giovedì 22 ottobre 2009
Sinodo. Un vescovo del Camerun: la voce della Chiesa contro la corruzione (Radio Vaticana)
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Sinodo. Un vescovo del Camerun: la voce della Chiesa contro la corruzione
Proseguono, anche oggi a porte chiuse, i lavori del Sinodo dei vescovi per l’Africa. Domani si riunirà la 18.ma congregazione generale per la presentazione e la votazione del Messaggio finale. In molti lo hanno già definito il “Sinodo della Pentecoste” considerata la pluralità degli interventi e dei temi trattati. Tra questi ultimi, particolare attenzione è stata dedicata all’ambiente: deforestazione e desertificazione minacciano infatti vaste zone del Continente. Tra queste c’è anche il Camerun, Paese in cui è in atto un graduale, ma difficile processo di democratizzazione. Paolo Ondarza ha intervistato mons. Cornelius Fontem Esua, arcivescovo della diocesi camerunese di Bamenda:
R. – La cosa interessante è che siamo arrivati come una Torre di Babele e torniamo a casa uniti. Come affrontare i problemi? Il Sinodo per me è un momento di grazia che ci fa capire innanzitutto che i problemi che abbiamo in un Paese sono gli stessi che si trovano in un altro e dunque bisogna lavorare insieme. Tutte le esigenze che abbiamo discusso sono anche le esigenze del Camerun. In Camerun abbiamo la fortuna di non avere conflitti etnici: è una benedizione! Però, nel Camerun la società civile non è contenta; il processo democratico è un po’ lento e non dà molto spazio alla libertà di espressione e alla possibilità di scegliere il proprio partito: la gente è praticamente obbligata a scegliere il partito del governo. Penso che in questo campo ci sia bisogno di riconciliazione. C’è poi in Camerun il problema della giustizia, perché i giovani soprattutto sono vittime della corruzione: l’80 per cento di loro non ha lavoro perché il lavoro si trova soltanto in base alle conoscenze.
D. – La voce della Chiesa è una voce scomoda?
R. – Qualche volta sì, noi non tacciamo. Abbiamo scritto una Lettera pastorale sulla corruzione e sulla base di questa lettera abbiamo avviato ora un programma di formazione, soprattutto nelle scuole. Bisogna rendere consapevoli i giovani del fatto che i problemi della corruzione possono essere risolti soltanto con una formazione che consenta loro di poter poi cambiare la società di domani.
D. – Qui al Sinodo si è parlato anche di ambiente: deforestazione e desertificazione sono realtà che purtroppo interessano anche il Camerun …
R. – Questo problema esiste nel Sud del Camerun, dove l’esportazione del legno dalle nostre foreste non avviene in maniera responsabile. Si esporta in Europa, soprattutto in Francia: si abbattono gli alberi e il Paese diventa deserto.
D. - Lo definisce un modo di fare “irresponsabile” perché a poco a poco stanno scomparendo tutti gli alberi?
R. – Sì, alberi che hanno impiegato almeno 100 anni per essere quello che vediamo oggi: e non si pensa al domani.
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