martedì 20 gennaio 2009

Card. Kasper: Grandi passi avanti nel dialogo con le Chiese Ortodosse. Nel 2008 Bartolomeo I è stato tre volte a Roma e non era mai accaduto (Sir)


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UNITÀ DEI CRISTIANI - In una sola mano

Intervista con il card. Walter Kasper

“Essere riuniti nella tua mano” (Ezechiele 37,17). È il tema della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani che ogni anno si celebra dal 18 al 25 gennaio. La Settimana è, oltre che occasione per pregare per l’unità dei cristiani, anche un’opportunità per tracciare un bilancio del movimento ecumenico e dei vari dialoghi che si sono intrapresi con le diverse Chiese. Lo facciamo con il card. Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani.

Eminenza, in molti hanno l’impressione di un rallentamento del movimento ecumenico. Che bilancio si sente di stilare quest’anno?

“Non posso parlare di un rallentamento. Anzi, abbiamo fatto molti passi in avanti, soprattutto con le Chiese ortodosse.
Il Patriarca ecumenico è stato tre volte qui a Roma lo scorso anno e questo non era mai accaduto.
Abbiamo accolto due Patriarchi armeni e sono stati sempre incontri molto cordiali. Ho fatto poi una lunga visita in maggio in Russia dove ho avuto un incontro molto cordiale con l’ormai defunto Patriarca Alessio II. Con gli ortodossi andiamo avanti, abbiamo un dialogo sul primato del vescovo di Roma nel primo millennio che ha portato alla elaborazione di un testo di base che vogliamo presentare alla plenaria di ottobre e che rappresenta un passo in avanti su questo punto cruciale ma anche molto difficile. Con i protestanti, è stato molto importante questo Sinodo sulla Parola perché la Parola di Dio è il loro interesse fondamentale e sono stati molti impressionati di questo. Nell’ultima plenaria del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani è stata presentata una raccolta di tutti i testi di convergenza ecumenica con anglicani, luterani riformati e metodisti raggiunti in più di 40 anni di storia e abbiamo visto che abbiamo fatto molti progressi in questi decenni. Certo, ci sono problemi che sono ancora aperti e vogliamo spingere il dialogo verso questa direzione”.

Entriamo nei particolari delle singole Chiese. La Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani terminerà proprio quando in Russia si apriranno le elezioni del nuovo Patriarca di Mosca. Quale auspicio?

“Spero che eleggano un Patriarca che sia un buon pastore per il suo gregge. Penso che questa sia la cosa più importante. La Russia si trova in una situazione difficile e hanno bisogno di un pastore. Il mio desiderio poi è di avere un Patriarca che sia un partner del dialogo perché la Russia è un Paese molto importante per l’Europa e la Chiesa ortodossa di Russia è la più grande Chiesa ortodossa e noi siamo interessati ad andare avanti con loro. Spero così che sia un Patriarca con il quale si possa dialogare in rispetto anche delle differenze che ci sono. Abbiamo molto migliorato i nostri rapporti e ora li vogliamo approfondire”.

In febbraio ci sarà il Sinodo generale della Chiesa di Inghilterra durante il quale sarà presentata una proposta per aprire la strada all’episcopato femminile...

“Sì, con preoccupazione perché il dialogo con gli anglicani è andato molto bene, è avanzato tanto e adesso viviamo un periodo di difficoltà. L’ordinazione delle donne all’episcopato crea problemi anche interni all’anglicanesimo. Ci sono spaccature e divisioni interne che non facilitano il dialogo. Siamo quindi preoccupati per questo ma anche decisi a non interrompere il dialogo. Se ci sono difficoltà, si deve parlare. Sulle difficoltà non fa mai bene interrompere il dialogo. La Comunione anglicana è al momento in una situazione difficile, forse hanno anche bisogno del nostro aiuto”.

C’è un rapporto molto intenso con l’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams?

“Sì, abbiamo un rapporto ottimo. Lui è un teologo di grande fama. È un uomo molto spirituale e aperto. Ripeto, ci sono difficoltà nella comunione anglicana per cui speriamo che loro le possano superare e che non ci siano nuove divisioni”.

Si dice che in Europa c’è un ecumenismo a due velocità. Da una parte il dialogo con gli ortodossi con i quali la Chiesa cattolica ha una forte sintonia su molti temi. Dall’altro il dialogo con i protestanti, che ha risentito di un certo raffreddamento. È così?

“Non parlerei di due velocità, ma di due qualità di dialogo. La qualità del dialogo con gli ortodossi è sicuramente diversa perché siamo molto vicini. Abbiamo gli stessi sacramenti, lo stesso ministero sacerdotale e la stessa venerazione per i santi e la Madonna. Con i protestanti ci sono più differenze, per cui è un’altra qualità di dialogo. Noi facciamo bene ogni dialogo e vediamo poi che cosa possiamo e cosa non possiamo fare. Non abbiamo in programma di rallentare o aumentare la velocità. I dialoghi hanno ciascuno i loro ritmi. Ci sono periodi di difficoltà e periodi in cui si va avanti. Non si deve esagerare una situazione attuale. Con molti protestanti siamo in buona sintonia, e molti protestanti sono contenti che noi manteniamo la linea”.

È il dialogo della verità?

“Sì. Dialogo della verità ma anche dialogo della carità. Sono due dimensioni che non si possono separare”.

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