domenica 25 gennaio 2009

Revocata la scomunica dei 4 vescovi lefebvriani. Rientrato lo scisma (Bobbio)


Vedi anche:

Intervista a Vittorio Messori: «Agli ebrei dico: lasciateci lavorare. Quella volta in cui Fellay mi chiese di Ratzinger...» (Rodari)

UN ROSARIO PER BENEDETTO XVI

Lefebvre, Rosso "malpela" Benedetto XVI: «Mi vergogno dell’esito di questa faccenda. Non so se si deve vergognare anche il Papa» (Talamanca e Galeazzi)

C'è qualcuno che vuole accomodarsi e scagliare pietre e frecce su Benedetto XVI? Avanti! C'è posto per tutti, dentro e fuori la Chiesa Cattolica

Il docente di teologia Vito Mancuso esulta: Ottima la decisione del Papa «Ci vogliono più revoche simili» (Travati)

ATTENZIONE: CONTRADDIZIONI NELLE DICHIARAZIONI ATTRIBUITE A VITO MANCUSO SUI LEFEBVRIANI

Papa Ratzinger revoca la scomunica ai lefebvriani. Passo decisivo verso la ricomposizione dello scisma (Pinna)

Dire: "lefebvriano" non è più un'offesa, ma la festa non è ancora completa (Cantuale Antonianum)

Remissione della scomunica ai Lefebvriani: il commento di Giuseppe Reguzzoni

BENEDETTO XVI REVOCA LA SCOMUNICA AI VESCOVI LEFEBVRIANI: LO SPECIALE DEL BLOG

Che cosa accadrebbe se il Papa o un vescovo parlassero di "contaminazione" dell'ebraismo? La Santa Sede ha deciso di tacere anche su questa offesa?

Così Papa Giovanni annunciò il Concilio Il più grande evento religioso del ‘900 raccontato da Capovilla (De Carli)

Penso che stasera qualcuno abbia bisogno di rileggersi per bene la parabola del "figliol prodigo"

Remissione della scomunica: le reazioni dei vescovi europei e dei lefebvriani. Straordinario articolo di Salvatore Izzo

Il blog fa sua la domanda di Salvatore Izzo: quale argomento migliore dell'antisemitisno per mettere in cattiva luce il gesto del Papa?

Mons. Capovilla (SEGRETARIO DI GIOVANNI XXIII): La revoca della scomunica ai lefebvriani è "un grande atto". Chiesa madre e maestra

La revoca della scomunica ai Lefebvriani e la cifra del Pontificato di Benedetto XVI (Bordero)

Vian sulla remissione della scomunica ai Lefebvriani: Il Vaticano II e il gesto di pace del Papa (Osservatore Romano)

Lefebvriani, Vian: il gesto di Benedetto XVI sarebbe piaciuto a Giovanni XXIII ed ai suoi successori

Concilio Vaticano II, la tribolazione della Chiesa (De Carli)

La Shoah nel Magistero di Benedetto XVI (Radio Vaticana)

Rimozione della scomunica ai vescovi lefebvriani: nota di padre Lombardi (Radio Vaticana)

Comunicato del Superiore Generale della Fraternità Sacerdotale Pio X, Mons. Bernard Fellay: il testo integrale

Remissione della scomunica latae sententiae ai vescovi della Fraternità Sacerdotale San Pio X: la comunicazione ufficiale

Fellay (Lefevbriani) sulle parole di Williamson: "Se un vescovo si occupa di temi secolari, e' personalmente responsabile delle sue opinioni private"

Tre errori sulla preghiera per gli ebrei del Venerdì Santo. Spiegazione di padre Remaud, esperto di studi ebraici (Zenit)

Napolitano dal Papa: invito a pranzo con «segreto» (Tornielli)

Monumentale riflessione di Bux e Vitiello: L’opposizione (del clero) al Magistero petrino impedisce l’unità dei cristiani (Fides)

Revocata la scomunica dei 4 vescovi lefebvriani Rientrato lo scisma

Mano tesa del Papa che fu l'artefice della vecchia condanna Il decreto firmato dal cardinal Re. Duri gli esponenti ebraici

