venerdì 19 giugno 2009
Papa Ratzinger ha rinnovato la Curia più di Wojtyla ma nei ruoli chiave nulla è cambiato (Bevilacqua)
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PRIMO PIANO
Curie e Curiali
Ratzinger ha rinnovato la Curia più di Wojtyla ma nei ruoli chiave nulla è cambiato
Di Andrea Bevilacqua
Un ben scritto e puntuale articolo di Avvenire nell'edizione dell'altro ieri ha voluto fare il punto sulla situazione della Curia Romana passati quattro anni dall'elezione di Joseph Ratzinger.
E, soprattutto, ha voluto dire forte e chiaro un concetto: il Papa tedesco nelle nomine di Curia, ovvero nelle nomine dei capi dicastero della Santa Sede, ha lasciato il segno, si è mosso a dovere rinnovando il Vaticano più di quanto lo rinnovò Carol Wojtyla nei suoi primi anni di Pontificato.
Davvero? Sì, è vero.
Le cose, dati alla mano, stanno così. Eppure occorre qualche precisazione. E cioè dire che se è vero che Ratzinger di nomine ne ha fatte parecchie, è anche vero che per molti, soprattutto tra coloro che lavorano all'interno della stessa Curia Romana, queste nomine non hanno significato quel rinnovamento e quel «rinverdimento» da più parti auspicato allorquando, nella Via Crucis che precedette il conclave del 2005, il cardinale Ratzinger scosse gli uomini di Chiesa dicendo: «Quanta sporcizia c'è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a Lui».
Parole che vennero lette come una promessa di un'azione prossima futura, nel caso i padri conclavisti avessero scelto l'allora Prefetto della Dottrina della Fede quale loro nuovo Pontefice.
Alcune nomine, infatti, ad esempio William Y. Levada, Leonardo Sandri, Ivan Dias, Claudio Hummes , sembrano essere state dettate più che altro da logiche geografiche: occorreva portare un nordamericano, due sudamericani e un asiatico a Roma. Altre, invece, sembrano essere state messe in campo dalla necessità - ovviamente non disprezzabile di «promuovere» al fine di «liberare» posti cruciali.
Non è certamente facile governare a dovere la Curia Romana. Molto dipende, soprattutto dalla riforma della stessa Curia promossa da Paolo VI in poi, da come lavora la Segreteria di Stato.
Un dicastero che da tempo pare necessitare, anch'esso, di rinnovamento nelle seconde fila.
Anche se, a bene vedere, a parte la partenza per l'Ordine di Malta (ne è divenuto pro-patrono) del potente arcivescovo Paolo Sardi, nulla è cambiato.
La medesima sorte della Segreteria di Stato sembra riguardare due altri snodi davvero fondamentali per un buon governo di Curia: lo Ior e la Congregazione dei Vescovi.
Nella Banca Vaticana, organismo che non naviga certo in buone acque dopo la pubblicazione dell'archivio Dardozzi all'interno del libro di Gian Luigi Nuzzi «Vaticano S.p.A», Angelo Caloja sembra destinato a concludere interamente e dunque a rimanere fino al 2011.
E con lui monsignor Piero Pioppo, ovvero l'ex segretario particolare dell'ex segretario di Stato Angelo Sodano, da qualche mese divenuto inspiegabilmente «prelato dello Ior», una carica da tempo caduta in disuso ma rispolverata in pochi giorni appositamente per lui.
Nella Congregazione dei Vescovi al proprio posto almeno fino a gennaio del 2010 rimane il cardinale Prefetto Giovanni Battista Re.
Le nomine dei vescovi sono uno snodo cruciale e, evidentemente, le ultime gestioni non certo felici di alcune situazioni, caso di Linz in testa, stanno passando senza fare troppi danni. Almeno nella stessa Congregazione che decide le nomine dei Vescovi.
© Copyright Italia Oggi, 19 giugno 2009 consultabile online anche qui.
Non commento ma sottolineo (in rosso) :-)
Ribadisco cio' che scrissi nel post che riporta l'articolo di Gianni Cardinale: alla curia manca la nomina fondamentale...il "Ratzinger di Ratzinger" :-)
R.
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2 commenti:
......... il Ratzinger di Ratzinger?.........
Si, anche. Ma i Ratzinger sono - più che rari - unici. E visto che c'è già un Ratzinger, potrebbe anche bastare - se.......
E non tutti i secoli sono benedetti da un Ratzinger, o da un Bellarmino, o da un Gregorio Magno.
Ciò che manca di più è un Pacelli di Ratzinger. Ahimé, quanto manca!
:-))))
R.
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