martedì 13 gennaio 2009

Distrutto uno dei centri medici della Caritas a Gaza. Appello per la popolazione


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M.O.: DISTRUTTO DA ISRAELIANI OSPEDALE CARITAS OPERANTE A GAZA

Citta' del Vaticano, 12 gen. (Adnkronos) - ''L'esercito israeliano ha oggi distrutto uno dei centri medici della Caritas Gerusalemme operanti a Gaza''. Lo ha riferito al Sir,l'agenzia stampa della Cei, la responsabile della stessa Caritas Claudette Habesc che tuttavia ha rassicurato sulla prosecuzione dell'impegno umanitario nella Striscia dove proseguono gli scontri tra israeliani e i miliziani di Hamas. ''Abbiamo inoltrato -ha detto - formale protesta ai responsabili israeliani ma continueremo a svolgere la nostra opera a favore della popolazione''.

Adnkronos

Prosegue l'impegno umanitario nonostante i bombardamenti

Appello della Caritas per la popolazione di Gaza

Gaza, 13. Proseguirà a Gaza, da quasi tre settimane teatro di scontri tra israeliani e i miliziani di Hamas, l'opera di assistenza della Caritas nonostante venerdì scorso uno dei suoi centri medici sia andato distrutto nel corso di un bombardamento. "Abbiamo inoltrato formale protesta ai responsabili israeliani - ha detto la direttrice di Caritas Gerusalemme, Claudette Habesc - ma continueremo a svolgere la nostra opera a favore della popolazione". Già nelle prossime ore - assicura - "saremo in grado di rifornire di medicine i nostri centri e gli ospedali, mentre stiamo preparando la consegna di 1.500 pacchi alimentari che serviranno i bisogni di oltre cinquemila persone". L'attività della Caritas prosegue anche con una raccolta di fondi: "Oggi abbiamo ricevuto ben 65.000 dollari dai palestinesi della Cisgiordania. È un segno - dice ancora Claudette Habesc - che accomuna nella sofferenza e nella condivisione tutta la popolazione palestinese". Caritas Internationalis ha infatti diramato un appello per fornire una risposta umanitaria alla crisi di Gaza. La cifra richiesta è di oltre un milione e mezzo di euro. Con questa somma Caritas Gerusalemme conta di poter fornire, lungo l'arco di sette mesi, servizi sanitari nei suoi centri e nella clinica mobile, assistere quattro ospedali di Gaza e distribuire direttamente alla popolazione cibo, kit igienici, sostegno finanziario e coperte.
Tuttavia - sottolinea monsignor Giacinto-Boulos Marcuzzo, vescovo ausiliare di Gerusalemme dei Latini - "Gaza è solo una parte di un problema più generale. Togliere l'occupazione è la priorità fondamentale, ma richiede sicuramente del tempo. Nell'immediato, come suggerito dal Papa e da noi che viviamo in Terrasanta, bisogna stoppare la violenza e gli attacchi, metterci a dialogare direttamente o tramite un mediatore". Infatti, per monsignor Marcuzzo - secondo quanto riferisce l'agenzia Sir - numerosi sono i motivi di tanta violenza: "La divisione del popolo palestinese e l'intransigenza di Hamas; il bisogno di sicurezza di Israele; e la più importante, l'occupazione israeliana di Gaza. Ma alla base di tutto, come ha giustamente osservato Benedetto XVI, vi è l'odio, la diffidenza reciproca, uno spirito e una cultura di violenza".
Una violenza che è urgente "condannare fermamente" per il Patriarca di Gerusalemme dei Latini, Fouad Twal, il quale da Betlemme in occasione di una processione - cui hanno partecipato anche i vescovi del coordinamento delle Conferenze episcopali di Usa e Europa in visita di solidarietà ai cristiani di Terrasanta - ha lanciato il suo monito. "La violenza ci tenta poiché ci spinge a pensare che essa possa risolvere i nostri problemi. È una falsa speranza in quanto non fa altro che generare complicazioni che rendono arduo il tentativo di trovare una giusta soluzione". Per il Patriarca la soluzione può venire solo "da un approccio globale dei problemi di questa regione che rispetti le legittime aspirazioni ed interessi di tutte le parti. Le terribili immagini delle giovani vittime di Gaza - ha concluso - ci apre alla compassione e ci spinge ad alzare la voce in loro difesa, perché a 20 anni dall'adozione della Convenzione dei diritti del bambino, i piccoli rimangono vulnerabili e privati di diritti e dignità".
Infatti, la violenza, oltre a aggiungere lutti e sofferenze, non può che portare a un vicolo cieco. Ne è convinto anche il Patriarca emerito di Gerusalemme dei Latini, Michel Sabbah, per il quale "anche questa volta la violenza porterà a un nulla di fatto. I missili continueranno a cadere e Israele non avrà la sicurezza che cerca. Un'idea non si combatte o si persegue con la violenza". Con l'attacco a Gaza - avverte Sabbah - "c'è stato un risorgente odio verso Israele nel mondo arabo e anche in parte di quello Occidentale. La via della violenza scelta dagli israeliani li allontana dal loro scopo, quello della sicurezza. È tempo - conclude - che la Comunità internazionale prenda la crisi mediorientale più seriamente" e si passi finalmente a "fatti concreti".

(©L'Osservatore Romano - 14 gennaio 2009)

1 commento:

Anonimo ha detto...

Questa è la dimostrazione della crudeltà di Israele che attacca anche civili. O anche la Caritas è un covo di terroristi? Come l'ospedale della croce Rossa.