venerdì 23 gennaio 2009

Chiesa sempre più hi-tech: il Papa sbarca anche su Google


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Messaggio del Papa per la 43a Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali: "Le nuove tecnologie sono un vero dono per l’umanità: dobbiamo perciò far sì che i vantaggi che esse offrono siano messi al servizio di tutti gli esseri umani e di tutte le comunità, soprattutto di chi è bisognoso e vulnerabile"

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CITTA' DEL VATICANO

Mentre nello spazio virtuale di Internet stanno sorgendo reti digitali «che possono facilitare forme di cooperazione fra i popoli» rimane alto il rischio che i nuovi strumenti di comunicazione restino appannaggio della parte più ricca del Pianeta ed escluda i Paesi poveri e più emarginati. È quanto si legge nel messaggio papale per la 43esima giornata mondiale delle comunicazioni sociali presentato oggi.
Le «reti possono facilitare forme di cooperazione tra popoli di diversi contesti geografici e culturali - ha spiegato il Papa - consentendo loro di approfondire la comune umanità e il senso di corresponsabilità per il bene di tutti. Ci si deve tuttavia preoccupare di far sì che il mondo digitale, in cui tali reti possono essere stabilite, sia un mondo veramente accessibile a tutti».
Per quanto riguarda i contenuti, i discorsi, le immagini, i filmati e le notizie del e sul Papa, - tutti materiali autorizzati - andranno direttamente sul web, perchè chiunque voglia possa averne conoscenza e possa fruirne direttamente e senza mediazioni. Il progetto prevede l’allestimento di un vero e proprio canale con filmati e news a cura del Centro televisivo vaticano e della Radio vaticana, e la possibilità di reperire direttamente su Google tutti i testi dei discorsi e dei documenti.
L’accordo con Google per «assicurare continuità alla presenza del Papa in rete», rappresenta per la Chiesa «una meravigliosa opportunità», ha affermato mons. Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali, in un’intervista all’Osservatore Romano.

La decisione, spiega, «è dettata dalla logica del comportamento: il Papa ha sempre espresso le sue simpatie per le nuove tecnologie. Se da un lato vede certamente limiti e pericoli insiti in esse, di fatto però si pone nei loro confronti in un atteggiamento positivo. Lo vedremo nel messaggio di Benedetto XVI che sarà presentato oggi, un testo fortemente positivo, nel quale il Papa mette proprio in risalto le sue simpatie, il suo apprezzamento per gli apporti positivi che le nuove tecnologie danno al cammino dell’uomo oggi. Il Papa parla di "un vero dono di Dio". E nello stesso tempo afferma che le nuove tecnologie sono un contributo al progresso sociale. Dunque egli ha fiducia nella maturità e nella responsabilità di quanti colgono le occasioni che offrono questi mezzi meravigliosi».
Riguardo a Youtube, che è notoriamente uno spazio nel quale può capitare, e capita in effetti, di vedere di tutto e di più, secondo mons. Celli il Papa ha deciso di comparire proprio in questo spazio «perchè vuole incontrare gli uomini là - dove essi si trovano. Vuole incontrarli e instaurare con loro un dialogo aperto, franco, sincero e amichevole. Quindi non va inteso come un abbassarsi a qualcosa di disdicevole. Va inteso proprio come la volontà di incontrare, di andare verso l’uomo, verso tutti gli uomini. Il Papa - sottolinea l’arcivescovo - è ben consapevole dei limiti, degli aspetti negativi legati a queste nuove tecnologie» ma «ritiene che se gli uomini si trovano lì, è lì che bisogna andare a incontrarli. Anche perchè si tratta delle nuove generazioni, quindi degli uomini di domani. Nel messaggio li chiama "digital generation", cioè quella generazione di uomini che nasce nella cultura del digitale, e non sono stati, come noi, improvvisamente catapultati in questo mondo nuovo. Ecco, è lì che Benedetto XVI vuole essere. E sarà presente con il suo stile, aperto a un dialogo rispettoso».
Sull’Osservatore Romano, mons. Celli paragona la decisione di Papa Ratzinger di consentire la fruizione diretta del suo magistero su internet con i grandi viaggi di Papa Wojtyla. «Certo - riconosce il capo dicastero - vi potranno essere dei rischi. I rischi fanno parte della nostra vita quotidiana. Ma credo che valga la pena accettare la sfida ed essere presenti. Ricordo sempre che Giovanni Paolo II, quando gli chiedevano il perchè di tanti suoi viaggi, rispondeva che erano pellegrinaggi nel cuore dell’umanità più varia».
Mons. Celli ritiene dunque che «si possa applicare questa stessa teoria all’uso di internet per diffondere il messaggio evangelico: è come fare un pellegrinaggio nell’anima di quanti, in un ufficio, in uno studio, in una casa entrano in rete. Vi troveranno d’ora in poi il Papa che propone la sua missione di successore di Pietro. A chi entra egli vuole offrire anche la possibilità di vedere, di ascoltare, di capire. è un pellegrinaggio riservato, dialogico, rispettoso. Non impone nulla. Benedetto XVI con la sua gentilezza d’animo, con la sua cordialità offrirà, a quanti vorranno ascoltarlo nell’intimità della propria stanza, il suo magistero».
Nell’intervista, il presidente del Pontificio Consiglio per le comunicazioni sociali non rivela però chi abbia suggerito al Papa l’accordo con Google e Youtube: «è stata illustrata a Benedetto XVI - conclude - questa possibilità e lui è stato ben lieto di accettare l’idea. Egli è infatti consapevole delle enormi possibilità che le nuove tecnologie mettono a disposizione per la diffusione del Vangelo nel mondo».

