sabato 24 gennaio 2009
Remissione della scomunica: le reazioni dei vescovi europei e dei lefebvriani. Straordinario articolo di Salvatore Izzo
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Come sempre, siamo onorati di ospitare articoli come quelli di Salvatore Izzo.
Con piacere e con una punta di compiacimento pubblichiamo:
IL PAPA PERDONA I LEFEBVRIANI, VIA LA SCOMUNICA
(AGI) - CdV, 24 gen.
(di Salvatore Izzo)
La grande generosita' del gesto compiuto oggi da Benedetto XVI e' sottolineata in diverse dichiarazioni di episcopati europei che auspicano pero' che i vescovi non piu' scomunicati possano compiere l'ulteriore passo di un'adesione convinta al Concilio Vaticano II, con toni che inevitabilmente ricordano un po' quelli del fratello del ''figliol prodigo'' che nella parabola si lamentano della festa organizzata per il peccatore che ritorna.
''Nella sua decisione - afferma in una nota il presidente dei vescovi svizzeri mons. Kurt Koch - il Papa e' stato guidato dalla convinzione che dopo il riconoscimento del magistero e dell'autorita' del Papa vi sono buone prospettive che i pendenti colloqui sulle questioni ancora irrisolte dell'eredita' vincolante del Concilio Vaticano II possano giungere a buon fine.
In questo modo la piena riconciliazione deve trovare la sua visibile espressione nella piena comunione sulla base di una fede comuna.
Spero e prego - conclude - che questa riconciliazione abbia luogo''.
''Il Papa mostra la possibilita' del ritorno nella piena comunione con la Chiesa Cattolica e non lascia al contempo alcun dubbio sul fatto che le conclusioni del Concilio Vaticano II sono un fondamento irrinunciabile per la vita della Chiesa'', fa eco il presidente della Conferenza Episcopale Tedesca, mons. Robert Zollitsch.
''Ogni volta che la Chiesa sospende una pena io me ne rallegro", conferma da Parigi il card. Andre' Vingt-Trois intervistato sul sito della Conferenza Episcopale.
''E' un'opportunita', una porta aperta, per permettere a dei cristiani di ritrovare la pienezza della comunione con la Chiesa. A condizione - conclude il presidente dei vescovi francesi - che essi lo desiderino o l'accettino. E' un gesto di apertura per fortificare l'unità della Chiesa''.
Da parte loro i lefebvriani si rallegrano del fatto che ''la tradizione cattolica non e' piu' scomunicata'', come scrive il vescovo Bernard Fellay, superiore della Fraternita' San Pio X, nella lettera con la quale comunica la decisione del Papa di revocare le scomuniche. Coerentemente il presule ribadisce che da parte della Fraternita' restano le obiezioni mosse da mons. Lefebvre al Concilio, quasi per rispondere anticipatamente alle obiezioni di quanti criticheranno la sua irremovibilita' (e con cio' tacceranno il Papa di ingenuita').
"Non possiamo - spiega - che constatare la crisi senza precedenti che scuote la Chiesa oggi: crisi di vocazioni, crisi della pratica religiosa, del catechismo e della frequentazione dei sacramenti".
"Prima di noi - ricorda il superiore dei lefebvriani - Paolo VI parlava addirittura dell'infiltrazione di 'fumi di Satana' nella Chiesa. Giovanni Paolo II non ha esitato a dire che il cattolicesimo in Europa era come in stato di 'apostasia silenziosa'. Poco tempo prima della sua elezione a Sovrano Pontefice, Benedetto XVI stesso comparava la Chiesa ad una 'nave che prende acqua da tutte le parti'. Cosi' vogliamo, nei colloqui con il Vaticano, esaminare le cause profonde della situazione presente, apportandovi il rimedio adeguato, giungere ad una
restaurazione solida della Chiesa'''.
''Siamo pronti - conclude la lettera - a scrivere col sangue il nostro credo, a firmare il giuramento anti-modernista, la professione di fede di Pio IV, accettiamo e facciamo nostri tutti i Concili fino al Vaticano II, sul quale manteniamo delle riserve''. L'Osservatore Romano pero' indica nella lettura ratzingeriana della storia della Chiesa come ''continuita''' la linea di un compromesso che potra' essere raggiunto: per il giornale, infatti, il Vaticano II non e' minimamente messo in discussione dal perdono ai quattro vescovi.
''E' un concilio - spiega il direttore Giovanni Maria Vian - che, come tutti gli altri, deve essere storicizzato e non mitizzato, inseparabile dai suoi testi, che proprio dal punto di vista storico non possono essere contrapposti a un supposto 'spirito' del Vaticano II''.
Per l'Osservatore, ''i problemi della recezione del Concilio Vaticano II sono nati dal fatto che due interpretazioni contrarie si sono trovate a confronto e hanno litigato tra loro. L'una ha causato confusione.
L'altra, silenziosamente, ha portato e porta frutti visibili''.
© Copyright (AGI)
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