venerdì 27 marzo 2009
Padre Pizzaballa sul viaggio del Papa in Terra Santa: «Darà coraggio a tutti i cristiani» (Giuliano)
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l’attesa
«Darà coraggio a tutti i cristiani»
DA MILANO
ANTONIO GIULIANO
Nei luoghi in cui Dio fece breccia tra gli uomini resistono muri di separazione tra i popoli, spesso anche invisibili agli occhi dell’opinione pubblica internazionale.
«Ma noi confidiamo molto nella visita del Papa, perché qui in Medio Oriente, nonostante divisioni e contrasti laceranti, ci sono giovani e anziani che non si arrendono al conflitto. E dall’incontro con Benedetto XVI i cristiani troveranno nuove energie per continuare a operare per la pace». Ne è convinto il francescano padre Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terra Santa, presente mercoledì sera a Milano ad un incontro sul tema Pietre vive nella Terra dei muri.
Le ferite dei Luoghi Santi, il ruolo della minoranza cristiana e i possibili risvolti della visita papale sono stati al centro di un dibattito animato anche dalle sollecitazioni di don Roberto Davanzo direttore della Caritas ambrosiana, e di Giuseppe Caffulli, direttore della rivista Terrasanta. «Purtroppo – ha attaccato Pizzaballa – i mezzi di comunicazione non aiutano a comprendere la reale situazione; c’è la tendenza a semplificare e a parteggiare per l’una o per l’altra parte. Bi- sogna tener conto del carattere composito di tutte le società mediorientali». All’interno di mosaici complessi si inserisce la difficile quotidianità dei cristiani. «In Israele – ha continuato il custode – vive il 60% dei cristiani dei Luoghi Santi.
Non hanno problemi economici ma hanno forti problemi d’identità. Diverso è il caso dei cristiani che vivono nei Territori palestinesi: lì la situazione politico-economica è drammatica, per questo uno dei problemi più scottanti è l’emigrazione. Oggi, soprattutto dopo la recente crisi della Striscia di Gaza, la tentazione di emigrare per i cristiani è fortissima, sia in Israele che all’estero.
Molti giovani che vanno a specializzarsi fuori poi non ritornano. E il generale tasso di istruzione molto alto, la conoscenza delle lingue, consente loro di partire con più facilità».
Eppure la presenza cristiana si fa sentire.
«Le Chiese – ha spiegato Pizzaballa – sono da sempre vicine ai problemi della gente di tutte le religioni. Con il nostro consultorio di Betlemme stiamo ora lavorando alle sofferenze che si sviluppano in famiglia. La guerra ha seminato l’odio nei più piccoli e sono in aumento le violenze tra figli e genitori o degli uomini contro le donne... Oltre alle scuole abbiamo creato strutture ospedaliere specialistiche che creano legami con le famiglie. E non si contano le tante iniziative per contrastare la disoccupazione giovanile».
Cresce anche il sostegno a distanza – come i progetti della Caritas ambrosiana – e l’aiuto che viene dai pellegrinaggi, in aumento nel 2008 nonostante l’instabilità della regione. Certo pesa il drammatico e interminabile conflitto.
«È incredibile – ha ammesso Pizzaballa – constatare come ci sia un fondo di verità in entrambe le parti in lotta. E ti disarma sentire israeliani e palestinesi che non credono più nella pace. Le diplomazie e la politica devono far di più. Ma cresce il desiderio di pace: c’è tanta gente che è ormai stanca di questa violenza. La visita del Papa è importante perché sarà di carattere religioso, ma avrà anche ripercussioni politiche. E incoraggerà la minoranza cristiana: non si può tacere il fatto che tra le diverse confessioni si fa fatica a volte a trovare l’unità. Nella sola Gerusalemme ci sono tredici chiese cristiane ognuna con il suo vescovo e la sua giurisdizione... Gli incontri interreligiosi avvengono più tra esterni e non tra autorità locali. E i rapporti ecumenici non toccano la vita in profondità dei fedeli che peraltro vivono tranquillamente insieme. Per questo anche nel programma del Papa c’è la volontà di abbracciare personalmente ognuno di loro: per spronarli a rimanere custodi di una Terra che non è come tutte le altre, perché qui è nata la nostra fede. E per incitarli ad essere ancora pietre vive per abbattere tutti i muri».
© Copyright Avvenire, 27 marzo 2009
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