martedì 16 giugno 2009

Il Papa a San Giovanni Rotondo: lo speciale di Avvenire


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Casa Sollievo scienza e preghiera

DA SAN GIOVANNI ROTONDO

GIULIO SIENA

Anche i malati e il personale della Ca­sa Sollievo della Sofferenza si prepa­rano a ricevere la visita di Benedetto XVI. Un evento destinato a scrivere una nuo­va pagina della storia di questo luogo di do­lore e di speranza. «L’ospedale – spiega l’arci­vescovo eletto di Lecce, Domenico D’Am­brosio, amministratore apostolico di Man­fredonia- Vieste-San Giovanni Rotondo – è la grande realizzazione della carità di san Pio. E il Papa verrà anche qui a offrire una parola di speranza e un incoraggia­mento a quanti operano se­condo l’idea di Padre Pio, che ha fatto dell’ospedale un 'tempio di preghiera e di scienza'».
Inaugurata da Padre Pio il 5 maggio 1956 come clinica privata di 250 posti letto, la Casa Sollievo della Soffe­renza ha ottenuto nel 1971 il primo riconoscimento giuridico come fondazione di religione e di culto senza scopo di lucro. Successiva­mente ha assunto la quali­fica di ospedale provincia­le e quindi di ospedale ge­nerale regionale, provvedimento che ne ha determinato l’inserimento nel Sistema sani­tario nazionale. La natura giuridica dell’o­spedale è quella di ente privato, di proprietà della Santa Sede, che eroga un servizio pub­blico.
Dal 1991 è riconosciuto come istituto di rico­vero e cura a carattere scientifico per cui si occupa anche di ricerca, in particolare nel set­tore della genetica e delle malattie eredo-fa­miliari. Trova così completa attuazione il di­segno profetico di Padre Pio che ad un anno dall’inaugurazione annunciava il raddoppio dell’ospedale e l’apertura di un «Centro di stu­di intercontinentale» per stimolare i sanitari a perfezionare la loro cultura professionale e la loro formazione cristiana.
L’ospedale dispone oggi di mille posti letto suddivisi tra 26 reparti medici e chirurgici, 50 specialità cliniche con un «catalogo» di circa 4.300 prestazioni diagnostiche e terapeuti­che, alcune delle quali si possono eseguire in pochi altri centri di eccel­lenza in Italia. Vi lavorano complessivamente 2.600 di­pendenti, fra cui 500 medi­ci e un centinaio di ricerca­tori. «Quest’opera, se fosse solo sollievo dei corpi, sa­rebbe solo costituzione di una clinica modello, fatta con i mezzi della vostra ca­rità, straordinariamente ge­nerosa. Ma essa è stimolata e incalzata ad essere richia­mo operante all’amore di Dio, mediante il richiamo della carità», aveva detto Pa­dre Pio il 5 maggio 1957. E aggiungeva: «Dobbiamo completare la sistemazione di quest’opera perché essa diventi tempio di preghiera e di scienza, dove il genere umano si ritrovi in Ge­sù crocifisso come un solo ovile sotto un so­lo pastore». Ecco, quindi, che in questo luo­go tutto il personale è chiamato ogni giorno a rendere testimonianza di un servizio di ca­rità operosa e fattiva verso i sofferenti.

© Copyright Avvenire, 16 giugno 2009

Rimarrà esposto fino a settembre il corpo di Padre Pio. In un anno già sei milioni di fedeli sono passati davanti alla teca del santo dove pregherà anche il Papa

San Giovanni Rotondo: fedeli in preghiera davanti al corpo di san Pio da Pietrelcina

