martedì 20 gennaio 2009
La nuova fase del dialogo fra Cattolici e Ortodossi (Osservatore Romano)
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Il lavoro del Comitato di coordinamento per la prossima sessione plenaria della Commissione mista internazionale
La nuova fase del dialogo fra cattolici e ortodossi
di Eleuterio F. Fortino
Sotto-segretario del Pontificio Consiglio
per la Promozione dell'Unità dei Cristiani
Il dialogo teologico e le relazioni ecclesiali tra cattolici e ortodossi continuano con segni positivi, nonostante permanenti e nuove difficoltà.
Dopo la sessione plenaria della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa nel suo insieme (Ravenna 2007), si sono sviluppate costruttive relazioni fra Roma e Costantinopoli, ma anche con il Patriarcato di Mosca e con altre Chiese ortodosse, con intensità e qualità differenziate.
Nel corso del 2008 il Patriarca ecumenico è stato a Roma per ben tre volte, più recentemente nel mese di ottobre quando, per la prima volta nella storia (il 18 ottobre) un Patriarca di Costantinopoli si è rivolto all'assemblea del Sinodo dei vescovi della Chiesa cattolica. Il presidente del Pontificio consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani si è recato a Mosca dal 21 al 30 maggio, ma anche vescovi cattolici hanno visitato il Patriarca di Mosca e la Chiesa russa, come gli arcivescovi di Napoli, di Milano e di Parigi.
Inoltre, lo scambio regolare di delegazioni per le feste patronali di Roma e di Costantinopoli per la festa dei santi Pietro e Paolo (29 giugno) a Roma e per quella di sant'Andrea a Costantinopoli, mantengono un canale di contatto e di coordinamento importante. Nel suo messaggio, consegnato al Patriarca Bartolomeo per la festa di sant'Andrea, il 30 novembre 2008, Benedetto XVI scriveva: "Ringrazio Iddio che ci ha resi capaci di approfondire i legami di reciproco amore fra noi, sostenuti dalla preghiera e da sempre più regolari rapporti fraterni".
La tensione tra il Patriarcato di Mosca e il Patriarcato ecumenico per la questione dell'autonomia della Chiesa di Estonia, concessa da Costantinopoli e non riconosciuta dal patriarcato di Mosca, ha implicazioni anche sui rapporti più generali tra cattolici e ortodossi. Tuttavia negli ultimi sei mesi hanno avuto luogo due avvenimenti importanti: il Patriarca di Mosca e il Patriarca ecumenico hanno concelebrato in due occasioni, in Ucraina per le feste giubilari del battesimo della Rus' di Kiev (24 luglio 2008) e al Patriarcato ecumenico per la sinassi dei primati e dei rappresentanti delle Chiese ortodosse, convocata dal Patriarca ecumenico dal 9 al 12 ottobre 2008.
Il vescovo di Roma nel primo millennio
Nel corso dell'anno 2008, nel contesto generale del dialogo teologico tra cattolici e ortodossi, ha avuto luogo la preparazione della XI Sessione plenaria della Commissione mista internazionale che si incontrerà nell'autunno di quest'anno.
A tale scopo si è proceduto secondo la prassi stabilita all'inizio di questo dialogo, nella prima sessione plenaria tenuta a Rodi nel giugno del 1980. Innanzitutto hanno lavorato due sottocommissioni di studio (una di lingua francese e una di lingua inglese); quindi si è incontrato il Comitato misto di coordinamento che ha elaborato un progetto da sottoporre per esame e rielaborazione alla prossima sessione plenaria. Le sottocommissioni sono composte da otto membri, quattro per parte, mentre il Comitato misto di coordinamento è composto da dieci membri per parte.
La preparazione è avvenuta in base al mandato della Commissione mista internazionale (Ravenna 2007) che ha stabilito e formulato il tema nei seguenti termini: "Il ruolo del vescovo di Roma nella comunione della Chiesa nel primo millennio".
Le due sottocommissioni hanno ricercato gli elementi storici, teologici e canonici emersi nella vita della Chiesa nel primo millennio, cioè nel tempo in cui la parte orientale e quella occidentale della Chiesa hanno vissuto nella piena comunione di fede e sacramentale.
La sottocommissione di lingua francese si è incontrata due volte, a Cîteaux (Dijon) dal 7 all'11 aprile e a Chambésy (Ginevra) dal 15 al 18 luglio. Anche quella di lingua inglese si è incontrata due volte a Roma, dal 10 al 13 febbraio e dal 22 al 25 giugno.
Il Comitato di coordinamento ha tenuto la sua riunione a Elounda, nell'isola di Creta, dal 27 settembre al 4 ottobre, ospitato con calorosa fraternità dalla Chiesa di Creta. Quest'ultima è autonoma nell'ambito del patriarcato ecumenico e vive nell'atmosfera positiva che imprime il patriarcato ecumenico alle relazioni con la Chiesa cattolica.
La preparazione nell'incontro di Creta
Il Comitato di coordinamento, in base al suo ben sperimentato metodo di lavoro, partendo dai due testi preparati dalle sottocommissioni, ha redatto un progetto di documento organico sull'argomento, sulla scorta degli orientamenti dati dalla precedente sessione plenaria di Ravenna. Questa aveva specificato le prospettive di ricerca: "Sulla base di tali affermazioni comuni della nostra fede (contenute nei primi quattro documenti) della Commissione mista internazionale, dobbiamo trarre ora le conseguenze ecclesiologiche e canoniche derivanti dalla natura sacramentale della Chiesa".
