venerdì 23 gennaio 2009

Papa Ratzinger riabilita i Lefebvriani e riporta la tradizione in Francia (Bevilacqua)


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Ratzinger riabilita i lefebvriani e riporta la tradizione in Francia

PRIMO PIANO

Di Andrea Bevilacqua

Con l'imminente revoca della scomunica per i quattro vescovi scismatici lefebvriani (il decreto uscirà entro domenica dal pontificio consiglio per i testi legislativi e riguarda i superiori della Fraternità San Pio X Bernard Fellay, Alfonso de Gallareta, Tissier de Mallerais e Richard Williamson) è soprattutto l'anima più liberal dell'episcopato francese a subire un duro colpo. Questa, infatti, si era duramente contrapposta alla promulgazione del Motu Proprio Summorum Pontificum col quale Benedetto XVI aveva liberalizzato nel 2007 l'antico rito, perché vedeva in questo gesto la volontà di Roma di ricucire con gli ultra tradizionalisti lefebvriani che parecchio seguito hanno - oltre che in Svizzera - anche in Francia.

La Chiesa francese, infatti, annaspa costretta a fare i conti con le Chiese vuote e la mancanza di vocazioni, mentre le comunità più tradizionaliste (non soltanto quella lefebvriana) si moltiplicano.

L'episcopato francese è tradizionalmente refrattario alla supremazia romana. A ciò si è aggiunto, dal Concilio Vaticano II in poi, un progressismo esasperato, soprattutto in campo liturgico. È principalmente in Francia che quella riforma della liturgia smaccatamente “intramondana” si è affermata con un'escalation inarrestabile.

Benedetto XVI, tuttavia, dovrebbe a breve mettere mano alle sedi vescovili più importanti al fine di portare, in terra francese, un episcopato meno ostile nei confronti di una visione liturgica più ancorata alla tradizione.

Già molto Papa Joseph Ratzinger ha fatto nel 2008: ad aprile Benedetto XVI ha nominato come ausiliare di Nanterre monsignor Nicolas Jean René Brouwet, distintosi per aver partecipato all'annuale «pellegrinaggio della Tradizione» da Parigi a Chartres. Molto più eclatante, a ottobre, è stata la nomina come vescovo di Bayonne di monsignor Marc Aillet, già vicario generale della diocesi di Tolone ma soprattutto membro della Comunità San Martino che era stata fondata a Genova dal cardinal Giuseppe Siri per quei sacerdoti francesi che fuggivano dal progressismo. Pare che, sulla nomina, abbia inciso l'influenza del giovane monsignore di curia Martin Viviès, anch'egli della medesima comunità. Monsignor Aillet celebra spesso la messa col rito antico, ha scritto un piccolo e favorevole trattato sulla messa tradizionale.
Il 21 novembre, alla diocesi di Le Mans, è stato nominato monsignor Yves Le Saux, finora responsabile di preti, diaconi e seminaristi della comunità dell'Emmanuel. Non un gruppo tradizionale, ma comunque uno di quei movimenti che i progressisti vedono come fumo negli occhi. E, subito dopo, ecco la nomina di monsignor Jean-Pierre Batut come vescovo ausiliario di Lione: è stato parroco della chiesa parigina di St-Eugène-Ste Cécile, la cosiddetta «chiesa dell'indulto», dove Batut celebrava nelle due forme del rito romano.

© Copyright Italia Oggi, 23 gennaio 2009 consultabile online anche qui.

Domanda ingenua: non sarebbe stato molto piu' semplice evitare lo scontro sul Summorum Pontificum?
Non sarebbe stato meglio per i vescovi venire incontro ai fedeli tradizionalisti per riportarli in seno alla Chiesa ed in particolare alle diocesi francesi?
Si chiede mai l'episcopato (non solo quello francese visto che l'opposizione al motu proprio e' evidente anche in Italia) come mai i seminari tradizionalisti, non solo lefevbriani, siano pieni e quelli diocesani vuoti?
E mi risulta che i seminari siano "strutture" per i giovani.
Nessuno nega il Concilio e certamente non il Papa, che ad esso partecipo', ma la Chiesa deve accogliere tutti, aprire le braccia ai fedeli.
Non mi pare che sbarrare la porta a gruppi di fedeli che richiedevano l'applicazione di un provvedimento del Papa sia stata una gran bella mossa.
Il successo del viaggio di Benedetto XVI presso i fedeli non dice nulla ai vescovi?
Suvvia...

R.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

A questo proposito ti segnalo il pezzo di Rodari sul Riformista, disponibile sul blog:
Lefebvre: la storia di un scisma lungo venti anni. Il ruolo di Ratzinger e quello dei vescovi francesi

Alessia

Anonimo ha detto...

Gentile Raffaella,
condivido il tuo pensiero.
Molti vescovi francesi hanno dimenticato cosa significa essere cattolici (ET...ET): pensano, infatti, in modo più ideologico (aut...aut).
Non hanno problemi quando, più o meno ufficialmente cmq ipocritamente, permettono la strutturazione con protestante creatività di alcuni momenti di preghiera comunitaria per i divorziati che si risposano civilmente: appena qualcuno chiede loro qualcosa che debba essere vissuta nella forma straordinaria del rito romano, apriti cielo!
E ne scrivo de visu e non soltanto de uditu!
Piero

Anonimo ha detto...

Il giornalista ha ripreso, quasi parola per parola, l'analisi apparsa sul sito di Messainlatino.it un mese fa:

http://blog.messainlatino.it/2008/12/nomine-episcopali-in-francia-un-nuovo.html

Peccato però che nel frattempo ci siano state nuove nomine ben meno incoraggianti, sempre secondo quel sito

http://blog.messainlatino.it/2009/01/il-nuovo-arcivescovo-savoiardo.html