lunedì 30 marzo 2009

Su preservativi e AIDS, il Lancet ha la memoria corta. Nel 2000 scrisse che i profilattici aumentano del 15% il rischio di contrarre l’HIV (Zenit)


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Su preservativi e AIDS, il Lancet ha la memoria corta

Nel 2000 scrisse che i profilattici aumentano del 15% il rischio di contrarre l’HIV

di Antonio Gaspari

ROMA, lunedì, 30 marzo 2009 (ZENIT.org).

Ha destato scalpore e sconcerto l’editoriale "Redemption for the Pope?" pubblicato dalla rivista britannica The Lancet in cui si sostiene che sui preservativi Benedetto XVI “ha pubblicamente distorto le prove scientifiche” al punto che “non è chiaro se l'errore del Papa sia dovuto ad ignoranza o se sia un deliberato tentativo di manipolare la scienza”.

A queste accuse che anche la BBC ha definito “di una virulenza senza precedenti”, il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, non ha voluto replicare.

Alcune risposte che dimostrano la correttezza delle parole del Papa sono state però pubblicate dal quotidiano “Avvenire” e dalla “Radio Vaticana”.
L’aspetto più paradossale della vicenda è che lo studio in cui si dimostra la limitata efficacia del profilattico quale barriera contro l’AIDS è stato pubblicato proprio da The Lancet nel 2000.
La rivista medica britannica scrisse allora che “il rischio di contrarre il virus HIV usando i preservativi durante i rapporti sessuali è nell’ordine del 15%”.
“Avvenire” (25 e 28 marzo) e “Radio Vaticana” (29 marzo) ricordano che proprio nello studio di John Richens, John Imrie, Andrew Copas, dal titolo “Condoms and seat belts: the parallels and the lessons” pubblicata da The Lancet (Volume 355, Number 9201, 29 January 2000), gli autori sostengono che “il senso di sicu­rezza moltiplica i comportamenti a rischio”.
Riccardo Cascioli su “Avvenire” ha spiegato come “nel caso dei preservativi la responsabilità è di chi sostiene sia­no ‘la’ soluzione definitiva del pro­blema, inducendo perciò un senso di falsa sicurezza che moltiplica i rapporti promiscui, principale cau­sa della diffusione della malattia”.
Lo studio pubblicato da The Lancet mostra che in Africa i Paesi dove il preservativo è più diffuso (Zimbabwe, Botswana, Sudafrica e Kenya) sono anche quelli con i tas­si di sieropositività più alti.

“L’effi­cacia del preservativo – concludo­no i ricercatori – è legata soltanto al reale cambiamento dei compor­tamenti a rischio”.

La limitata efficacia del profilattico è stata confermata da altri studi quali quello di Weller S., Davis K., “Condom effectiveness in reducing heterosexual HIV transmission” pubblicato nel 2002 da Cochrane Database of Systematic Reviews e ampiamente citato al­la Conferenza dell’Onu di Rio de Janeiro nel 2005.
Lo studio in questione mostra che l’utilizzo locale non continuato (a volte sì, a volte no) e non appropriato (condom danneggiati, entrati in contatto con fluidi corporei, indossati troppo tardi, ecc.) tipico nei Paesi in via di sviluppo porta ad un efficacia massima dell’87%.
Su una proiezioni di dieci anni questa percentuale porterebbe fra gli utilizzatori "tipici" ad una percentuale di infezione pari al 75-78 %. Questi risultati sono stati presentati dalla Ward Cates di Family Health International, una Ong statunitense favorevole alla diffusione dei profilattici.
Uno studio presentato nel 1990 sul British Journal of Family Planning mostra che in un test effettuato in Inghilterra nel 52% dei casi, gli utilizzatori del profilattico ne hanno sperimentato la rottura o lo scivolamento.
Ancora su Family Planning Perspective viene citato uno studio di Marga­ret Fishel secondo cui in coppie sposate con un partner sieroposi­tivo, l’uso del preservativo come protezione ha prodotto l’infezione dell’altro partner nel giro di un an­no e mezzo nel 17% dei casi. Perché i preservativi non funzio­nano.
Intervistato da ZENIT, il dott. Marijo Zivkovic, direttore del Centro per la Famiglia di Zagabria (Croazia), ha spiegato che non è affatto vero che il profilattico è un mezzo per prevenire la diffusione del virus dell’HIV.
Come è chiaramente scritto nei libri di testo delle Facoltà di Ginecologia, ha sottolineato il dott. Zivkovic, il profilattico “è un mezzo inefficiente” per prevenire il concepimento, ed è “otto volte più inefficiente nella prevenzione dell’AIDS” perchè una donna “può concepire solo per alcuni giorni ogni mese, mentre può essere infettata ogni giorno”.
Inoltre, ha precisato il direttore del Centro per la Famiglia di Zagabria, la massiccia diffusione di profilattici si basa sulla illusoria e falsa considerazione secondo cui con il condom si può fare “sesso sicuro”, mentre in realtà si sta favorendo la frequenza e la diffusione di “rapporti a rischio infezione”.
Per impedire una maggiore diffusione dell’HIV, il dott. Zivkovic chiede che venga chiarito che il profilattico, se utilizzato con tutte le precauzioni del caso, può al massimo apportare una protezione parziale e incerta.
“Bisogna dire chiaramente – ha ribadito il dottore croato – che anche utilizzando il condom ogni persona rischia di essere infettata dall’HIV”.
“Da un punto di vista scientifico – ha concluso il dott. Zivkovic – la Chiesa ha ragione nel mettere in guardia tutti coloro che pensano che una volta utilizzato il profilattico si è certi di non essere infettati”.

