sabato 20 giugno 2009

Il Papa inaugura l'Anno Sacerdotale invitando i presbiteri alla santità. La maggiore sofferenza della Chiesa, il peccato dei suoi sacerdoti (Zenit)


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Il Papa inaugura l'Anno Sacerdotale invitando i presbiteri alla santità

La maggiore sofferenza della Chiesa, il peccato dei suoi sacerdoti

CITTA' DEL VATICANO, venerdì, 19 giugno 2009 (ZENIT.org).-

Benedetto XVI ha inaugurato questo venerdì pomeriggio l'Anno Sacerdotale constatando la necessità della Chiesa di avere sacerdoti santi.
Presiedendo nella Basilica vaticana i secondi Vespri nella Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, il Pontefice ha riconosciuto che la più grande sofferenza per la Chiesa è il peccato dei sacerdoti.
La celebrazione è iniziata quando il Papa si è diretto alla Cappella del Coro della Basilica di San Pietro per venerare in silenzio il cuore del Santo Curato d'Ars, San Giovanni Maria Vianney, di cui quest'anno ricorre il 150° anniversario della morte.
“La Chiesa ha bisogno di sacerdoti santi – ha detto nella sua omelia –; di ministri che aiutino i fedeli a sperimentare l’amore misericordioso del Signore e ne siano convinti testimoni”.
Per questo, ha invitato i credenti a chiedere “al Signore che infiammi il cuore di ogni presbitero” di amore per Gesù.
“Come dimenticare che nulla fa soffrire tanto la Chiesa, Corpo di Cristo, quanto i peccati dei suoi pastori, soprattutto di quelli che si tramutano in 'ladri delle pecore', o perché le deviano con le loro private dottrine, o perché le stringono con lacci di peccato e di morte?”, si è chiesto il Pontefice.
“Anche per noi, cari sacerdoti, vale il richiamo alla conversione e al ricorso alla Divina Misericordia, e ugualmente dobbiamo rivolgere con umiltà l’accorata e incessante domanda al Cuore di Gesù perché ci preservi dal terribile rischio di danneggiare coloro che siamo tenuti a salvare”, ha detto ai numerosi presbiteri e Vescovi presenti.
Per questo, ha affermato: “La nostra è una missione indispensabile per la Chiesa e per il mondo, che domanda fedeltà piena a Cristo ed incessante unione con Lui; esige cioè che tendiamo costantemente alla santità come ha fatto San Giovanni Maria Vianney”.

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