Domenica il Papa incontrerà i giovani del Gargano (Cavallini)

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l’incontro

Giovani, abbraccio «missionario»

Alberto Cavallini

Tanti giovani del Gargano hanno vissuto quest’anno «un mo­mento forte, oltre le paure per­sonali ». Sono stati «convocati» nel san­tuario del santo di Pietrelcina dall’am­ministratore apostolico dell’arcidioce­si, Domenico D’Ambrosio, in occasio­ne della conclusione dell’«Agorà dei giovani italiani», il 30 maggio scorso. Quasi una prova generale di quello che sarà l’incontro col Papa di domenica prossima.
Qui, da settembre 2008, ha preso cor­po la proposta-progetto pastorale del­l’arcivescovo D’Ambrosio incentrata su «Giovani e famiglie in missione».
Cen­todieci seminaristi teologi del Semina­rio regionale di Molfetta, insieme con 40 educatori del Centro vocazionale re­gionale, ospitati nelle parrocchie e nel­le famiglie, hanno animato l’inizio del­l’anno pastorale con la missione nelle piazze e nei paesi dell’arcidiocesi in­contrando i ragazzi, soprattutto la sera, in locali, piazze, spiagge, dove è stato gettato il seme dell’Annuncio. Per la «Missione Giovani» sono state rappre­sentate in tante piazze opere teatrali i­spirate ai grandi testimoni del Vangelo di ieri e di oggi: Paolo di Tarso, Chiara di Assisi e Teresa di Calcutta.
Naturalmente sono state intraprese tante iniziative per preparare i giovani all’incontro col Papa.
Si è trattato di un anno di annuncio motivato dall’urgen­za di raggiungere le nuove generazioni, specie i «lontani». I valori della fede, del­la persona, della testimonianza, della partecipazione e del dialogo sono stati approfonditi dal punto di vista artisti­co ma anche antropologico e sociale. «La presenza laicale è importante nel cammino di conversione pastorale – ha sottolineato D’Ambrosio –, perciò sia­mo tutti impegnati a continuare la mis­sione e l’annuncio senza disperdere la preziosa esperienza dell’anno maria­no- missionario e della visita pastora­le».
Per i giovani locali, dopo il triennio dell’Agorà e nell’anno dedicato alle di­mensioni culturale e sociale non pote­va esserci una conclusione migliore.

© Copyright Avvenire, 16 giugno 2009