© Copyright Zenit

15 commenti:

Bastardlurker ha detto...

1)Cito da Condoms and seat belts: the parallels and the lessons

Condoms and car seat belts are applied to the human body to save lives. For both, there is an abundance of evidence of benefit to individuals directly exposed to risk.
When evidence of benefit is sought at population level it becomes much harder to show beneficial effects.

Preservativi e cinture di sicurezza sono applicati al corpo umano per salvare vite.

Per entrambi ci sono prove in abbondanza sui benefici per le persone esposte direttamente al rischio.

Quando la prova dell'utilità è cercata a livello di popolazione diventa molto più difficile dimostrare gli effetti benefici.

2)Cosa significa che i preservativi sono efficaci al 80-90%?

Se si osservano 2 gruppi con lo stesso numero di individui e nello stesso lasso di tempo: uno (A) formato da individui che usano sempre il preservativo, l'altro (B) formato da individui che non usano mai il preservativo.

Nel gruppo A formato da individui che usano sempre il preservativo ci saranno l'80-90% in meno di infetti.

Quindi efficacia dell'80-90% non significa che il rischio di contrarre l'HIV è del 10-20%.


3) A fronte di un'efficacia dell'80-90% quando aumenta l'uso dei preservativi a livello di popolazione non si osserva la riduzione di infetti che ci si aspetterebbe.

Questo in base a quella che viene chiamata "compensazione del rischio"

Ironia della sorta lo stesso fenomeno si assiste non solo con i preservativi, ma anche con la disponibilità dei farmaci.

Quindi anche la distribuzione di farmaci magari gratis proposta da SS Benedetto XVI porterebbe ad un aumento dei comportamenti a rischio.

Risk compensation: the Achilles' heel of innovations in HIV prevention? http://www.pubmedcentral..nih.gov/articlerender.fcgi?artid=1397752

Bastardlurker ha detto...

Scusate.

Ecco il link corretto allo studio
Risk compensation: the Achilles' heel of innovations in HIV prevention?

http://www.pubmedcentral.nih.gov/articlerender.fcgi?artid=1397752

quirinus ha detto...

Bastardlurker,

avrai tanto tempo da perdere, i tuoi post sono già generalmente puerili, e passi, ma almeno cerca di non insultare l'intelligenza di chi ti legge.

Non vale nemmeno la pena di contestarti ogni punto, ma la follia del paragone che fai tra medicinali anti-AIDS e preservativi è davvero da ricovero. L'80% di "efficacia" dei preservativi si riferisce all'efficacia presunta di impedire un contagio a seguito di rapporto sessuale. Visto che il comportamento è una singola azione ripetuta molte volte e l'efficacia è inferiore a 100%, in termini di scienze statistiche e di comportamento sociale la presunta efficacia dei profilattici è in realtà pura inefficacia che moltiplica l'epidemia.

