lunedì 19 gennaio 2009

Card. Bertone al Congresso teologico pastorale a Città del Messico: La famiglia è scuola di giustizia e di pace (Osservatore Romano)


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L'intervento del cardinale Bertone al Congresso teologico pastorale a Città del Messico

La famiglia è scuola di giustizia e di pace

Se il mondo vuole pace e giustizia allora sostenga fattivamente la famiglia, l'istituzione più adeguata per promuovere questi due valori, fondamentali per la convivenza tra gli uomini e le nazioni. È stato una riaffermazione del ruolo decisivo della famiglia nella società l'intervento del cardinale Tarcisio Bertone a Città del Messico, venerdì 16 gennaio, alla conclusione del congresso teologico-pastorale svoltosi nell'ambito del VI Incontro mondiale delle famiglie.
Il segretario di Stato, che partecipa alle celebrazioni messicane come legato pontificio, ha affermato che solo la famiglia, fondata sul matrimonio, realizza in pienezza l'essere sociale della persona e fa crescere la giustizia e la pace prima al suo interno e poi nella società. Costituisce, infatti, l'unico asse portante della vita personale e sociale di ogni persona. Non passa mai di moda ed è valida anche nella particolarità dell'attuale congiuntura scaturita "dalla globalizzazione dei problemi in tutti i continenti: dai numerosi conflitti che minacciano intere regioni alla recente e profonda crisi economica".
Il cardinale ha denunciato la deriva individualista-nichilista che si traduce in un pessimismo antropologico esacerbato. Lo si percepisce, ha rilevato, in vaste aree del mondo dove il malessere e la sfiducia sempre più diffusi si riflettono nel grande inverno demografico che sta mettendo in pericolo intere società; nella perdita di significato della vita in tanti giovani, vittime di alcol e droghe; nella violenza e nello sfruttamento di donne e bambini; nel traffico di organi e nel mercato del sesso; nell'abbandono di tanti malati e anziani, lasciati senza sostegno nell'affrontare gli ultimi anni della vita; nella crisi del sistema educativo in molte nazioni; nell'instabilità politico-economica che incombe soprattutto su molti Paesi in via di sviluppo.
In queste situazioni - ha spiegato il cardinale - il "denominatore comune è l'ingiustizia, la negazione o proprio l'assenza di diritti. I diritti umani, che derivano dalla stessa natura dell'essere personale, sia nell'aspetto individuale sia in quello sociale, vengono calpestati, sminuiti, persino eliminati. L'individualismo esasperato genera oggi un'eco di egoismo. Di fatto il relativismo, l'edonismo e l'utilitarismo hanno dato vita a una commercializzazione di tutto il creato e del suo culmine, cioè la persona umana".
Due le alternative che si profilano all'orizzonte: o la già complessa situazione finisce con l'aggravarsi oppure si trova una soluzione, ma solo attraverso una sana antropologia che ristabilisca le relazioni deteriorate. "Solo la giustizia permeata dall'amore sarà capace di restituire la dignità alla persona e a tutto il creato" ha affermato il cardinale Bertone.
La famiglia trova nell'amore la sua origine e il suo fine. E questo amore è ciò che può educare meglio ai valori autentici. La famiglia, insomma, è come un vivaio in cui si coltivano i semi di giustizia e di pace che, sebbene con difficoltà, possono veramente trasformare tutto il creato. È evidente, secondo il cardinale, che "l'investimento migliore dei Governi consiste nell'aiutare, proteggere e sostenere la famiglia, l'istituzione senza la quale la società non può sopravvivere". Lo testimoniano, del resto, molte famiglie che, nonostante le contrarietà, vivono con fedeltà la loro missione.
Passando poi ad analizzare il rapporto diretto con la società il legato pontificio ha evidenziato come la famiglia non sia la creazione propria di un'epoca, ma un patrimonio dell'umanità di ogni tempo. È, infatti, molto più di un'unità giuridica, sociale ed economica. Parlare di famiglia significa innanzitutto parlare di vita, di trasmissione di valori, di educazione, di solidarietà, di stabilità, di futuro: in definitiva, significa parlare di amore. Nella prospettiva del Creatore, ha spiegato ancora il cardinale, nella famiglia si concretizza la vocazione originaria di ogni uomo alla comunione interpersonale, attraverso il dono sincero di sé. E per questo a essa è anche legata la "qualità etica" della società. Infatti "non tutte le forme di convivenza servono e contribuiscono a realizzare l'autentica sociabilità". Perciò è "imprescindibile che la famiglia sia veramente famiglia, in cui ogni membro viene valorizzato nella sua irripetibilità: come marito e moglie, padre e madre, figlio e figlia, fratello e sorella. Così la dignità personale sarà pienamente rispettata".
La famiglia è anche l'ambito giusto per dare il vero senso alla libertà, alla giustizia e all'amore: solo con la libertà si possono educare uomini responsabili; solo con la giustizia si rispetta la dignità degli altri e proprio il rispetto per gli altri si vive quando si ama ciascuno per quello che è. Soffermandosi sul particolare dinamismo della giustizia e della pace, il cardinale Bertone ha ribadito che la giustizia, sempre unita alla verità, è un valore fondamentale della vita dell'uomo, una realtà imprescindibile per la convivenza umana in quanto è legata alla struttura autentica di ogni persona.
"Ai nostri giorni la parola giustizia è una delle più usate" ha detto il cardinale: in molti casi è la parola chiave delle dichiarazioni politiche, economiche e sociali, anche nei forum internazionali. Questo uso continuo, come pure l'abuso che ne è stato fatto da parte di alcune ideologie, ha finito per dare accezioni diverse alla parola giustizia, rischiando di farle perdere il vero significato. È importante riscoprilo perché è un fatto che dall'ingiustizia nasca sempre la violenza: è sotto gli occhi di tutti che le ingiustizie sociali, economiche e politiche stanno generando guerre e tensioni internazionali.
