venerdì 23 ottobre 2009

Il Papa e gli Anglo-Cattolici: il commento di Benny Lai


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Benny Lai

È la prima volta che accade, almeno a memoria d'uomo.
È la prima volta che un documento di notevole importanza, come la costituzione apostolica relativa all'ingresso degli ecclesiastici anglicani nella Chiesa di Roma, viene pubblicamente ufficializzato prima della sua completa messa a punto. Un gesto che non può essere spiegato con la battuta data ai giornalisti nel corso della conferenza stampa del portavoce vaticano, il gesuita padre Lombardi: «Siamo stati più svelti di voi».
Tanto più che, a illustrare l'imminente provvedimento riguardante il passaggio al cattolicesimo di preti e vescovi anglicani, anche sposati, è stato il prefetto del Sant'Offizio, il cardinale americano William Joseph Levada. Altro che il "carabiniere" della Chiesa, come chiamavamo un tempo il terribile Alfredo Ottaviani. Ma neppure il suo successore, poi divenuto papa, Ratzinger appunto, ha mai indetto una conferenza stampa per presentare una "nota informativa" circa le intenzioni della Chiesa pure se imminenti.
Da qui la prima supposizione, e cioè che l'annuncio della mano offerta agli anglicani tradizionalisti (un gruppo dei quali ha chiesto da diversi mesi di far parte della Chiesa cattolica) sia un'abile mossa in vista dei colloqui con i lefebvriani che avranno inizio il prossimo lunedì. In sostanza un'intelligente precauzione al fine di evitare le rimostranze che si ebbero quando Benedetto XVI restituì validità alla messa in latino e successivamente aprì le porte del perdono ai quattro vescovi creati da Lefebvre, ignorando che uno di loro negava la Shoah.
Una seconda supposizione, viceversa, è connessa alla possibilità che l'annuncio vada ben oltre gli anglicani tradizionalisti (per tradizionalisti si intendono coloro che non amano il sacerdozio femminile o omosessuale), come ha lasciato capire uno di loro il quale, dopo aver commentato con gioia «l'atto di grande bontà del Santo Padre», non ha escluso che possano esservi anche altri ecclesiastici pronti a passare tra le file cattoliche.
Del resto, la nota del Sant'Offizio che anticipa il documento giuridico della Santa Sede è logicamente pieno di lacune, nel senso che dopo aver dato notizia dell'istituzione di una particolare struttura - un Ordinariato governato da un Ordinario eletto dal clero già anglicano - e del fatto che i sacerdoti sposati potranno esercitare come già si usa fare nel clero orientale, mentre i vescovi - se sposati - dovranno rinunciare alla dignità episcopale, non aggiunge altro. Non è stato detto, ad esempio, in quale numero sono questi ex anglicani, come saranno organizzati, cosa avverrà dei seminaristi sposati. Particolari forse lasciati in sospeso per ascoltare - e questa è un'altra supposizione - il parere degli anglicani tradizionalisti.
Comunque è un dato di fatto che l'inaspettata anticipazione della mano tesa agli anglicani (tale da far dichiarare «sorpreso» persino il primate della Chiesa d'Inghilterra, l'arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams) testimonia da un lato l'irreversibilità dell'impegno ecumenico del concilio Vaticano II e dall'altro la validità dell'apparato vaticano che era apparso un minimo appannato.

© Copyright Il Secolo XIX, 22 ottobre 2009

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