L'efficacia dei medicinali anti retrovirali, al contrario, non si misura sulla capacità di rendere "sicuri" i rapporti a rischio, perchè uno mica prende i medicinali prima del rapporto o per andare a prostitute, ma per guarire nelcontesto di una determinata terapia. Non è una "profilassi", ma, appunto, una terapia che tra l'altro si accompagna all'ESCLUSIONE dei comportamenti a rischio che il profilattico incoraggia e moltiplica, perciò stesso accrescendo geometricamente il contagio, come dimostrato incontrovertibilmente dai fatti.

Le due cose sono assolutamente imparagonabili.

Poi c'è il piccolo dettaglio del fatto che dove le comunità cattoliche sono più numerose l'AIDS è meno diffuso, soprattutto in Africa e Asia, più l'altro dettagliuccio che la Chiesa Cattolica assiste il 25% di tutti i malati di AIDS del mondo e quindi qualcosina in merito la saprà. Visto che sei così bravo in inglese, leggiti questo:

AIDS victims in 1987: Philippines 135 / Thailand 112

In 1991 the WHO predicted the Philippines would have 80,000 to 90,000 cases and Thailand 60,000 to 80,000 AIDS victims.

Thailand promoted the use of condoms in massive campaigns where Catholic Philippines promoted 'Abstinence' and 'Be faithful'.

The prognosis of the WHO was wrong for both countries:

1999: Philippines 1,005 / Thailand 755,000 AIDS victims

Source: British Medical Journal, volume 328, April 10th 2004

Matz ha detto...

Basta fare un po' di conti. Con il 90% di efficacia per rapporto si arriva al 34% per 10 rapporti (0.9^10).

Se si moltiplicano i rapporti (ed i partner) si fa presto ad arrivare a probabilità di contagio tutt'altro che basse

Bastardlurker ha detto...

1) Secondo uno studio del Ministero della salute francese (pag.202) il rischio di trasmissione dell'Hiv con un rapporto sessuale non protetto con un partner sieropositivo varia in base al tipo dallo 0.03% allo 0.07% nel caso di rapporto vaginale ricettivo, dallo 0.02% allo 0.05% nel caso di rapporto vaginale insertivo, dallo 0.01% allo 0.185% nel caso di rapporto anale insertivo, e dallo 0.5% al 3% nel caso di rapporto anale ricettivo.

http://www.sante.gouv.fr/pdf/dossiers/sidahop/ch16.pdf

2) C. M. Roland, scienziato esperto del lattice e di­rettore di Rubber Chemistry Land Technology, nel 1992 spiegava in u­na lettera pubblicata dal Washing­ton Times che già nella prevenzio­ne delle gravidanze si registra un 12% di fallibilità malgrado i pori del lattice (5 micron) siano 10 volte più piccoli dello sperma.

Una fallibilità che aumenta esponenzialmente nel caso del virus dell’Aids perché questo ha una dimensione di 0,1 micron, ovvero può facilmente tro­vare un passaggio nel profilattico anche ipotizzando un suo uso ot­timale.

Citazione dall'articolo di Riccardo Cascioli su Avvenire.
http://www.avvenire.it/Mondo/LAids+in+Africa+noi+scienziati+col+Papa_200903260734172630000.htm

Nel 1994 Carey ed altri in uno studio sperimentale sull'efficacia dei preservativi in lattice scrivono:

Thus proper use of latex condoms would result in exposure reduction from HIV of at least 4 orders of magnitude. These findings demonstrated that use of latex condoms can significantly reduce the risk of HIV transmission, but it does not eliminate that risk.

Perciò il corretto uso dei preservativi in lattice comporta una riduzione dell'esposizione all'Hiv di 4 ordini di grandezza ( l'uso del preservativo riduce di 10mila volte il rischio di esposizione all'Hiv ndB).

Questi risultati dimostrano che l'uso di preservativi in lattice può ridurre significativamente il rischio di trasmissione dell'Hiv, ma non eliminarlo.


Effectiveness of latex condoms as a barrier to human immunodeficiency virus-sized particles under conditions of simulated use.
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/1411838

RES IPSA LOQUITUR

Bastardlurker ha detto...

http://edicola.avvenire.it/newsmem/avvenire/20090328/p032803pol2.pdf.0/page/pag_4_3.gif

La correlazione tra percentuale di cattolici che abitano in un paese e numero di infetti non è dimostrata.

