domenica 29 marzo 2009

Intervista a monsignor Luigi Negri: “Voglio una Chiesa meno debole” (Rodari)


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IL TESTO INTEGRALE DELLA LETTERA DEL SANTO PADRE AI VESCOVI CATTOLICI SULLA REMISSIONE DELLA SCOMUNICA AI QUATTRO VESCOVI "LEFEBVRIANI"

Su segnalazione di Massimo leggiamo:

Intervista a monsignor Luigi Negri: “Voglio una Chiesa meno debole. Combatto l’eugenetica hitleriana”

di Paolo Rodari

mar 28, 2009 il Riformista

È vescovo in una diocesi piccola, quella di San Marino-Montefeltro, ma lotta come un leone in difesa di un cattolicesimo presente dentro la vita degli uomini, la società, e non relegato nelle retrovie. Per certi versi, assomiglia al “leone di Munster”, l’indimenticato monsignor Clemens August Von Galen, vescovo ai tempi del nazismo, che venne fatto cardinale da Pio XII pochi giorni prima della sua morte a motivo dell’indefessa passione per una fede incidente nella società. Quello stesso Von Galen che il 9 ottobre 2005, Benedetto XVI, concludendo la cerimonia della beatificazione di Von Galen, definì come il campione della fede «che non si riduce a sentimento privato» della fede che «non si nasconde» ma che implica «la testimonianza anche in ambito pubblico in favore dell’uomo, della giustizia e della verità».
Don Luigi Negri è questa fede che cerca di trasmettere nella sua diocesi e in Italia.
Un paese dove, purtroppo «pure certi cattolici - racconta al Riformista - sono deboli, fino a riferirsi al Papa o in modo formale oppure addirittura apertamente contestandolo. Arrivano addirittura a interpretare le sue parole fuorviandole».
Il riferimento, ovviamente, è alle varie interpretazioni seguite alla lettera del Papa scritta a vescovi per spiegare la revoca della scomunica ai lefebvriani ma anche agli attacchi che da varie parti del mondo sono giunti addosso al Pontefice per la stessa revoca.
«Occorre più coraggio - dice Negri -. La chiesa spesso è debole perché si pensa che fede e vita debbano essere due sfere separate. Ma non è così. L’aveva capito bene pure Giovanni XXIII chevedeva in questa separazione la tragedia della Chiesa contemporanea».
Negri racconta che ai suoi preti lo dice sempre. Cosa? Che «nel centro commerciale che è l’immagine della nostra società la Chiesa è stata relegata ai piani alti dove distribuisce oggetti religiosi per quella realtà sempre più minoritaria che ha questo bisogno. Invece c’è un altro modo di vivere la fede: annunciare Dio dentro il mondo degli uomini». Anche il vescovo, spiega Negri, ha questo compito primariamente: «Aiutare il popolo a vivere la fede sicché lo stesso popolo sia portatore della fede stessa. Al vescovo non spetta, come molti pensano, organizzare il dialogo con chi non è cristiano.
Al vescovo compete la formazione del popolo il quale, poi, correttamente educato saprà dialogare con tutti. Il vescovo, tanto per fare esempi concreti, non deve chiudere e aprire le moschee. È un problema delle istituzioni. Al vescovo tocca educare il popolo che gli è affidato. E, insieme, al popolo, difendere la fede, i suoi spazi di libertà, i segni della tradizione come sono il crocifisso, il presepe, lo spazio davanti alle cattedrali…».
E ancora: «Lo disse bene Benedetto XVI a Verona: la cultura del nostro popolo si è formata nell’incontro di tra fede e umanità italiana. Un incontro che oggi una parte della società vuole far fuori. La vicenda di Eluana Englaro è esemplare. È un segno tragico della crisi della nostra società. È uno scontro epocale tra quelle che Giovanni Paolo II definì la cultura della vita e cultura morte. Si è sostenuta un’equivalenza tra vita e morte. Si è affermato che la morte è un valore. Non a caso è inquietante la parentela esistente tra la corrente filo eutanasica dei nostri tempi e la tesi fondamentalmente eugenetica hitleriana. Per la Chiesa la vita è indisponibile. Certo, una legge sul fine vita oggi è purtroppo necessaria, ma la scelta che occorre fare è tra il riconoscimento che la vita è sacra e indisponibile, e coloro che invece ritengono che la vita sia disponibile alla volontà del malato, della famiglia, della scienza o della magistratura».

