sabato 3 gennaio 2009

Prof. Kinder: a Sydney il Papa ha spiazzato i media e lo scetticismo di molti australiani (Paolucci)


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la storia

Il professor Kinder insegna italiano a Perth: «Da quei giorni si è innescato un cambiamento che ha lasciato il segno»

«Primavera che continua»

DI GIORGIO PAOLUCCI

«Non parliamo di un pia­cevole ricordo, è qual­cosa che continua. In quei giorni si è acceso un fuoco che non si è più spento, per molti giova­ni è cominciata una nuova primave­ra».
Il professor John Kinder, che in­segna storia della lingua italiana alla University of Western Australia di Perth, ha partecipato alle indimenti­cabili giornate di Sydney e conserva negli occhi e nel cuore il contraccol­po che esse hanno generato e conti­nuano a generare nella società au­straliana.
«Quei sei giorni hanno lasciato il segno. Non tanto a livello ’macro’, quan­to perché hanno pro­vocato un cambia­mento del cuore, hanno messo in mo­vimento tanti giova­ni, che ora vivono con più consapevo­lezza e con orgoglio la loro fede, e non te­mono di giocarla nelle circostanze ordinarie».
Kinder sottolinea che, in un Paese in cui essere cattolico equi­vale a una serie di stereotipi – l’irlan­dese dell’800, l’italiano del 900, il viet­namita del ventunesimo secolo – l’ar­rivo di 250mila giovani da tutto il mondo ha fatto scoprire che «la Chie­sa non ha confini, abbraccia tutte le culture e nello stesso tempo ha il vol­to normale, unico e irripetibile di cia­scuno di noi».

L’arrivo del Papa in terra australiana era stato mediaticamente precedu­to da articoli ostili o diffidenti foca­lizzati su argomenti come la pedofi­lia nel clero, gli scandali o i cosiddet­ti 'temi etici': le nozze gay, l’uso del profilattico, eccetera.

«Ma il Papa ha spiazzato i media e lo scetticismo di molti australiani: quando lo hanno sentito parlare dell’aspirazione di o­gni uomo alla felicità e quando han­no visto il modo composto e insieme festoso con cui i giovani lo ascolta­vano, hanno dovuto ricredersi.

Han­no cominciato a capire che il cristia­nesimo non è un insieme di regole ma un fatto che affascina e che stava ’avvenendo’ in quei giorni, sotto i lo- ro occhi. Un fatto, capisce? Non una ideologia, magari l’ideologia della Gmg, ma qualcosa che si può vedere e toccare».

Kinder racconta il cambiamento che ha visto accadere in alcuni dei suoi studenti che hanno partecipato alle giornate di Sydney. «Chris, ad esem­pio, un ragazzo di vent’anni che pro­viene da una famiglia ostile al cattoli­cesimo, è rimasto colpito dall’incon­tro con tanti coetanei che testimo­niavano, ognuno con la sensibilità propria della sua cultura e del suo Pae­se di origine, cosa significa apparte­nere a una stessa realtà universale. E che la Chiesa è una grande amicizia». A­desso non manca mai alla scuola di co­munità, il raduno set­timanale della giova­ne e dinamica comu­nità di Comunione e liberazione che sta a Perth. Anche Emily, un’altra allieva di Kin­der, fa parte di quella comunità e dice che «condividendo la vita con i miei ami­ci mi rendo conto che la fede è un’e­sperienza che c’entra con tutto. È un’avventura per me, nella quale non mi ritrovo sola. Gli amici mi sono ne­cessari come l’aria che respiro, e do­po Sydney questo è ancora più evi­dente. Prima mi vergognavo un po’ della mia fede, anche perché qui in Australia il cattolicesimo conta poco nel mondo della cultura e tra la gente comune. Ora ne vado fiera». Ne va fie­ra anche Christine, che qualche setti­mana fa ha deciso di mandare una let­tera al principale quotidiano di Perth per intervenire nel dibattito sull’euta­nasia. «Ho scritto che le opinioni di chi crede sono ragionevoli come quel­le di chi non crede. Fede e ragione so­no due facce della stessa medaglia. Non me l’aspettavo, ma me l’hanno pubblicata.
Prima della Gmg non avrei mai avuto il coraggio di fare una cosa del genere». La ragionevolezza della fede, l’orgoglio di appartenere alla Chiesa, l’attaccamento a una compa­gnia di amici: sono gli ingredienti che hanno generato la «primavera» sboc­ciata dopo Sydney. Il cristianesimo, un’avventura per sé.

© Copyright Avvenire, 31 dicembre 2008

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R.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ulteriore discredito sulla stampa italiota. La storia, neanche poi tanto futura, farà giustizia di tutto e saranno dolori per tanti "giganti" dai piedi d'argilla.
Alessia