sabato 28 marzo 2009

Papa Ratzinger e il carisma papale (Baget Bozzo)


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Su segnalazione di Elisabetta leggiamo questo articolo di Baget Bozzo per Panorama.
Viene omessa una frase che si basa su dati inesatti
.
R.

Ratzinger e il carisma papale

GIANNI BAGET BOZZO

Questo Papa non finirà di stupirci.
Ha mandato ai vescovi cattolici non una enciclica dottrinale ma una predica apostolica. Ha dichiarato che nell’opposizione alla cancellazione della scomunica ai vescovi lefebvriani ha incontrato una risposta di vero odio episcopale che aveva per oggetto la comunità di Econe, ma che estendeva questo medesimo odio verso il Papa. È come se la fraternità di San Pio X fosse divenuta un capro espiatorio, il termine dell’identificazione di correnti episcopali nella loro concezione della Chiesa.
L’opera del cardinale Joseph Ratzinger, continuata in quella di Benedetto XVI, era dimostrare che vi era stata una divisione nella Chiesa nella recezione del Concilio Vaticano II. C’era chi lo pensava nella continuità della tradizione, uno sviluppo di elementi già in essa contenuti; c’era chi lo pensava come un nuovo inizio, una rottura con la Chiesa della controriforma, un progetto di Chiesa diverso da quello fondato sulla continuità della tradizione cattolica. Come Papa Benedetto ha potuto compiere quello che come cardinale aveva iniziato, cioè stabilire la validità della Chiesa della tradizione nella sua realtà più evidente: la liturgia dei due millenni. E con questa prospettiva poteva offrire a quanti avevano visto prevalere nella propria comunità cattolica la tesi del concilio come rottura una via di ritorno all’unità della Chiesa, confermata nella sua tradizione perenne.
La posizione di Benedetto XVI è quella di Paolo VI e di Giovanni Paolo II, pone il primato petrino espresso nel papato romano al vertice della Chiesa come espressione della sua capacità miracolosa e misteriosa di unire spazi e tempi diversi nell’unità della tradizione. Il Papa ha parlato con un linguaggio così forte perché è in gioco la funzione stessa del papato nella continuità del carisma conferito a Pietro e ai suoi successori di unire la Chiesa nella sua identità di corpo di Cristo.
Nei commenti seguiti a questo testo si è scritto che il Papa è solo di fronte a un dissenso che ha avuto proporzioni tali da coinvolgere anche il rapporto tra Chiesa ed Ebraismo, su cui Ratzinger aveva tanto operato in fedeltà alla lettera conciliare. Il Papa si è rallegrato di avere avuto nella crisi la solidarietà degli amici ebrei, che hanno compreso il ruolo del papato per la comprensione dei rapporti fra Chiesa ed Ebraismo. Nessuno ha contribuito nella transizione conciliare a mantenere l’unità della Chiesa nella tradizione e il carisma petrino nella sua universalità quanto Ratzinger-Benedetto.
omissis
Benedetto ha parlato il linguaggio che la Chiesa cattolica deve parlare se vuole rimanere Chiesa cattolica. Perciò non ha senso parlare di solitudine all’uomo a cui il popolo cattolico deve tanto. E che, proprio nel momento in cui un banale incidente di comunicazione creava tanto tumulto, ha mostrato di saper parlare il linguaggio del carisma papale con il tono di un profeta che ammonisce gli spiriti e i cuori, esorcizzando l’odio in essi presente.

© Copyright Panorama del 20 marzo 2009

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