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2 commenti:

mariateresa ha detto...

cara, parlo d'altro, non ti adontare.
Riporto l'intervento di Vox populi del forum Cattolici romani dove stanno discutendo sull'affare lefevriani. Lui riassume la faccenda così:

"la vicenda dell'intervista di Williamson è il classico esempio di come fare disinformazione per danneggiare il Papa e la Chiesa. Riassumendo per sommi capi:

- Williamson a novembre rilascia un'intervista in cui pronuncia frasi orribili e del tutto erronee sulla Shoah;


- La Fraternità San Pio X (cfr l'articolo di Sandro Magister postato da lucpip) emette un comunicato ufficiale in cui si dissocia dalle affermazioni di Mons. Williamson, ribadendo che si tratta di idee personali e non del pensiero della Fraternità


- il 22 gennaio, appena si diffonde la notizia della possibile remissione della scomunica, i giornali vanno a ripescare l'intervista di due mesi fa (della quale se n'erano bellamente fregati all'epoca) e la sbattono in prima pagina, omettendo qualsiasi riferimento ai comunicati ufficiali della Fraternità e presentando la remissione della scomunica quasi come legata alle affermazioni di Williamson, come dire: "Williamson pronuncia quelle frasi e quel cattivone del Papa come premio gli toglie la scomunica".

Come sempre, qualsiasi pretesto è buono per infangare il Papa e la Chiesa. Che tristezza"

Può darsi che sia andata così, può darsi anche che questo Williamson non abbia nessuna intenzione di rinunciare allo scisma e che lo faccia sapere in vari modi.
Può darsi.
Ma quello che hai detto sui buchi comunicativi, Raffaella, resta vero.
Naturalmente tranne Magister, nessuno riporta la presa di distanza della fraternità da Williamson.Naturale.

Raffaella ha detto...

Cara amica, concordo con la ricostruzione di Vox populi almeno sulla base della mia "esperienza".
Ovviamente non conosco Williamson e non so se abbia deliberatamente usato i media per scopi suoi.
Constato pero' che i buchi informativi del Vaticano sono piu' grandi di quelli che aveva mio nonno in un vecchio calzino :-)
R.