domenica 25 gennaio 2009
Il Papa all'Angelus dà la parola a Miriam, "bambina eritrea, oggi romana" (Repubblica)
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Cedendo eccezionalmente il microfono a una "bambina eritrea, oggi romana"
Il Papa all'Angelus dà la parola a Miriam
E la bimba invoca la pace: "E' un vero affare"
CITTA' DEL VATICANO
Una bambina eritrea accanto al Papa per l'Angelus, per ricordare a tutti che è "solo Gesù colui del quale abbiamo bisogno". Dopo l'Angelus, Benedetto XVI ha lasciato il microfono a una ragazzina dell'Azione Cattolica di Roma: "Ora - ha detto - finalmente cedo la parola a Miriam, bambina eritrea oggi romana".
Al termine della preghiera, il Papa, insieme a due bambini, ha liberato le due "colombe per la pace", un saluto speciale per la Carovana della pace dell'Azione cattolica della diocesi di Roma; il mese di gennaio è infatti tradizionalmente dedicato al tema della pace dai giovani dell'organizzazione cattolica.
La preghiera di Miriam.
"A tutti vogliamo gridare che la pace è un vero affare", ha detto Miriam, nella sua preghiera. Ricordando, poi, la centralità dei centri commerciali nella nostra società, la bambina ha affermato che chi vi si reca si illude che "il prodotto possa renderli felici. Noi invece - ha proseguito - abbiamo scoperto una cosa che vogliamo dirti: solo Gesù può soddisfare i nostri desideri, quelli veramente importanti. Ecco perché quest'anno non facciamo altro che ripetere: mi basti tu. Sì, è l'amicizia con Gesù il nostro unico desiderio".
Miriam ha poi chiesto che venga data "a tutti la possibilità di crescere economicamente e culturalmente". Ricordando l'impegno dei giovani di azione cattolica per il commercio equo e solidale, ha concluso: "Caro Papa, ti preghiamo di pregare insieme a noi per tutti i nostri coetanei che vivono situazioni di povertà, sfruttamento e guerra. Preghiamo Dio di illuminare i cuori di chi governa le nazioni per un commercio più rispettoso e perché fermino tutti i conflitti, che sono incapaci di risolvere i problemi".
L'appello all'unità dei cristiani.
Il Papa ha poi invocato l'unità dei cristiani, partendo dal Vangelo che oggi ricorda la conversione di San Paolo. "Prima di incontrare il Signore sulla via di Damasco, San Paolo era già credente, anzi ebreo fervente, e perciò non passò dalla non-fede alla fede, dagli idoli a Dio, nè dovette abbandonare la fede ebraica per aderire a Cristo", ha ricordato oggi Benedetto XVI, esaltando ancora una volta il legame tra ebraismo e cristianesimo.
"Sulla via di Damasco - ha spiegato il Papa - accadde per lui quello che Gesù chiede nel Vangelo di oggi che recita: 'Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo'". Per Papa Ratzinger, infatti, "Saulo si è convertito perché, grazie alla luce divina, 'ha creduto nel Vangelo'. In questo - ha sottolineato - consiste la sua e la nostra conversione: nel credere in Gesù morto e risorto e nell'aprirsi all'illuminazione della sua grazia divina. In quel momento Saulo comprese che la sua salvezza non dipendeva dalle opere buone compiute secondo la legge, ma dal fatto che Gesù era morto anche per lui, il persecutore, ed era risorto".
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