nostro servizio

Alberto Bobbio

Città del Vaticano

Non sono più scomunicati i quattro vescovi che monsignor Marcel Lefebvre ordinò nel 1988, senza autorizzazione papale, pur essendo sospeso a divinis.
Ieri Benedetto XVI, che fu l'artefice della scomunica da Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede dopo aver cercato fino all'ultimo un accordo con Lefebvre, ha cancellato, «con sollecitudine pastorale e paterna misericordia», la scomunica con un decreto della Congregazione per i vescovi, firmato dal cardinale Giovanni Battista Re, e fatto rientrare lo scisma. Ma ciò non vuol dire che tutti i problemi siano stati risolti e rimossi. Il comunicato della Sala Stampa della Santa Sede osserva che il Papa «è stato ispirato in questa decisione dall'auspicio che si giunga al più presto alla completa riconciliazione e alla piena comunione». È un punto questo che è stato particolarmente sottolineato ieri dal direttore della Sala Stampa, padre Federico Lombardi, in un colloquio con i giornalisti. Rimane aperta, sembra di capire, l'accettazione totale del Concilio Vaticano II. Il capo dei lefebvriani, monsignor Fellay, con una lettera, di cui nel decreto si cita una frase, assicura di «accettare gli insegnamenti» della Chiesa cattolica romana «con animo filiale» e di credere «fermamente al primato di Pietro e alle sue prerogative». Si tratta dunque di un primo passo e che il Papa ha fatto «fiducioso dell'impegno» espresso dai membri della Fraternità nella lettera di «non risparmiare alcuno sforzo per approfondire nei necessari colloqui con le autorità della Santa Sede le questioni ancora aperte, così da poter giungere presto a una piena e soddisfacente soluzione del problema posto all'origine». Monsignor Fellay, subito dopo la pubblicazione del decreto, ha inviato una nota via internet ai fedeli tradizionalisti, circa 200 mila nel mondo, la metà in Francia, e ai 500 preti della Fraternità, nella quale tuttavia cita un altro brano della lettera mandata alla Santa Sede nel quale ribadisce «le riserve» sul Concilio Vaticano II: «Noi siamo pronti a scrivere con il sangue il Credo, a firmare il giuramento antimodernista, la professione di fede di Pio IV, noi accettiamo e facciamo nostri tutti i Concili fino al Vaticano II, rispetto al quale continuiamo a mantenere delle riserve. In tutto ciò siamo convinti di rimanere fedeli alla linea di condotta tracciata dal nostro fondatore, monsignor Marcel Lefebvre, di cui speriamo una pronta riabilitazione». Le parole di Fellay confermano un contenzioso dottrinale ancora aperto e piuttosto corposo e un cammino non facile.
Eppure è proprio la cancellazione della scomunica, segnale di misericordia del Papa, che potrebbe favorirlo. Anche la scelta del giorno in cui dare l'annuncio è simbolico. Ieri era la vigilia dell'ultimo giorno della settimana di preghiera per l'unità dei cristiani e la decisione di Benedetto XVI appare come un atto «di pace», come sottolinea l'editoriale di Gian Maria Vian, direttore dell'Osservatore Romano. Padre Lombardi ai giornalisti ha detto che «il gesto di misericordia del Papa è un frutto del Concilio» e ha corretto chi tende ad interpretarlo come una pietra tombale sul Vaticano II: «È una bella cosa ritenere che il Concilio non venga più considerato un elemento di divisione».
La nota di Fellay, emessa subito, ha posto tuttavia qualche elemento di preoccupazione.
Oggi ricorre il 50° anniversario dell'annuncio del Vaticano II da parte di Papa Giovanni XXIII e Benedetto XVI lo ricorderà proprio nella Basilica di San Paolo fuori le Mura questo pomeriggio durante i vespri. Secondo Vian il gesto di riconciliazione di Ratzinger sarebbe piaciuto anche a Roncalli. Ma la gioia della ritrovata via verso la piena comunione rischia di essere offuscata da una polemica che ha investito uno dei quattro vescovi riammessi, monsignor Richiard Williamson, che recentemente ha negato l'Olocausto e confermato la verità dei «Protocolli di Sion» un falso storico antisemita. La Fraternità, diretta da monsignor Fellay, ha preso subito le distanze delle dichiarazioni di Williamson e padre Lombardi ha spiegato che la Santa Sede «non le condivide»: «Annunciare che una persona non è più scomunicata non significa sposarne tutte le idee». Anche l'Osservatore Romano ha scritto di «inaccettabili opinioni negazioniste». Eppure il ritiro della scomunica anche al vescovo «negazionista» ha immediatamente suscitato, con toni di inedita durezza, la reazione di alti esponenti ebraici.
Il rabbino David Rosen, uno dei più impegnati nel dialogo con la Chiesa cattolica, ha definito la revoca della scomunica «un passo che contamina l'intera Chiesa», se essa non esige dal vescovo riammesso la ritrattazione di ciò che ha detto sulla Shoah. E il rabbino di Milano Giuseppe Laras ha confermato che non si tratta di «un gesto distensivo». Non è la prima volta che preti tradizionalisti negano l'Olocausto. Lo aveva fatto qualche anno fa padre Philippe Laugerie, poi uscito dalla Congregazione e rientrato nella Chiesa di Roma, suscitando le ire dell'allora cardinale di Parigi Lustiger. Il sacerdote, che aveva occupato abusivamente una chiesa nel quartiere latino, rispose accusando il cardinale di «violenza, ingiustizia e calunnia».

© Copyright Eco di Bergamo, 25 gennaio 2009

2 commenti:

Anonimo ha detto...

veramente i lefebvriani sono oltre seicentomila e in espansione.
non giochiamo al ribasso con i numerini.

Anonimo ha detto...

Adesso vado a messa e pregherò per il santo padre e per la chiesa! Saluti, Marco