Didatticamente essa poneva alcune domande a cui si intende rispondere: in che modo le strutture istituzionali riflettono visibilmente il mistero della koinonìa? In che modo la vita della Chiesa manifesta la sua struttura sacramentale? Qual è la relazione tra l'autorità, inerente a ogni istituzione ecclesiale e la conciliarità, che deriva dal mistero della Chiesa come comunione?
Queste indicazioni di lavoro hanno orientato l'elaborazione del progetto di studio sul tema specifico per la prossima sessione plenaria, su "Il ruolo del vescovo di Roma nella comunione della Chiesa nel primo millennio" nell'ambito della tematica "Comunione ecclesiale, collegialità e autorità".
Il progetto elaborato contiene la seguente complessa e ampia tematica: la Chiesa di Roma, prima sedes; il vescovo di Roma come successore di Pietro; il ruolo del vescovo di Roma in tempi di crisi nella comunione ecclesiale; influssi di fattori non teologici.
Nello svolgimento di questi temi sono state considerate le testimonianze storiche più rilevanti come la Lettera di Papa Clemente ai Corinzi, la Lettera di sant'Ignazio di Antiochia ai Romani, il pensiero di sant'Ireneo, diversi appelli a Roma e vari interventi del vescovo di Roma, nonché il ruolo svolto dai Papi per la difesa dell'ortodossia nei momenti di crisi (arianesimo, monofisismo, monotelismo) e per l'approvazione dei concili ecumenici. In particolare è stato considerato il ruolo del Papa nel settimo Concilio ecumenico di Nicea ii (787), relativo alla condanna dell'iconoclasmo e all'affermazione della legittimità della venerazione delle immagini sulla base dell'evento dell'incarnazione del Verbo di Dio e della dottrina cristologica.
Questo studio è giunto fino alle soglie del secondo millennio, con l'individuazione di convergenze e di problematiche che restano aperte. Lo studio ha così coperto tutto il periodo in cui Oriente e Occidente cristiani hanno vissuto nella piena comunione nonostante periodi di tensioni e di conflitti.
Nel raccogliere e analizzare questi elementi il Comitato misto di coordinamento ha mantenuto presente l'orientamento concordato ed espresso nel Documento di Ravenna del 2007, in particolare i due punti seguenti: "Il primato, a tutti i livelli, è una pratica fermamente fondata nella tradizione canonica della Chiesa (1) mentre il fatto del primato a livello universale è accettato dall'Oriente e dall'Occidente, esistono delle differenze nel comprendere sia il modo secondo il quale esso dovrebbe essere esercitato sia i suoi fondamenti scritturistici e teologici" (Documento di Ravenna, 43).
Inoltre il Documento di Ravenna affermava che cattolici e ortodossi concordano che "Roma occupava il primo posto nella Taxis e che il vescovo di Roma è pertanto il protos (primo) tra i patriarchi", ma rilevava anche divergenze di interpretazione degli stessi fatti storici. Vi si affermava che cattolici e ortodossi "non sono d'accordo sull'interpretazione delle testimonianze storiche di quest'epoca per ciò che riguarda le prerogative del vescovo di Roma in quanto protos, questione compresa in modi diversi già nel primo millennio" (Documento di Ravenna, 41).
Ermeneutica comune
Il Comitato misto di coordinamento, a Creta, ha dato avvio a una lettura comune dei fatti storici, a un inizio di ermeneutica dei dati scritturistici e di esame delle varie opzioni teologiche. È una condizione essenziale per un vero progresso in questo campo di ricerca di una comprensione comune tra cattolici e ortodossi.
Ciò mostra che tale dialogo ha intrapreso un cammino complesso, ma il solo che potrà chiarire l'orizzonte verso la piena comunione, vissuta nel primo millennio e perseguita per il futuro, essenziale per la vita e la missione della Chiesa nel mondo.
Il progetto di documento elaborato a Creta sarà quindi esaminato dalla Commissione mista internazionale nella sessione plenaria che, ospitata dalla Chiesa ortodossa, si terrà a Cipro dal 16 al 23 ottobre 2009.
Lo studio sul primato continuerà non soltanto nella prossima sessione. È previsto che si esaminerà l'evoluzione dell'esercizio del primato nel secondo millennio.
Il Documento di Ravenna (al punto 45) chiede inoltre che si studi "in che modo l'insegnamento sul primato universale dei concili Vaticano I e Vaticano II può essere compreso e vissuto alla luce della pratica ecclesiale del primo millennio".
Da parte sua, Giovanni Paolo II nell'enciclica sull'impegno ecumenico, aveva già proposto un dialogo fraterno "per cercare, evidentemente insieme, le forme nelle quali questo ministero possa realizzare un servizio di amore riconosciuto dagli uni e dagli altri" (Ut unum sint, 95).
Il dialogo cattolico-ortodosso rimane aperto nella sua nuova fase e in una prospettiva positiva.
(©L'Osservatore Romano - 19-20 gennaio 2009)
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