lunedì 26 gennaio 2009

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In visita "ad Limina" da Benedetto XVI i vescovi della Russia. Intervista con mons. Paolo Pezzi

Tra le udienze che hanno impegnato questa mattina Benedetto XVI, anche quelle con i vescovi della Russia, che da oggi a giovedì prossimo vivranno la loro visita ad Limina. L'arcicvescovo della Madre di Dio a Mosca, Paolo Pezzi - tra i presuli ricevuti oggi dal Papa - parla, al microfono di Davide Dionisi, della situazione attuale della Chiesa cattolica in Russia a partire dalla rinascita avvenuta con la fine dell'ex regime sovietico:

R. - La ricostituzione, anche formale, delle comunità cattoliche attorno ai vescovi e ai sacerdoti nelle parrocchie: questo mi pare sia stato il fenomeno più significativo e anche più commovente. Il vedere riemergere queste comunità, dopo anni di vero e proprio martirio e persecuzione, con una passione per il cristianesimo, per Cristo e perciò per l’uomo e la fedeltà a vescovi in fondo sconosciuti. Un’altra tappa che ritengo importante è stata la riapertura del seminario a San Pietroburgo, l’unico seminario che prepara i sacerdoti per tutta la Russia. (...)

D. - Nel 1997, è stata introdotta una legge sui culti che all’epoca fu contestata, tra gli altri, anche dalla Chiesa cattolica in quanto troppo restrittiva. Come è la situazione della libertà religiosa nel Paese oggi e quali i rapporti con lo Stato?

R. - Vi sono le stesse difficoltà che si possono trovare in diversi Paesi occidentali. Il cristianesimo trova sempre in questo mondo un contrasto. Direi invece che - anche se non manca qualche difficoltà con alcune autorità locali - i rapporti con lo Stato sono per lo più buoni e siamo stati anche aiutati quando sono sorte difficoltà soprattutto per i nostri sacerdoti stranieri chiamati a svolgere il loro ministero in Russia.

D. - C’è poi il capitolo dei rapporti con la Chiesa ortodossa: in questi ultimi tempi si avverte un clima di maggiore distensione. Cosa ci può dire in proposito?

R. - Posso dire, innanzitutto, che c’è una crescente preoccupazione comune perché il cristianesimo non si allontani dalla società civile, ma tenda a permeare sempre di più il tessuto sociale. La preoccupazione perché i valori evangelici siano fortemente ancorati all’annuncio Cristo ci vede attenti l’uno verso l’altro, perché questa testimonianza - soprattutto nell’ambito culturale e sociale - possa dare anche frutti comuni. Non dimentichiamo che la Russia è un Paese nel quale, nonostante tanti anni di ateismo e di aperto contrasto alla Chiesa, il cristianesimo è comunque molto radicato nel popolo. Certo, è un cristianesimo che deve essere rivissuto coscientemente come esperienza di fede. Inoltre, ritengo che l’intensificarsi dei colloqui e degli incontri tra esponenti e personalità della Chiesa cattolica e della Chiesa ortodossa (…) sia anche questo un dato significativo.

D. - A proposito invece della vita della Chiesa in Russia, quali sono attualmente le principali sfide pastorali?

R. - Penso che la prima grande sfida con cui dobbiamo fare i conti sia quella della presenza cristiana nei vari ambienti. L’uomo qui in Russia, come in ogni altra parte del mondo, ha bisogno di incontrare Cristo e di trovare perciò nell’incontro con Cristo una risposta alla sete di significato per la propria vita. In questo, possiamo dare certamente un contributo, come Chiesa cattolica, alla comune testimonianza con la Chiesa ortodossa. Una seconda sfida che io considero essenziale è quella di una cura capillare della famiglia: abbiamo bisogno come del pane di un luogo in cui un uomo possa nascere, crescere, essere educato alla bellezza della vita, al gusto della responsabilità e questo è la famiglia. (…) Una terza sfida è quella di incarnare sempre più l’annuncio cristiano nella realtà in cui ci troviamo. (montaggio a cura di Maria Brigini)

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