martedì 31 marzo 2009

Nuova enciclica: sfida alla povertà dei ricchi (Accattoli)


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Nuova enciclica: sfida alla povertà dei ricchi

di Luigi Accattoli [31 marzo 2009]

Caro direttore, la crisi economica sarà sempre di più al centro della preoccupazione del Papa e della Chiesa nei prossimi mesi per i quali si preparano iniziative e pronunciamenti sociali di grande rilievo.
Domenica il Papa, in visita alla Magliana, è tornato a invitare i cristiani ad «andare incontro alle attese dei più poveri» come primo criterio nell'affrontare l'emergenza, mentre i vescovi italiani stanno preparando il lancio di una grande "colletta"nazionale per istituire un «fondo di garanzia per le famiglie in difficoltà».
La preoccupazione per le conseguenze della crisi sulla vita delle persone più indifese ha segnato fortemente la predicazione svolta da Benedetto XVI durante il viaggio africano e sappiamo da lui stesso che marcherà l'enciclica sociale, che era già pronta e che sta riscrivendo per adeguarla a questa congiuntura. Ma anche la Chiesa italiana è attenta a questo fronte della propria testimonianza.
Si tratta - ha detto lunedì della scorsa settimana il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, aprendo il Consiglio permanente - di «stare dalla par- te delle persone reali, delle famiglie, dei lavoratori, degli indigenti » e di sollecitare tutti, autorità e imprenditori, a dare una "preferenza ragionata" alla salvaguardia dei posti di lavoro. Nel fare questo richiamo Bagnasco ha potuto appoggiarsi a quanto aveva detto Papa Ratzinger all'Angelus del 1° marzo, quando - proprio in riferimento a situazioni di crisi dell'occupazione in Italia, dai tessili di Prato alla Fiat di Pomigliano d'Arco, al territorio del Sulcis Iglesiente - aveva fatto appello a un «comune e forte impegno » in quella direzione, ricordando che «la priorità va data ai lavoratori e alle loro famiglie».
Anche la periferia di Roma risente della mancanza di lavoro e domenica alla Magliana il Papa ha parlato così: «In questo nostro tempo, segnato da una generale crisi sociale ed economica, molto meritevole è lo sforzo che state compiendo, attraverso soprattutto la Caritas parrocchiale e il gruppo di Sant'Egidio, per andare incontro, come è possibile, alle attese dei più poveri e bisognosi».
Alla Magliana era in questione il soccorso spicciolo a chi ha «il problema della spesa», come si esprime abitualmente il cardinale Bagnasco. Ma in altre occasioni il Papa ha invitato a dare un respiro strategico ai rimedi da apportare alla crisi economica, lanciando il motto «mettere i poveri al primo posto».
«Non basta - aveva detto il 1° gennaio - porre rattoppi nuovi su un vestito vecchio: mettere i poveri al primo posto significa passare decisamente a quella solidarietà globale che già Giovanni Paolo II aveva indicato come necessaria, concertando le potenzialità del mercato con quelle della società civile, nel costante rispetto della legalità e tendendo sempre al bene comune». A chi fosse tentato di obiettare che alla Chiesa non spetta occuparsi di questioni macroeconomiche, il Papa anticipava questa risposta: «Gesù Cristo non ha organizzato campagne contro la povertà, ma ha annunciato ai poveri il Vangelo, per un riscatto integrale dalla miseria morale e materiale. Lo stesso fa la Chiesa, con la sua opera incessante di evangelizzazione e promozione umana».
Potrebbe usare queste stesse parole il cardinale Bagnasco se qualcuno trovasse eccessivo l'impegno che la Chiesa italiana si sta assumendo sul fronte dell'aiuto alle famiglie travolte dalla crisi. Oggi, infatti, sarà annunciata l'indizione di una colletta di straordinaria dimensione da fare nelle chiese di tutta Italia a fine maggio per costituire un fondo di garanzia con il quale soccorrere le famiglie che restano senza lavoro e che hanno almeno tre figli a carico. È una mossa audace che metterà alla prova la tenuta economica e la capacità organizzativa della Conferenza episcopale e che certamente le guadagnerà la gratitudine di chi viene oggi a trovarsi nell'estrema necessità. Il cardinale Bagnasco quando l'ha annunciata si è mostrato consapevole della posta in gioco: «La nostra gente sappia che i Vescovi le sono decisamente vicini e che la nostra Chiesa non ha altra ambizione che curvarsi sui più bisognosi, e interpretare in prima persona e senza risparmio nella situazione data la parabola del buon Samaritano».

© Copyright Liberal, 31 marzo 2009 consultabile online anche qui.

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