mercoledì 21 gennaio 2009
Mons. Nicolli (Cei) dopo Città del Messico: il primato dell’educare (Sir)
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FAMIGLIA - L’impronta indelebile
Mons. Nicolli (Cei) dopo Città del Messico: il primato dell’educare
È rientrata in Italia la delegazione Cei che ha partecipato al VI Incontro mondiale delle famiglie in Messico (14-18 gennaio 2009). Ne facevano parte 5 vescovi, alcune coppie di sposi, sacerdoti, religiosi, delegati diocesani per la pastorale familiare, esperti e incaricati dell’Ufficio nazionale Cei di settore, oltre ad esponenti del Forum delle associazioni familiari. Il SIR ha intervistato mons. Sergio Nicolli, direttore dell’Ufficio nazionale di pastorale familiare.
Dopo il “bagno di folla” di oltre un milione di persone raccolte per la messa conclusiva al santuario della Madonna di Guadalupe, quali considerazioni generali si possono trarre da questo VI Incontro mondiale delle famiglie?
“Intanto è stato molto forte l’impatto con la realtà e la Chiesa messicana, specie per quanto riguarda la devozione alla Madonna di Guadalupe. Visitando il museo antropologico si colgono i vari segni della storia nazionale, a partire dagli aztechi. Pur in un quadro di grandi prove vissute dal popolo, colpisce quanto la Madonna abbia riconquistato lo stesso popolo messicano alla Chiesa. Ci è stato detto che i messicani non sono solo cattolici, ma sono guadalupani, perché hanno una modalità di esprimere questa devozione allo stesso tempo molto libera, intensa e creativa. Ad esempio, nella festa delle testimonianze di sabato sera, alcuni cantautori laici hanno eseguito brani dedicati alla Madonna ed hanno parlato con una convinzione molto profonda del loro legame spirituale con Maria, da commuovere e conquistare l’uditorio. In secondo luogo, il raduno messicano ha avuto una vasta risonanza mondiale, confermando l’interesse che sta nascendo attorno alla famiglia educatrice ai valori umani e cristiani. Questo è molto significativo”.
La Chiesa italiana da tempo sottolinea questo ruolo così esigente della famiglia.
“Basta riandare due anni fa all’incontro promosso dalla Cei a Pescasseroli sul tema dell’educazione cristiana in famiglia per trovare conferma di come la famiglia stia a cuore alla Chiesa italiana. Attorno ad essa e a partire da essa si può garantire la continuità dei valori e della fede. Gli interventi, densi e significativi, che abbiamo sentito a Città del Messico indicano una convergenza di interessi da ogni parte del mondo in questa direzione, sulla quale dal punto di vista laico e civile siamo ancora piuttosto lontani”.
In che senso, “lontani”?
“Nel senso che la famiglia oggi, sul piano culturale e civile, è delegittimata nella sua valenza educativa. Se ne parla per raccontare le tragedie che la colpiscono e ciò la discredita nella sua capacità di trasmettere i valori. Eppure tutti comprendono che la famiglia può lasciare una forte impronta sia trasmettendo valori, sia purtroppo disvalori”.
Come avete accolto la notizia del prossimo incontro mondiale del 2012 a Milano?
“Con sorpresa, gioia e gratitudine. Credo che questa scelta voglia rappresentare un gesto di fiducia nei confronti di una Chiesa come quella italiana che da molti anni lavora attorno alla pastorale familiare come luogo unificante di tutta l’azione pastorale. Basti pensare al convegno ecclesiale decennale di Verona, che ha messo a tema proprio quel lavoro e festa che sarà oggetto del VII Incontro mondiale tra quattro anni a Milano. Quindi non una scelta per cambiare continente, ma credo un riconoscimento che la Chiesa italiana abbia qualcosa da dire e da dare nel campo del pensiero teologico, della spiritualità familiare, della metodologia pastorale circa la famiglia”.
E nel frattempo la famiglia viene posta “sotto attacco” da molti punti di vista nella stessa Europa.
“Uno degli effetti di questi incontri mondiali delle famiglie, di là dai contenuti, è quello di collocare la famiglia al centro dell’attenzione. Si tratta di un evento mediatico che in qualche modo restituisce importanza e dignità alle famiglie. Anche in Europa, quindi, in questo momento è importante mettere in luce come la famiglia sia il luogo dove si gioca il futuro. Penso che oggi, in presenza di una grave crisi, per rinnovare la cultura e la vita sociale in Europa sia urgente e importante ripartire dalla famiglia”.
Quale aspetto dei lavori all’incontro mondiale in Messico può essere considerato innovativo?
“Mi pare quello dell’importanza dell’educazione alle virtù sociali. La spiritualità coniugale e familiare non può essere vissuta in maniera intimistica, cioè investendo solo lo stile di vita personale e la preghiera, ma deve coinvolgere la dimensione sociale e anche politica della famiglia. Le virtù in sostanza devono diventare virtù sociali e la famiglia deve diventare protagonista delle politiche familiari, altrimenti essa sarà la prima vittima di quegli stessi mali che la minacciano”.
© Copyright Sir
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