lunedì 9 marzo 2009
Il Papa in Campidoglio: il saluto del sindaco di Roma, Gianni Alemanno
Il saluto rivolto al Papa dal sindaco della capitale
Grazie per la quotidiana azione delle parrocchie al servizio della città
All'inizio dell'incontro con gli amministratori del Comune di Roma, svoltosi nella mattina di lunedì 9 marzo, nell'Aula Giulio Cesare, dopo le parole pronunciate dal presidente del Consiglio comunale Marco Pomarici, il sindaco Giovanni Alemanno ha rivolto al Papa un indirizzo di saluto.
Santità,
per tutti noi, oggi è una giornata storica. Dopo undici anni, il successore di Pietro ritorna nel cuore di questa città, in quest'Aula dedicata a Giulio Cesare, in cui si riuniscono i rappresentanti dei cittadini romani democraticamente eletti per servire il bene comune.
In questa sua visita, oggi come allora, sono attuali le parole di Papa Giovanni Paolo II: "Qui si ritrovano la Roma civile e la Roma cristiana, non contrapposte, non alternative, ma unite insieme, nel rispetto delle differenti competenze, dalla passione per questa città e dal desiderio di renderne esemplare il volto per il mondo intero".
Quest'oggi ho il grande onore di rivolgermi a lei come sindaco di una città operosa, che si trova ad affrontare gli effetti di una crisi economica globale, le sfide faticose dell'integrazione, il bisogno di sicurezza e di legalità, la ricerca di un'identità profonda e al tempo stesso proiettata verso il futuro.
Mi faccio interprete, Santità, dei sentimenti di chi vive le condizioni difficili delle nostre periferie, degli anziani soli e degli ammalati, dei disabili, delle famiglie in difficoltà, dei giovani che guardano con preoccupazione al loro avvenire, degli immigrati che cercano di integrarsi, di chi vive ai margini delle nostre comunità, di chi non ha voce.
Nonostante le tante e gravi difficoltà, esistono nella nostra città le energie vitali e le risorse morali di tanti cittadini che ogni giorno vivono e lavorano, alimentando un polo economico e culturale tra i più importanti al mondo, ogni anno meta, prima spirituale che turistica, di milioni di persone.
La risposta autentica ai problemi che siamo chiamati ad affrontare è quella di riconoscere le nostre vere radici culturali e spirituali, la nostra memoria storica di romani, figli di una città universale.
Roma è e vuole essere la città della vita, la città dell'accoglienza e della speranza: questo abbiamo scritto nell'epigrafe che tra breve scopriremo per ricordare una eccezionale giornata come l'odierna. Parole gravate nel marmo, e con più forza impresse nell'animo di tutti noi, al di là delle diverse provenienze e visioni politiche, culturali e religiose.
Roma è per sua vocazione "città della vita". Lo è per il rispetto che si deve ad ogni persona umana, alla sua identità spirituale e alla sua integrità fisica. Per questo è nostro intendimento, con sempre maggiore consapevolezza, prevenire e sconfiggere ogni forma di violenza che ferisce i nostri quartieri, che colpisce ed umilia la dignità delle donne, che viola l'innocenza dei bambini, che emargina i disabili e le persone più deboli. Non è facile, ma puntiamo con fermezza e determinazione ad offrire sicurezza e certezza della legalità, accoglienza e rispetto per tutti, affinché nessuno si senta abbandonato a se stesso o pensi di doversi fare giustizia da solo.
L'amministrazione comunale, di cui mi onoro essere il primo responsabile, sostiene ed incoraggia chi, quotidianamente, lavora negli ospedali e nei presidi sociali, chi si pone con generosità al servizio della vita in tutti quei luoghi dove si edifica silenziosamente la "civiltà dell'amore" da lei più volte richiamata. In questo contesto, tra i tanti esempio di buona sanità cittadina che potrei citare, il mio pensiero riconoscente va al prestigioso ospedale Bambino Gesù che proprio quest'anno celebra il centoquarantesimo anniversario della sua fondazione e che vuole raccontare al mondo la sua straordinaria avventura di cura, di ricerca e di carità al servizio dell'infanzia che soffre.
Roma vuol essere "città dell'accoglienza", perché molti sono i nuovi .venuti che chiedono integrazione. Persone che arrivano da continenti lontani e culture differenti, solcando il tempo e lo spazio, ma che devono intravedere il traguardo di questo lungo viaggio, rinnovando quella vocazione aperta e universale e nel contempo rigorosa nell'applicazione del diritto, che ha sempre ispirato la storia di Roma.
