Usa, a novembre la conferenza di Budapest è stata un successo - afferma il cardinale Walter Kasper, che presiede la Pontificia Commissione per i rapporti religiosi con l`ebraismo -. Le massime organizzazioni ebraiche di New York e il Gran rabbinato di Gerusalemme hanno confermato la collaborazione e la Santa Sede conferma la volontà di andare avanti, nonostante quanto dicano questo o quel rabbino».
Con una nota di preoccupazione: «Purtroppo qui in Italia abbiamo qualche problema, suscettibilità particolari che non riscontriamo né in Francia, né in Germania, né in Nord America, ma sono problemi che non ci fermano».

© Copyright La Stampa, 14 gennaio 2009 consultabile online anche qui.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Non vale solo per i Rabbini... vale anche per la Chiesa... c'è un dato italiano...