Prendiamo due paesi con percentuali quasi uguali e significative:

Congo cattolici 50,49% tasso infetti 3,5%

Angolo cattolici 50,04% tasso infetti 2,1%

Il tasso di infetti è significativamente diverso.


Quale sarebbe il modo corretto per valutare l'impatto dei cattolici sul numero di infetti?

Se in un paese A i cattolici sono l'X%, tra i malati i cattolici sono in una percentuale minore di X...

elena ha detto...

Efficaci all'80-90% in condizioni normali e con un uso corretto
e' sempre bene precisarlo, come e' bene sottolineare che l'Africa non e' l'Occidente

Ma quando mai un farmaco ha una funzione deterrente nel contrarre una malattia??

Benedetto XVI non lo ha mai detto, ha solo ringraziato il presidente del Camerun per la distribuzione gratuita del farmaco....come sotto riportato

"Nel Centro Cardinal Léger, potrò osservare di persona la sollecitudine pastorale di questa Chiesa locale per le persone malate e sofferenti;
ed è particolarmente encomiabile che i malati di Aids in questo Paese siano curati gratuitamente"

ma perche' non leggete cosa dice realmente il Papa?

quirinus ha detto...

"Bastard lurker",

Più che "bastard" ti dovresti chiamare "obtuse" o "silly" o "liar", a seconda se non sai leggere gli articoli che citi o se pensi di poterci prendere in giro quanto al rapporto tra percentuale dei cattolici sulla popolazione e tasso di infezioni in Africa. Vedi di leggere gli articoli che citi, non di estrapolare solo le variazioni statistiche marginali, e forse ti cadranno le fette di salame dagli occhi. Tu citi:

Congo cattolici 50,49% tasso infetti 3,5%
Angola cattolici 50,04% tasso infetti 2,1%

embè? Poi c'è anche, ad esempio:

Guinea Eq. cattolici 93,52 tasso infetti 3,4
Burundi 65,25 tasso 2
Uganda 42,28 tasso 5

e paragona con (ad esempio):
Zimbabwe 16,78 tasso 15,3
Namibia 16,7 tasso 15,3
Sudafrica 6,36 tasso 18,1
Swaziland 5,56, tasso 26,12

e così via, dal che si evince che scostamenti marginali sono ovviamente possibili date le diverse condizioni (governi, stabilità politica, infrastrutture) ma che c'è una evidentissima correlazione inversa (lo sai fare un grafico di correlazione a partire dai dati di quell'articolo?) tra percentuale di Cattolici e tassi di infezione.

Le frescacce che dici non dimostrano proprio niente a tuo favore, perchè il punto è la esponenziale MOLTIPLICAZIONE DEI COMPORTAMENTI A RISCHIO indotta proprio dai preservativi creduti un lasciapassare per la promiscuità.

Molti preservativi = molti comportamenti a rischio = molti contagi. Se sono inefficaci circa una volta su cinque devi moltiplicare il numero dei rapporti a rischio IN PIU' causati dal falso senso di impunità per la percentuale dei fallimenti del preservativo e avrai un primo grafico dell'aumento geometrico del contagio per colpa dei preservativi.

Se vogliamo fare i precisini facciamo un'esercizietto di statistica: prendiamo per buona l'ottimistica stima di efficacia dell'80% (ma l'esperienza dice di meno, dovuto a fattori di maggior stress del lattice in Afica come caldo, sporcizia, stupri etc). L'(in)efficacia si considera sulla base di ogni singolo rapporto. Prendiamo lo scenario "migliore": una coppia con un "partner" infetto che non ha rapporti promiscui con altri ma solo con lo stesso "partner", diciamo una volta a settimana. L'efficacia, non essendo 100% ogni volta, implica una probabilità crescente di infezione ad ogni rapporto tra la stessa persona infetta e il partner, quindi il tasso di "prevenzione" nel nostro caso, già al secondo rapporto scende da 80 a 64%: 0,8x0,8=0,64; alla terza volta abbiamo 0.8 x 0.64 = 0.512, e alle successive andiamo a 0,41, 0.33, 0.26 ... Se quindi l'80% iniziale è vero (ma è ottimistico nelle condizioni reali), è chiaro che la nostra coppia "ideale", "attenta" e sponsorizzata dall'ONU, con solo un rapporto a settimana ha il 99% delle probabilità di trasmettere l'infezione al "partner" sano in poche settimane. Pensiamo a quanto aumentano le probabilità nella realtà, dove i rapporti sono molteplici, spesso più volte al giorno e con "partner" diversi nei contesti più problematici e con l'idea di essere "al sicuro".

