giovedì 21 maggio 2009

L’islamologo Allam sul viaggio del Papa in Terra Santa: «Il suo pesare ogni parola ha dato forza a ogni condanna o appello» (Tempi)


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«Il suo pesare ogni parola ha dato forza a ogni condanna o appello»

L’islamologo Khaled Fouad Allam

di [LB]

«È significativo per gli arabi musulmani che il primo approccio del Papa in questo suo viaggio in Medio Oriente sia stato con il re e la regina di Giordania: un incontro cordiale e caloroso in cui il Pontefice ha gettato le premesse della sua visita».
Docente di Sociologia del mondo musulmano all’Università di Trieste e di Islamistica all’Università di Urbino, nonché editorialista dell’Osservatore romano, Khaled Fouad Allam ha seguito con interesse e grande curiosità intellettuale il pellegrinaggio di Benedetto in Terra Santa.
«Il Papa sa benissimo che il rapporto tra mondo islamico e Occidente soffre in questo momento di una frattura, di una ferita. Per questo ha sottolineato l’importanza della comprensione reciproca e del dialogo e ha voluto mettere in guardia dalla tentazione della violenza e del terrorismo».
«Abbiate il coraggio – ha affermato papa Ratzinger nel corso della cerimonia di benvenuto a Betlemme – di resistere ad ogni tentazione che potreste provare di ricorrere ad atti di violenza e terrorismo». «Un appello sacrosanto – commenta Fouad Allam – che certo trova conforto in un dato di realtà drammaticamente evidente a tutti in questi luoghi tormentati: sessant’anni di violenza non hanno portato da nessuna parte.
Questo è un Papa che pesa enormemente le parole, perciò il suo appello a non lasciarsi tentare dalla violenza è ancora più forte. Le reazioni che ho visto dagli arabi musulmani sono positive.
Certo, non mancano le frange fondamentaliste.
Qualcuno è tornato alla ferita di Ratisbona, un episodio in cui una frase di Ratzinger è stata totalmente scardinata dal contesto, laddove invece sottolineava il rischio fondamentalista nell’islam che si slegasse dalla filosofia aristotelica».
Benedetto XVI non si è sottratto a temi più “politici”, come il muro di separazione tra Israele e Cisgiordania («il punto morto a cui sembrano essere giunti i contatti tra israeliani e palestinesi», lo ha definito) e la necessità di «una patria» per i palestinesi. «Di nuovo le parole usate sono state importantissime. Questo Papa ci insegna che di fronte alla durezza dei muri, visibili o meno, non c’è alternativa al dialogo autentico». Particolarmente acuta, secondo Fouad Allam, la riflessione in occasione della visita allo Yad Vashem, dove Benedetto ha ricordato come nessuno dei milioni di nomi impressi sul memoriale della Shoah sarà dimenticato, perché tutti «sono incisi in modo indelebile nella memoria di Dio Onnipotente». «Qualunque violenza – nota Fouad Allam – non ci cancella dalla memoria dell’unico Dio. Una riflessione universale sulla profondità del monoteismo».

© Copyright Tempi, 20 maggio 2009

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