© Copyright Il Riformista, 28 marzo 2009 consultabile online anche qui, sul blog di Rodari.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Grazie a Paolo Rodari per questa bella intervista a Mons. Luigi Negri che apprezziamo molto. Però ci viene il dubbio, che quei pochi vescovi fedeli al Sommo Pontefice Benedetto XVI, che definisce coraggiosi, di fatto lo sono solo a parole.

Non c’è un vescovo o cardinale, incluso il presidente della CEI Bagnasco che celebri una Santa Messa in latino secondo il rito extraordinario nella propria cattedrale. Chi glielo vieta? Che esempio danno ai loro sacerdoti? Vorrei chiedere a Mons. Luigi Negri se dopo un anno e mezzo dal motu proprio abbia istituito la Messa Tridentina in cattedrale e se nel suo seminario ha ricuperato per i suoi seminaristi lo studio del latino e pure un corso di aggiornamento ai suoi sacerdoti per celebrare la Messa Antica.

Non ti sembra che ci sia poca coerenza nei vescovi che si ritengono ubbidienti al Papa? L’amore e ubbidienza che esprimono al Vicario di Cristo deve essere concretizzata con i fatti. Non serve scrivere al Papa una bella lettera di affetto. Purtroppo sono diventati dei semplici amministratori di risorse, dei contabili, e si guardano bene di pascere il loro pascolo.

Noi fedeli abbiamo bisogno di pastori che facciano meno parole e che non si curino della loro carriera, ma che siano pronti al martirio per servire la Chiesa, l’ubbidienza al Papa e diffondere gratuitamente la Parola di Nostro Signore. Se non insegnano ai loro sacerdoti come si può pretendere che siano i fedeli a salvare la Chiesa? Facciano quello che hanno sempre fatto i nostri vecchi: ci hanno portati a Cristo e consegnati alla Chiesa con poche parole ma con l’esempio concreto della loro vita cristiana. E’ questo che chiediamo ai nostri pastori, poche parole ed esempi concreti.

Anonimo ha detto...

Sono della diocedi di San Marino-Montefeltro.

Mons. Negri non ha istituito nessuna Messa tridentina, perché nessuno è dovuto arrivare a chiederla a lui, dal momento che vi sono alcuni giovani sacerdoti che la celebrano (in tre punti diversi della diocesi) settimanalmente.

Mons. Negri non ha ancora celebrato la liturgia antica, ma solo perché non ne è capace. Ha visitato e aiutato però comunità tradizionaliste. Ultimamente, per fale l'ultimo esempio, è stato a Griciliano.

Ad ogni modo, non mi pare che l'obbedienza al Papa si eserciti nell'istituire Messe straordinarie (che io amo molto), ma nell'essere "megafoni" della sua voce, voce del vicario di Cristo.

Sarebbe più facile distruggere tutto, come fecero Bugnini & co., ma così c'è il rischio di buttar via anche il "bambino" con l'acqua sporca.

Ma questo non è nemmeno il metodo di BenXVI, come questo Blog e i suoi autori hanno più volte sottolineato!

Dico anche che oggi, per far cariera, pare che il metodo migliore sia quello di parlare contro il Papa... se Mons. Negri dice certe cose, è perché crede veramente in esse.

sagmarius ha detto...

Il recupero della Tradizione è il presupposto per la rinascita del cattolicesimo.
Occorre ridare alla Verità il suo primato.
E ritornare a insegnare le formule del Catechismo di san Pio X.
E ridare alla messa di San Pio V un posto d'onore.
E mettere all'ultimo posto il dialogo inter religioso e i convegni ecumenici e tornare a insegnare la dottrina di sempre a un popolo ormai scristianizzato.
E insegnare a pregare con la messa di sempre, a inginocchiarsi durante la consacrazione, a comunicarsi solo se in grazia di Dio ecc, ecc.
Per questo ci vuole del coraggio: il coraggio di restare soli.

Anonimo ha detto...

Per volere una Chiesa meno debole, bisogna lavorare bene, e metterci un po' di coraggio, su tutti quegli elementi che all'interno della chiesa hanno contribuito alla sua autodemolizione, anche le posizioni ambigue del Vaticano II di cui ormai parlano anche sac e teologi non tradizionalisti.

Non credo sia sufficiente una visione alla Comunione e Liberazione che e' una miscela esplosiva di potere, economico e religioso.

Quella non e' forza.....

Cordialmente

DANTE PASTORELLI ha detto...

Dove celebrano questi sacerdoti?
Perché è fallito l'esperimento di don Crescimanno? Non l'ho capito.