martedì 19 maggio 2009

Dai cattolici di lingua ebraica una testimonianza di unità. Benedetto XVI li ha salutati a Nazaret (Osservatore Romano)


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Benedetto XVI li ha salutati a Nazaret evidenziando come siano «un richiamo alle radici ebraiche della nostra fede»

Dai cattolici di lingua ebraica una testimonianza di unità

La sfida per la Chiesa della Terra Santa, formata da una maggioranza araba, da stranieri e da un piccolo gregge di lingua ebraica, è di dare la testimonianza di un corpo di Gesù unico e unito.
Ne è convinto padre David Neuhaus, vicario del patriarca latino di Gerusalemme per le comunità cattoliche di espressione ebraica. Nominato poco più di un mese fa, questo gesuita quarantasettenne di origini tedesche, convertitosi dall'ebraismo, ha accolto con gioia l'affettuoso saluto rivolto ai "suoi" fedeli da Benedetto XVI durante i vespri celebrati giovedì scorso, 14 maggio, nella basilica dell'Annunciazione a Nazaret. Nel "luogo dove Gesù stesso crebbe fino alla maturità e imparò la lingua ebraica", il Papa aveva infatti evidenziato come queste piccole comunità cattoliche siano per tutta la Chiesa "un richiamo alle radici ebraiche della nostra fede".
Si tratta di comunità nate dalla confluenza di tre elementi: il primo è rappresentato da quegli ebrei venuti durante la grande emigrazione dall'Europa, che portarono anche i famigliari cattolici: coppie miste, formate in prevalenza da un uomo laico ebreo e da una donna cattolica. Il secondo da quei cattolici di origine ebraica che hanno scoperto la loro appartenenza al popolo ebraico in seguito alla Shoah. Infine, quello costituito da quei cattolici che, dopo l'Olocausto, hanno visto quanto fosse importante essere solidali con il popolo ebreo.
Nel 1995 alcuni di essi hanno dato vita all'opera di San Giacomo, con sacerdoti, religiose e laici per creare, prorio in Israele, una Chiesa nel cuore della società ebraica. La loro vita infatti è scandita dalla cultura della società locale, anche la liturgia è in ebraico, come la musica e il rispetto del calendario ebraico.
In tale contesto assume particolare importanza il rapporto con la maggioranza assoluta dei cristiani in Terra Santa, che sono arabi. Entrambe queste realtà, infatti, fanno riferimento al patriarcato latino di Gerusalemme. "È molto importante - commenta padre Neuhaus - che i capi della Chiesa diano segni di unità, perché nella vita quotidiana non ci sono tante opportunità di incontrarci e nelle occasioni come quella del viaggio del Papa si deve dare una testimonianza dell'unità alla nostra società che è molto divisa".
Del resto - come ha ricordato Benedetto XVI parlando domenica scorsa al Regina caeli del recente pellegrinaggio - la Terra Santa costituisce un "microcosmo che riassume in sé il faticoso cammino dell'umanità verso il Regno di giustizia, di amore e di pace"; un luogo che è diventato un ""quinto Vangelo", perché qui" è possibile "vedere, anzi toccare la realtà della storia che Dio ha realizzato con gli uomini".
Il Papa ha anche spiegato che oltre a essere un servizio all'unità dei cristiani, al dialogo con ebrei e musulmani, e alla costruzione della pace, la sua è stata soprattutto "una visita pastorale ai fedeli che vivono là".
In Israele e nei Territori palestinesi la Chiesa è costituita dal patriarcato latino di Gerusalemme, dall'assemblea degli ordinari di Terra Santa - con le Chiese orientali greco-melkita, maronita, armena, sira e caldea - e dalla custodia francescana: un piccolo ma dinamico gregge, se si considera che su poco più di sette milioni di abitanti, i cattolici sono solo 130 mila, l'1,81 per cento del totale.
La cura d'anime è ripartita tra nove circoscrizioni ecclesiastiche, con 78 parrocchie e tre centri pastorali. Undici sono i vescovi, 89 i sacerdoti diocesani e 317 quelli religiosi, per un totale di 406 preti. Cinque diaconi permanenti, 203 religiosi non sacerdoti, 968 religiose professe e un solo missionario laico completano il quadro delle persone impegnate in attività pastorali. A queste vanno aggiunti quattordici seminaristi minori e 110 seminaristi maggiori.
Le scuole materne e primarie affidate alla Chiesa sono 140, con oltre trentacinquemila iscritti; 42 quelle inferiori e secondarie, con quasi 4.500 alunni; dieci gli istituti superiori e le università, con poco meno di quattromila allievi. La Chiesa gestisce infine undici ospedali, dieci ambulatori, nove case per anziani, invalidi e minorati, undici asili nido, quattro centri speciali di rieducazione. (gianluca biccini)

(©L'Osservatore Romano - 20 maggio 2009)

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