La pace dunque si raggiunge solo con la giustizia autentica, unita alla solidarietà, e a partire dalle piccole cose della vita quotidiana. "Noi cristiani dobbiamo percorrere tutte le strade del mondo per essere seminatori di pace e di gioia, sia con le parole che con le opere" ha detto il segretario di Stato riferendosi alla famiglia come "incarnazione paradigmatica fra giustizia e carità". Non è per la persona una struttura esterna, un accessorio, ma l'ambito fondamentale per lo sviluppo e la crescita della propria personalità. Pertanto "è opportuno coniugare l'esercizio della giustizia e quello della carità che sono le leggi supreme dell'ordine sociale.
Per il cardinale Bertone la famiglia è così la prima scuola di giustizia, di amore e di pace. E, in effetti, "le relazioni che si stabiliscono al suo interno promuovono la responsabilità sociale del gruppo. Proprio il ruolo dei genitori rende possibile il compito dell'educazione integrale che richiede costanza, generosità e dedizione. È un processo educativo che non finisce mai e il riferimento familiare è imprescindibile per forgiare una personalità matura".
È scuola di giustizia e di pace perché sa educare alla verità, alla libertà, all'equilibrio nella vita sociale. È in questo contesto che si possono trasmettere, in modo originale e creativo, i valori umani fondamentali. Al di là delle minacce e delle difficoltà che oggi si presentano in tanti modi nella convivenza e nelle relazioni fra le persone e i popoli, la famiglia continua a essere chiamata a divenire costruttrice di pace. È in una vita familiare sana che si sperimentano, fin da piccoli, alcuni elementi essenziali della pace, a comunicare dall'accoglienza, dal sostegno reciproco, dal perdono.
La famiglia è dunque protagonista della pace, al suo interno e all'esterno. Per questo lo Stato, riconoscendole il diritto a essere sostenuta in questo ruolo, deve tutelarla e sostenerla con le leggi. Tra i diritti innati e inalienabili, il cardinale ha definito fondamentale quello dei genitori a decidere liberamente e responsabilmente, in base alle loro convinzioni morali e religiose e alla loro coscienza, quando dare vita a un figlio.
La disintegrazione della famiglia è inoltre una minaccia per la pace e anche il segno del sottosviluppo morale ed economico della società. Tanto che lo stato di salute della società si misura sulla base dell'importanza che si dà alle condizioni che favoriscono l'identità e la missione della famiglia. Proteggere e difendere i suoi diritti è un passo fondamentale per lo sviluppo di una società e riguarda tutte le istituzioni, in modo particolare la Chiesa e lo Stato.
Ecco allora le conclusioni: per il cardinale Bertone la famiglia è anzitutto garanzia di futuro per la società. E non va dimenticato che ha anche il compito di trasmette il patrimonio culturale di un popolo, nella sua possibilità di garantire alla società un bene maggiore di quanto i suoi membri potrebbero fare singolarmente. E, al di là di ogni ragionamento religioso o morale, essa costituisce un "vantaggio" sociale con la sua innata capacità di coesione e per il suo agire "come base solidale di fronte a varie congiunture avverse, come la disoccupazione, la malattia, ed è così primo promotore dei diritti dell'uomo".
Tra i numerosi impegni del segretario di Stato in Messico, l'incontro di sabato mattina, 17 gennaio, con il presidente della Repubblica messicana. Nel colloquio ha assicurato la partecipazione e il sostegno dei cattolici nella sfida che il Messico sta sostenendo contro "la povertà, la violenza, il narcotraffico, la corruzione e altre pieghe sociali". Una sfida che la congiuntura economica attuale pone con particolare urgenza.
La Chiesa, ha detto il cardinale, "aspira solo a offrire il proprio contributo in tutto ciò che promuove la solidarietà, la giustizia sociale e la concordia di tutto il popolo" e ha ricordato specificatamente il campo dell'educazione e la questione dell'immigrazione. Ha inoltre precisato che "i cattolici, nel dovuto rispetto del pluralismo, lavorano con impegno per il bene comune, sapendo che la società avrà un futuro se si rafforzano i principi inviolabili inscritti nel cuore umano". Il primo è il diritto alla vita. La Chiesa "non si stanca di proclamare questa grande verità, come fa con il diritto alla libertà religiosa, che è fonte e parametro di tutti gli altri diritti fondamentali". Uno Stato "si mostra pienamente democratico quando non solo garantisce la libertà di culto, ma anche quando i cittadini possono praticare pubblicamente e privatamente la propria religione in totale libertà".
Il segretario di Stato ha anche trasmesso al presidente messicano "i saluti e il cordiale affetto" di Benedetto XVI per "tutti i cittadini di questo Paese, tanto vicino al cuore del Successore di Pietro".
Nel pomeriggio di sabato, infine, il legato pontificio ha guidato a Guadalupe la preghiera del rosario, con la partecipazione di tantissime famiglie. L'Incontro mondiale, ha detto Bertone, è stato convocato dal Papa "per proclamare che la famiglia è chiamata a educare le nuove generazioni ai valori umani e cristiani" orientando "la loro vita secondo il modello di Cristo". Nella famiglia cristiana, ha concluso, non può mancare la preghiera che riflette "eloquentemente i valori domestici".

(©L'Osservatore Romano - 18 gennaio 2009)

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