venerdì 19 giugno 2009

I vescovi del Kenya scrivono ai fedeli sullo scisma di preti sposati: non sono più cattolici (Sir)


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VESCOVI KENYA: “PRETI RIBELLI”, INVITO ALLA CAUTELA MA “NON SONO PIÙ CATTOLICI”

I vescovi del Kenya hanno scritto una lettera pastorale ai fedeli “sul dono del sacerdozio e del celibato” invitandoli alla “cautela” nei confronti dei cosiddetti “preti ribelli”, uno scisma di preti sposati che si è diffuso nel Paese africano.
In Kenya ha sede un gruppo di cattolici auto-denominati “The Reformed Roman Catholic and Apostolic Church”, fondato da Karl Raymond Rodig, ordinato sacerdote in Austria nell’86 e, senza il permesso della Santa Sede, vescovo a Miami (Usa) nel ‘99. Questo movimento conterebbe nel mondo circa 400 mila membri, di cui alcune migliaia in Kenya, con comunità esistenti a Thika, Nairobi e, la più attiva, nella diocesi di Kitale, suffraganea dell’arcidiocesi di Kisumu. Qui Rodig ha di nuovo ordinato il 14 maggio scorso, il prete cattolico Godfrey Shiundu e durante la stessa cerimonia, ha partecipato al suo matrimonio con una ex-suora, da cui aveva già avuto tre figli durante 14 anni di sacerdozio.
Pare che una ragione per la separazione di questo gruppo sia la possibilità, offerta a tutti i suoi membri, di accedere a tutti i sette sacramenti.
In Kenya il dibattito sui “preti ribelli” è forte, tanto che il 16 giugno scorso il card. John Njue, arcivescovo di Nairobi e primate del Kenya, ha convocato una conferenza stampa a nome dei 25 vescovi della Conferenza episcopale keniana, sottolineando che per via “della loro diserzione, questi preti non sono più cattolici”.
“Siamo dispiaciuti dal fatto che questi sfortunati preti siano stati infedeli all’obbligo del celibato che hanno accettato al momento dell’ordinazione”, ha affermato il card. Njue.
Rinunciare al celibato per costruirsi una famiglia, ha sottolineato, “è come abbandonare la Chiesa per aderire ad un’altra Chiesa o fondarne una nuova”.
“I cosiddetti ‘preti ribelli’ – ha aggiunto – sfidano l’autorità della Chiesa…quindi una dichiarazione di scomunica deriva da una scomunica che si sono imposti da soli”.
Sostegno alla posizione dei vescovi del Kenya è arrivato da più parti, soprattutto da un gruppo di laici cattolici rappresentanti di numerose associazioni (Catholic men’s association, Catholic professionals, gruppi giovanili, Catholic women’s association…) riunite nel coordinamento di Caritas Nairobi.
I laici cattolici affermano che “non sempre il cambiamento, anche se desiderato, è benvenuto”: “I cambiamenti e le riforme nella Chiesa devono arrivare in maniera disciplinata e all’interno di un contesto armonico”.
Un avvocato di Nairobi, William Maema, contesta, in un lungo editoriale sull’agenzia Cisa news intitolato “Preti sposati: smascherare l’ipocrisia”, la campagna di messa in ridicolo della Chiesa cattolica su alcuni media nazionali a questo proposito, argomentando le motivazioni del celibato sacerdotale.

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2 commenti:

Caterina63 ha detto...

....un grazie di cuore ai Vescovi del Keya....

grazie per il coraggio nell'aver detto: NON SONO PIU' CATTOLICI....un termine di cui oggi in Italia e in Europa ci si vergogna a dirlo nei confronti di chi NON applica la Legge della Chiesa...
mentre lo si pretenderebbe per chi preferisce definirsi un Tradizionalista...

Anonimo ha detto...

In Italia siamo arrivati al punto che chi ritiene di rappresentare in politica i cattolici è divorziato, vedi Casini.
Siamo davvero a voler rendere ridicoli gli insegnamenti della chiesa!