Del resto i fatti parlano chiaro (res ipsa loquitur...) dove l'ONU ha imposto il preservativo il contagio è esploso, dove si è puntato su educazione alla famiglia e alla fedeltà, igiene e cure centrate sulla persona e non false "protezioni" per comportamenti suicidi e sudici, il contagio si è ridotto. Per i fatti, per la logica e per la scienza il Pontefice ha ragione: i preservativi aumentano il problema.

luca ha detto...

Bravo BastardLurker ... queste sì che sono parole sante.... peccato non sentirle pronunciate da chi dovrebbe!

Anonimo ha detto...

Io l'aids ce l'ho e gfaccio gli anti virali, non è la prima volta, da 3 mesi circa perrchè i cd 4 erano a 177 e la Viremia era troppo alta e io stavo effettivamente male.
Tutti i vostri numeri, oltre ad essere ridicoli, mi fanno star male, perchè sono saccenti solo di un vostro pensiero condizionato, ognuno per conto proprio ma qui io non so cosa farci. Il brutto è che non lo sapete neanche. Il mio infettivologo che mi segue da 26 anni (smisi nel 1983 di bucarmi), cattolico e praticante padrre adottivo di due tre bimibi mi pare, conosce il problema, ed è a favore del preservativo come me.Io non cietrò alcuna fonte, se non quella che lo Spirito santo mi soffia nel cuore. Il preservativo, detta molto semplicemente, ha salvato e salva la vita di molte persone.

Ciao a tutt, Matteo.
Più di così non posso dire e lo so che per questo mi ringrazierete.

Matteo

quirinus ha detto...

Matteo,

innanzitutto ti esprimo la mia solidarità e preghiera per i tuoi problemi.

Però tieni presente che lo Spirito Santo non si contraddice, e la Chiesa, che è guidata dallo Spirito Santo, ci dice con insegnamento costante e certo - ora confortato dalla scienza - almeno quella non pagata dalle multinazionali del lattice - che i preservativi non sono mai giustificati. La scienza e la logica ci dimostrano che non garantiscono assoluta protezione. Se con animo sereno rileggerai i semplici esempi logici dei post precedenti, vedrai che continuare ad avere rapporti sessuali pensando di non trasmetter o non subire il contagio grazie al preservativo è irresponsabilmente suicida, perchè grazie ai preservativi i comportamenti irresponsabili si molitiplicano e così le vittime.

Perdonami, ma così come avere l'AIDS di per sè non trasforma automaticamente in esperti indiscutibili di come si cura - anzi - dichiararsi "cattolici" non giustifica comportamenti e affermazioni in contraddizione con i fatti, la legge morale naturale, e l'insegnamento dela Chiesa. Se il dottore è cattolico ma dice cose non cattoliche, si sbaglia lui, non il Papa, perchè di per sè è il papa e non il dottore a poter dire cosa è cattolico e cosa non lo è. Essere cattolici significa anche essere pronti a rinunciare ai propri errori se il nostro giudizio erroneo differisce dall'insegnamento certo della Chiesa, per fondare la quale e garantire che ci guidasse alla salvezza nella verità Nostro Signore ha sofferto una dolorosa Passione e morte di Croce.

Il preservativo è una delle principali cause della trasmissione per via sessuale del contagio, e la Chiesa semplicemente non può, anche se lo volesse, cambiare la verità naturale e rivelata sulla sessualità creata. Non è una decisione arbitraria del Papa. E' semplicemente una verità che lui può solo ripetere e noi cercare di informarci e formarci per capire meglio come la Chiesa si giunta ad un certo insegnamento.

E anche presumere che il Papa parli senza aver studiato il problema con l'aiuto di chi si ne occupa è per lo meno insultante nei confronti del Papa, soprattutto se si pensa che la Chiesa cura in quarto di tutti i malati di AIDS del terzo mondo, e quidi qualcosina del problema la sa anche il Papa, direi.

Anonimo ha detto...

