domenica 18 ottobre 2009
Brunero Gherardini: il motu proprio e l'ermeneutica della continuità (Messainlatino)
Vedi anche:
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Oggi il solenne Pontificale in rito antico in San Pietro (Cardinale)
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Concerto in Vaticano per il Papa e i Padri sinodali (Radio Vaticana)
La vera intervista a Kung (vittima anche lui delle agenzie?). La Prefettura della Casa Pontificia rifletta sull'errore madornale dello scorso anno!
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Belle news dal convegno a Roma sul motu proprio "Summorum Pontificum". Su Radio Maria Messa tridentina il 29 novembre alle 10.30 (Izzo)
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Progetti dei Lefebvriani: diventare prelatura personale? (Cantuale Antonianum)
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Salvatore Izzo: Non nascondiamo la poca credibilità dei giornalisti (PiuVoce.Net)
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Nonostante la crisi +26,7% libri cattolici venduti in 2008. Lev: il merito è dei libri di Benedetto XVI (Apcom)
Continuiamo a pregare per Caterina Socci. La mia speranza per Caterina
SINODO PER L'AFRICA (4-25 OTTOBRE 2009): LO SPECIALE DEL BLOG
Grazie agli amici di Messainlatino.it leggiamo:
Brunero Gherardini: il motu proprio e l'ermeneutica della continuità
Ecco la relazione al convegno sul motu proprio di mons. Brunero Gherardini, colonna della scuola teologica romana. Il quale, nonostante lo spessore della relazione, si è rivelato ricco di verve e sense of humour. Si può ben dire che il monsignore non le manda a dire.
Il motu proprio riafferma la continuità della Tradizione ecclesiastica in campo liturgico. Il relatore ha riferito però del "morso edace della polemica" (bell'espressione: edace da edere, mangiare) che ha accompagnato questa decisione papale.
Polemica proveniente perfino da vescovi e cardinali: cardinali che dovrebbero essere cardini del pontificato, e non suoi "picconatori" (citiamo). Ecco la rottura, lo scandalo e la contraddizione.
Anche la revoca delle scomuniche ai vescovi lefebvriani ha visto equivoci e polemiche strumentali. Specie da parte dei "cosiddetti fratelli maggiori".
Che cosa si intende per ermeneutica? Secondo Gherardini, il Papa non aveva in animo, con quella parola, di tornare a concetti idealistici e soggettivistici, bensì voleva dare un nome a criteri interpretativi.
Per il gruppo della Scuola di Bologna, il Vaticano II chiude un'epoca e ne apre un'altra. Il linguaggio stesso del postconcilio, suggerito dall'entusiasmo (quindi non dalla riflessione, o dalla razionalità) parlava di 'nuova autocoscienza ecclesiale', nuova ecclesiologia, prima e dopo, chiesa nuova, profetica e futura, e vecchia morta e seppellita.
Essendo la fede per sempre, la sua continuità è una necessità logica: fedeltà assoluta alla immutabilità del proprio statuto, la Tradizione. Tradere significa trasmettere, consegnare, comunicare in latino. E di questa trasmissione, dicono Matteo e Paolo, nemmeno un angelo venuto dal cielo avrebbe potuto scambiare un apice o uno iota. I Padri della Chiesa, e tra questi S. Agostino, parlano di traditio dominica o traditio apostolica.
In Giovanni si dice: lo Spirito Santo che vi manderò vi ricorderà quanto vi ho insegnato. Si noti: non aggiungerà nuove cose, ma semplicemente ricorderà un corpus di verità già rivelato da Gesù Cristo nella Sua missione terrena.
S. Paolo a Timoteo affermò che la grazia ricevuta con l'imposizione delle mani lo abilitava a trasmettere la verità ricevuta a uomini 'sicuri'. Ecco già in atto la catena della successione apostolica. Tertulliano parla di trasmissione della 'semente apostolica'.
Gli Apostoli trasmisero solamente quanto avevano da Cristo ricevuto ratione Ecclesiae. Non i carismi personali, ma le sole verità riguardanti la Fede e la Chiesa. Al successor viene trasmesso un deposito di cui diventa custos et traditor, ossia custode e trasmissore. Ossia di quod semper, quod ubique, quod ab omnibus creditum est.
Tradizione non è comunque fissità, poiché acquisizioni sempre nuove possono aversi approfondendo la conoscenza della verità, che è di sempre e per sempre. Nova et vetera. Significati prima nascosti o non pienamente recepiti verranno, sotto l'azione dello Spirito Santo, alla superficie della conoscenza cristiana. La Tradizione è vivente, ma non nel senso con cui i novatori usano quel participio. Per i novatori è vivente la tradizione che assorbe le dinamiche del momento contemporaneo. Per tradizione vivente si intende da taluni 'maturazione culturale' della Chiesa. Ma una tradizione del genere, più che vivente, è morta. Oggi è convinzione dei novatori che il Concilio Vaticano II è, allo stato, la risposta ai problemi del momento e quindi, più 'vero' (per quel criterio) di quanto l'ha preceduto.
Ma la verità è una, di Cristo, ed è stabilita fino alla fine dei secoli.
dal blog Messainlatino.it
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1 commento:
Vorrei sottolineare il concetto di custodia e trasmissione della Fede, compito del Pontefice. Se ne deduce, che non e' obbligato a girare il mondo, essere simpatico, gradito ai poteri forti o ai media........ect ect....
Mi piace anche rilevare la non fissita' del cattolicesimo, ovvero la sua apertura ad approfondimenti, ma un conto e' approfondire un conto e' sostituire con concetti diversi ed estranei.
Spero che chi dei ruoli nella Chiesa lavori su queste linee guida... che daranno sicure soddisfazioni...
Gli uomini di oggi come quelli di ieri hanno bisogno di risposte vere... eterne, non risposte che appaiono scadute dopo un solo decennio.
Usciamo da queste prospettive corte... e senza respiro....
Grazie Monsignore... Un altro esempio di eccellenze intelletuali "sprecate".... Un uomo cosi' poteva essere vescovo e forse anche cardinale.
Siamo sicuri che questa Chiesa premia davvero i migliori???
Considerazioni a margine...
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