venerdì 27 marzo 2009

Le meditazioni sulla Via Crucis faranno risuonare la voce della Chiesa indiana: le testimonianze di mons. Menamparampil e mons. Machado (R.V.)


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Le meditazioni sulla Via Crucis faranno risuonare la voce della Chiesa indiana: le testimonianze di mons. Menamparampil e mons. Machado

Fra due settimane, con il Venerdì Santo, la Chiesa vivrà uno dei momenti centrali dell’Anno liturgico. Le meditazioni a commento della Via Crucis, presieduta da Benedetto XVI il 10 aprile al Colosseo, sono state affidate, quest’anno, all’arcivescovo indiano di Guwahati, mons. Thomas Menamparampil. Un segno tangibile di fraternità verso i fedeli indiani, provati - specie nello Stato dell’Orissa - da violenze e persecuzioni. Al microfono di Antonella Palermo, mons. Menamparampil spiega quale sarà il senso delle sue meditazioni:

R. – Credo che dobbiamo meditare sul tema del maligno nel mondo, questo tema è molto importante per noi. Il dolore, i diversi tipi di sofferenza sono un simbolo della presenza della Croce di Gesù Cristo nella nostra vita. Dobbiamo accettarli perché la sofferenza ha una forza di redenzione. Andiamo sempre alla Croce per un’ispirazione, ma anche quando subiamo persecuzioni e difficoltà dobbiamo dire “Gesù è con noi” e dobbiamo andare avanti con Lui e con la sua Croce.

Con la scelta di mons. Menamparampil, il Papa ha dunque voluto ribadire la sua vicinanza ad una Chiesa che soffre come quella indiana. Un’attenzione che viene sottolineata da mons. Felix Machado, arcivescovo della diocesi indiana di Nashik, intervistato da Antonella Palermo:

R. – La Chiesa dell’India risuonerà nella Chiesa universale, perché le meditazioni sulla Via Crucis porteranno adesso anche la voce della Chiesa in India.

D. - Qual è la situazione dei cristiani in Orissa oggi?

R. – La maggioranza è tornata nelle proprie case e la situazione è migliorata, ma sono preoccupato per gli ultimi che restano ancora nei campi per rifugiati. Secondo me la Chiesa si sta molto attivando. Per esempio, ieri nella mia diocesi, che è una povera diocesi, una parrocchia ha fatto una colletta e mi hanno detto: “Noi vogliamo aiutare ancora questi nostri poveri fratelli e sorelle”. Questo segno di solidarietà fra le Chiese in India mi fa molto piacere. Tutti i cristiani in India sono vicini nella solidarietà e stanno appoggiando la Chiesa che ha sofferto in Orissa.

D. – Oggi in India quali sono gli strumenti per superare le difficoltà del dialogo interreligioso?

R. – I fedeli cattolici seguono l’insegnamento della Chiesa riguardo al dialogo interreligioso, perché la Chiesa ha dato linee guida molto chiare in India. La Chiesa è molto impegnata nel dialogo interreligioso, per esempio nella mia diocesi, sperimento ottimi rapporti tra diverse comunità delle diverse religioni. Noi siamo insieme, quando c’è qualche difficoltà. Per esempio, quando sono arrivato in Orissa, ho organizzato un incontro con i credenti delle altre religioni e sono venuti in gran numero. Inoltre è importante insegnare alla gente a vivere in pace.

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