Prima di tutto grazie per la solidarietà Quirinus e per l'impegno che metti nel tuo argomentare le tue idee, e bada bene, lo scrivo con tutte le buone intenzioni del caso, neanche nelle mie virgole c'è un briciolo d'ironia. Questo mi basta. Però non posso dirti che per la tua bella lettera ora la penso come te ed è vero che avere l'Aids, come tu scrivi, non offre alcun binocolo ulteriore per capire come stanno le cose. Pensassi questo sarei un bel fesso! Anche qui la faccio breve Quirinus. Posso non essere d'accordo con il Papa, sull'uso del "lattice" intendo, e sperare ugualmente nel perdono di Cristo attraverso il grandissimo dono della confessione, della santa messa, del rosario e dell'Eucarestia quotidiana, unica salvezza di tutti i miei peccati per la Resurrezione Eterna? Io penso di si pur essendo come dici tu, nell'"errore". E non è detto che tu sbagli. ma sarei doppiamente vigliacco e falso non scrivere quello che penso.

Un abbraccio, Matteo.

quirinus ha detto...

Matteo,

grazie per la tua risposta, caritatevole anche nel disaccordo. Perchè non resti alcun dubbio tra noi, sappi che io non presumo affatto di giudicare lo stato dell'anima tua e il tuo destino eterno, perchè solo Dio legge il cuore e io ho già abbastanza da lavorare su me stesso per non finirci io, all'inferno!

Quello che però posso - e anzi, come battezzato DEBBO - fare è seguire il comando di Gesù e evangelizzare e correggere fraternamente ove necessario. Proprio perchè in Cristo io ti voglio bene anche senza conoscerti, ma per il solo fatto che la tua e la mia carne sono la stessa Carne di Cristo che patì per noi lasciandoci un esempio e riaprendo le porte del Paradiso, è mio dovere avvertire l'errante dell'errore (il che non toglie che io stesso possa essere errante a mia volta su altro).

Se con piena avvertenza e deliberato consenso - cioè con intenzione malvagia - uno viola gravemente il comando di Dio e la dignità della persona in esso, e deliberatamente rigetta l'insegnamento della Chiesa, allora sì, l'anima è in pericolo, e spesso anche il corpo, come si vede dalle conseguenze dei comportamenti disordinati. Poi, come dice Dante, "nè pentere nè volere insieme puossi per la contradizion che nol consente", non si può spere nel perdono in confessione se si intende rifare ciò per cui si chiede misericordia, perchè la condizione del perdono è il pentimento e la risoluzione di non commettere più ciò che ci ha separato da Dio.

Ma io non so cosa c'è nel tuo cuore, e magari Dio perdonerà a te che sei sincero quello che non perdonerà a me che presumo di dire a un altro cosa fare. Mi conforta solo la certezza di non star ripetendo mie idee, ma quello che ho ricevuto dagli Apostoli che si sono succeduti per 20 secoli.

Per questo ti esorto in ginocchio di pregare su questo problema, e studiare perchè la Chiesa insegna quello che insegna sul problema dell'AIDS, e vedrai che ancora una volta, grazie allo SPirito che illumina la ragione, essa ha ragione e il mondo torto.

In ogni caso ti prego di pregare per me, come ti assicuro io farò per te.

Anonimo ha detto...

Non c'è saccenza nelle tue parole Quirinus, capisco che mi giungono supportate e planate dallo Spirito santo, come intuisco tutta la tua buona volontà. Privo di ogni benchè minima incertezza pregherò Cristo per te, come anch'io ti chiedo che tu lo faccia per me.

Ciao, Matteo.

Bastardlurker ha detto...

CITO
La nostra coppia "ideale", "attenta" e sponsorizzata dall'ONU, con solo un rapporto a settimana ha il 99% delle probabilità di trasmettere l'infezione al "partner" sano in poche settimane.

Sei proprio fuori strada.

L'incidenza di infezione da Hiv per chi usa sempre il preservativo è di 1.14 casi per 100 persone/anno.

Condom effectiveness in reducing heterosexual HIV transmission
http://www.who.int/entity/rhl/hiv_aids/cd003255/en/index.html

Anche se l'efficacia del preservativo fosse il 100%, comunque la gerarchia cattolica ne vieterebbe l'uso perché il divieto non si basa su dati scientifici.