L’ostensione un evento di fede

DA SAN GIOVANNI ROTONDO

GIULIO SIENA

La visita di Benedetto XVI avviene in con­comitanza con l’ostensione delle spo­glie di Padre Pio, iniziata il 24 aprile del­lo scorso anno e che si chiuderà il 23 settem­bre, con le celebrazioni per il 41° anniversa­rio della sua morte. Fino a oggi si calcola che una folla di oltre sei milioni di devoti e figli spi­rituali di san Pio da Pietrelcina sia passata da­vanti alla teca di cristallo che contiene le sue spoglie mortali per un momento di preghie­ra. Ciascuno, di fronte al corpo del santo cap­puccino, ha confidato le proprie ansie e preoccupazioni e a lui ha chiesto con fiducia aiuto e protezione.
Non sono certo mancati i curiosi, soprattut­to turisti dalle vicine località del Gargano, at­tratti dalla notorietà mondiale di quest’umi­le frate francescano. E, se da più parti si cer­ca di offrire una valutazione di questo feno­meno, ci si rende conto della difficoltà di da­re risposte a una dinamica che può essere let­ta solo alla luce della fede. Un carisma, quel­lo di san Pio da Pietrelcina, che non si è e­saurito con la sua morte terrena, ma al con­trario si è ampliato sempre più.
«Il segreto di una così vasta risonanza è sicu­ramente da ricercare nella totale immersio­ne di Padre Pio nel mistero della Croce», ave­va scritto l’8 marzo 2003 Giovanni Paolo II nella sua lettera autografa all’allora arcive­scovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, Domenico D’Ambrosio (oggi am­ministratore apostolico della diocesi puglie­se).
E, all’omelia della celebrazione del 24 a­prile 2008, il cardinale José Saraiva Martins, prefetto della Congregazione delle cause dei santi, aveva sottolineato che «la presenza del corpo di Padre Pio ci invita anzitutto a una memoria: guardando le sue spoglie mortali, noi ricordiamo tutto il bene che egli ha com­piuto in mezzo a noi. Il suo corpo insieme con l’anima è stato concretamente immagine di Dio, tempio dello Spirito Santo, 'luogo' in cui Gesù ha manifestato la sua gloriosa passione». La prima sessione della ricognizione canoni­ca del corpo di san Pio è iniziata al sera del 2 marzo dello scorso anno, alla presenza del Tribunale ecclesiastico, presieduto dall’arci­vescovo D’Ambrosio. Per quarant’anni la tomba era rimasta chiusa e sigillata da un blocco monolitico di marmo azzurro, rimos­so solo pochi giorni prima. Con ganci e cor­de la cassa d’acciaio è stata portata alla luce tra gli applausi dei fedeli che hanno parteci­pato a quell’atteso momento: Padre Pio era tornato tra i suoi confratelli e i suoi figli spi­rituali. La lamina di copertura della bara è sta­ta aperta poco prima della mezzanotte. Mi­gliaia di gocce d’acqua si erano condensate sul cristallo rendendo difficoltoso il ricono­scimento dello stato del corpo. I trattamenti per la sua conservazione sono avvenuti in un una stanza attigua appositamente predispo­sta.
Le operazioni si sono concluse il 23 aprile, mentre il giorno successivo è iniziato il gran­de pellegrinaggio per venerare le spoglie mor­tali di san Pio. E ciò che ha caratterizzato l’in­contro dei fedeli con quel corpo esposto nel­la teca della cripta del Santuario di Santa Ma­ria delle Grazie è stato la compostezza, il si­lenzio e il rispetto del luogo. Il sistema delle prenotazioni dei pass di ingresso alla cripta ha regolato il flusso delle visite e alleggerito le difficoltà legate ai tempi di attesa anche per coloro che sono giunti a San Giovanni Ro­tondo senza una preventiva prenotazione.

© Copyright Avvenire, 16 giugno 2009

DA SAPERE

Così si accede alla cripta

Fino al 23 settembre l’accesso alla cripta che custodisce il corpo di san Pio da Pietrelcina sarà regolato – limitatamente ai giorni di sabato e domenica – da una preventiva prenotazione da effettuarsi presso l’Ufficio accoglienza pellegrini del Convento dei Cappuccini. (telefono 0882.417500; fax 0882.417555).
I « pass » , sia per i singoli sia per i gruppi organizzati, sono distribuiti gratuitamente e permetteranno un accesso preferenziale. I non prenotati potranno raggiungere la cripta seguendo le indicazioni poste sul sagrato del Santuario. Negli altri giorni della settimana, da lunedì a venerdì, resteranno aperti e liberi entrambi i percorsi. (G. Sie.)

© Copyright Avvenire, 16 giugno 2009

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