giovedì 22 gennaio 2009

Il Papa cancella la scomunica ai quattro vescovi di Lefebvre (Tornielli)


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Il Papa cancella la scomunica ai quattro vescovi di Lefebvre

di Andrea Tornielli

Roma

Benedetto XVI ha deciso di revocare la scomunica ai quattro vescovi consacrati da Lefebvre nel 1988. Il decreto, che il pontefice ha già firmato, sarà pubblicato entro la fine della settimana. Il superiore della Fraternità San Pio X, Bernard Fellay, e gli altri tre vescovi, Alfonso de Gallareta, Tissier de Mallerais e Richard Williamson non saranno dunque più scomunicati.
La decisione di Papa Ratzinger è maturata negli ultimi mesi, in seguito alla lettera con la quale monsignore Fellay aveva chiesto la revoca del provvedimento comminato da Giovanni Paolo II nel 1988, dopo che l’arcivescovo Marcel Lefebvre, rifiutando in extremis un accordo già siglato con l’allora cardinale Joseph Ratzinger, consacrò vescovi quattro giovani sacerdoti del clero della Fraternità. Un atto scismatico, perché quelle consacrazioni non erano legittimate dal pontefice, giustificato invece da Lefebvre per ragioni di sopravvivenza della sua comunità tradizionalista. Una comunità che non aveva accettato la riforma liturgica post conciliare né alcuni decreti del Vaticano II, peraltro firmati dallo stesso Lefebvre, come nel caso di quello sulla libertà religiosa.
Scomunicati, ventun anni fa, furono lo stesso Lefebvre, l’anziano vescovo brasiliano Antonio de Castro Mayer, che partecipò alla consacrazione avvenuta in Svizzera (entrambi da tempo scomparsi), e i quattro neovescovi. Il cammino di riavvicinamento, iniziato con Papa Wojtyla dopo che i lefebvriani guidarono un pellegrinaggio a Roma per il Giubileo del 2000, è continuato con alti e bassi. Ma ha subito un’accelerazione dopo l’elezione di Ratzinger. La Fraternità ha chiesto al pontefice di liberalizzare la messa antica per tutta la Chiesa.
E questo Benedetto XVI ha fatto, con il motu proprio «Summorum Pontificum», pensando non tanto e non solo ai lefebvriani, ma soprattutto a quei tradizionalisti rimasti nella piena comunione con Roma ma spesso penalizzati o guardati con sospetto perché rimasti legati alla liturgia preconciliare. Poi è stata chiesta la revoca della scomunica - che, va precisato, ha riguardato soltanto i vescovi, non i cinquecento preti della Fraternità né tantomeno i fedeli che ne seguono le celebrazioni - e richiedendola, Fellay ha voluto manifestare l’attaccamento al Papa e la volontà della piena comunione.
I lefebvriani hanno anche compiuto di recente un pellegrinaggio a Lourdes, dove i quattro vescovi hanno lanciato l’iniziativa di far recitare ai fedeli un milione e settecentomila rosari per chiedere alla Madonna che la scomunica fosse tolta.

Il decreto che sarà reso noto nelle prossime ore non significa di per sé la soluzione del problema lefebvriano, ma rappresenta un passo importante. Il prossimo passò sarà un accordo che dia alla Fraternità San Pio X uno status giuridico nella Chiesa cattolica.

La decisione di revocare la scomunica è un atto di grande magnanimità di Benedetto XVI, che va nella linea di sanare fratture e divisioni nel corpo ecclesiale e di riaccogliere nella piena comunione oltre ai vescovi, anche i sacerdoti e i fedeli.

Nel giugno scorso il cardinale Darío Castrillón Hoyos, presidente della Pontificia commissione «Ecclesia Dei», aveva posto a monsignor Fellay condizioni per proseguire il dialogo con la Fraternità, chiedendo ai lefebvriani «l’impegno a una risposta proporzionata alla generosità del Papa», a «evitare ogni intervento pubblico che non rispetti la persona del Santo Padre e che possa essere negativo per la carità ecclesiale», a «evitare la pretesa di un magistero superiore» a quello del Papa, e di «non proporre la Fraternità in contrapposizione alla Chiesa». Infine, l’impegno «a dimostrare la volontà di agire onestamente nella piena carità ecclesiale e nel rispetto dell’autorità del Vicario di Cristo».

© Copyright Il Giornale, 22 gennaio 2009 consultabile online anche qui.

Questa e' una notizia straordinaria che cade proprio nella Settimana di Preghiera per l'unita' dei Cristiani.
Come possiamo parlare di unita' ai fratelli separati se siamo divisi proprio all'interno della Chiesa Cattolica?
Preghiamo affinche' la decisione del Papa porti abbondanti frutti e che non sia osteggiata all'interno della Chiesa stessa e della comunita' cattolica. "Summorum Pontificum" docet!
Punta di ironia: Mariateresa ha colto ancora una volta nel segno!
Segnalo il suo commento in questo post.
L'articolo "preventivo" su Melloni apparso ieri su Repubblica (lo trovate nel sito del quotidiano) si spiega ora perfettamente :-)
Chi ha paura del Concilio? Non certo Benedetto XVI che, a quella Assemblea, partecipo' di persona. Gli interpreti dello "spirito del Concilio" possono dire lo stesso? Suvvia...
A Tornielli il nostro grazie piu' sincero.

R.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Come volevasi dimostrare se Melloni è già all'opera. Ricominciamo la storia monotona peraltro, del Papa contro il Concilio. Ma quale Concilio? Quello vero? Oppure quello frutto della visione sessantottina che taluni hanno sempre sostenuto?

Anonimo ha detto...

mi son sempre domandato, ma gli scismatici, quando dicono il canone romano e devono menzionare il Papa che cosa fanno? Può sembrare strana come domanda ma non lo è, infatti si sa che ci sono molte correnti bizzarre all'interno di questi gruppetti, uno per tutti i sedevacantisti :))) che non so che cosa voglia dire, visto che oramai tutti i porporati nominati da Pio XII son passati a miglior vita, non penso che vogliano fare un conclave con cardinali nominati da chi??