Come non ricordare san Paolo - del quale ricorre quest'anno il bimillenario della nascita - che, mentre stava per esser flagellato a Gerusalemme, si proclamò con giusta fierezza "cittadino romano - civis Romanus sum", appellandosi alla sua romanità come diritto ad essere rispettato? Cittadino romano è un'espressione che oltre ad essere un vanto, racchiude un forte senso di appartenenza, una dignità da difendere e un traguardo umano da raggiungere ogni giorno.
Santità, il futuro di questa nostra città sono i giovani. Nei confronti delle nuove generazioni, ella più volte ha manifestato particolare sollecitudine. Mi preme comunicarle che la gioventù, in ogni sua legittima esigenza, è al centro delle politiche culturali, sociali ed economiche di questa amministrazione comunale. Ed in occasione di questa sua storica visita, quale piccolo ma significativo segno di tale sforzo, il Comune di Roma ha deciso di realizzare un polo di accoglienza e di formazione dedicato agli adolescenti, in particolare quelli disagiati e in difficoltà. In segno di omaggio nei suoi confronti l'amministrazione comunale ha scelto di intitolare questa iniziativa con il suo nome: "Centro Benedetto XVI". In esso saranno realizzate strutture ed attività miranti particolarmente alla prevenzione e formazione dei ragazzi: attorno a una casa famiglia per minori in difficoltà, si articoleranno corsi di formazione professionale, attività sportive, educative con attenzione al territorio. Si tratta di un piccolo contributo a quell'azione educativa a cui l'amministrazione comunale, la Chiesa cattolica con le sue articolate istituzioni, e molte altre associazioni di volontariato della società civile sono chiamate ad offrire il proprio apporto, rendendo vivi i principi della sussidiarietà e della solidale cooperazione.
È poi provvidenziale che questo progetto veda idealmente la luce nella festa di santa Francesca Romana, compatrona di Roma, madre di famiglia, che ha sacrificato ogni suo bene per essere vicina agli umili, ai poveri, ai più deboli, agli ultimi.
Santità,
Roma felix, la "città della speranza", che in grande misura nei secoli passati ha tratto coraggio dalla fede cristiana, vuole continuare ad essere una città dove, grazie allo sforzo di tutti, si riesca a superare le gravi difficoltà del momento per assicurare ad ogni suo abitante creativa e pacifica convivenza, dove ognuno possa esprimere liberamente le proprie convinzioni politiche e religiose.
Penso ai milioni di pellegrini e visitatori che, ogni anno, sostano nei luoghi sacri di Roma; penso anche ai molti immigrati che portano qui le loro tradizioni e pratiche religiose. Roma, città universale, apre a tutti le sue porte nel pieno rispetto della fede e della libertà di ciascuno.
Purtroppo, lo stesso non avviene ancora in altre parti del mondo, in altre città e in altri contesti sociali. In troppi luoghi del pianeta vanno moltiplicandosi gesti di intolleranza e persino di persecuzione nei confronti di persone a causa delle loro convinzioni religiose. Ne soffrono i cristiani, ma ne soffrono anche fedeli di altre religioni, colpiti dall'autoritarismo, dal fondamentalismo e dal nichilismo. Noi vorremmo che Roma - per la sua universalità - richiamasse, quasi rivendicasse il diritto per ogni uomo e per ogni donna, in ogni parte della terra, a coltivare liberamente le proprie credenze spirituali e religiose.
Per questo abbiamo pensato di creare un "Osservatorio per la libertà religiosa" dal quale si leverà un costante messaggio a difesa della libertà dei credenti nel mondo, perché cessi l'indifferenza e il silenzio sui tanti crimini che ancora purtroppo si compiono per motivi ideologici e di odio fondamentalista.
Santità,
non posso terminare senza cogliere l'occasione per esprimere al Vescovo di Roma il ringraziamento mio e dell'amministrazione comunale per la quotidiana azione che le 335 parrocchie svolgono al servizio non solo dei fedeli, ma di tutte le donne e gli uomini della nostra città. Come ebbe a dire un giorno Papa Giovanni xxiii - "sono i romani di tutti i tempi: onorati da un privilegio che, per il fatto di distinguerli dagli altri popoli, li impegna maggiormente in faccia al mondo intero ad una collaborazione di preghiera e di aperta professione di fede".
Santità,
a nome del Consiglio e della Giunta comunale, a nome dei miei collaboratori e di tutti i presenti, a nome dell'intera città, le rinnovo la gratitudine per la stima e l'affetto che ella ci ha dimostrato con questa sua visita, per i doni quanto mai significativi che ha voluto portarci, e soprattutto perché con la sua preghiera ci accompagna e sostiene giorno dopo giorno nel nostro cammino. È per me un grande onore darle ora la parola e la ringrazio per quanto vorrà dirci.
Grazie di vero cuore, Santità!
(©L'Osservatore Romano - 9-10 marzo 2009)
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