lunedì 9 marzo 2009
Benedetto XVI visita il Campidoglio e invita Roma alla solidarietà per superare la crisi e favorire l’integrazione (Radio Vaticana)
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Benedetto XVI visita il Campidoglio e invita Roma alla solidarietà per superare la crisi e favorire l’integrazione. Il Comune intitola al Papa un centro per il recupero di giovani disagiati
Roma si riappropri delle sue “radici civili cristiane”, se vuole “farsi promotrice di un nuovo umanesimo” che difenda la dignità di ogni uomo, lo aiuti a superare le attuali difficoltà socioeconomiche e contrasti la “povertà spirituale” che si respira negli ambienti più degradati.
E’ la consegna ideale che Benedetto XVI lascia alla Città eterna, al termine di una importante mattinata che ha visto il Papa visitare il Campidoglio, sede del Comune capitolino.
Il Pontefice - che ha toccato davanti al sindaco Gianni Alemanno e ai suoi collaboratori i temi “caldi” della crisi economica, dell’integrazione e della violenza urbana - ha poi rivolto un saluto alle persone radunatesi sin dal mattino, affacciandosi dal balconcino che dà sulla Piazza. Infine, si è recato per una breve visita al vicino monastero di Santa Francesca Romana per rendere omaggio alla salma della Santa nel monastero delle Oblate, in Via Tor de’ Specchi. La cronaca della visita in Campidoglio, nel servizio di Alessandro De Carolis:
Undici anni dopo l'ultima volta, un Papa ha nuovamente salito quella lieve gibbosità del terreno - 50 metri sul livello del mare - che per secoli ha simboleggiato, specie mondo antico, il fulcro civile, religioso e politico di Roma.
Il Capitolium, il più piccolo e più importante dei sette Colli romani, ha visto Benedetto XVI seguire le orme di Paolo VI e Giovanni Paolo II che, prima di lui, erano saliti al Campidoglio e avevano preso, nel 1966 e nel 1998, la parola davanti alle autorità cittadine. Anche Benedetto XVI lo ha fatto, verso le 11.30 davanti al Consiglio comunale riunito in seduta straordinaria nell’Aula Giulio Cesare, e le sue parole hanno voluto essere, per esplicita ammissione del Papa, un incoraggiamento agli amministratori capitolini e un voler “condividere le attese e le speranze degli abitanti”, ascoltandone “le preoccupazioni e i problemi”. Ma anche un ribadire che - per continuare ad essere” faro di vita e di libertà, di civiltà morale e di sviluppo sostenibile” - Roma ha bisogno di rifarsi ai “valori perenni” del Vangelo:
“Nell’era post-moderna Roma deve riappropriarsi della sua anima più profonda, delle sue radici civili e cristiane, se vuole farsi promotrice di un nuovo umanesimo che ponga al centro la questione dell’uomo riconosciuto nella sua piena realtà. L’uomo, svincolato da Dio, resterebbe privo della propria vocazione trascendente. Il cristianesimo è portatore di un luminoso messaggio sulla verità dell'uomo, e la Chiesa, che di tale messaggio è depositaria, è consapevole della propria responsabilità nei confronti della cultura contemporanea”.
Qualche minuto prima delle 11, il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, ha accolto il Pontefice all’entrata di Sisto IV, tra le ovazioni della folla e sotto lo sguardo dei circa 400 giornalisti accreditati. Benedetto XVI si è voltato più volte verso la gente assiepatasi nella piazza dove sorge la celebre statura equestre del Marco Aurelio, prima di entrare nel Palazzo senatorio. Pochi minuti dopo, le telecamere lo hanno inquadrato affacciato al piccolo balcone dell’ufficio del sindaco, da dove si domina il panorama sul Foro Romano, illuminato dal sole.
Il cerimoniale successivo si è svolto come da programma: il saluto del Papa assessori e funzionari nella sala dell'Arazzo, quindi la firma del Libro d'oro degli ospiti nella Sala delle Bandiere. Un applauso ha accolto l’ingresso di Benedetto XVI nell’Aula consiliare, dove il Papa è stato salutato dal sindaco capitolino il quale, sottolineando la storicità della visita pontificia, ha insistito fra l’altro sul concetto di Roma come città dell’accoglienza. Un’apertura confermata anche dalla particolare decisione del Comune illustrata al Vescovo di Roma:
“In occasione di questa sua storica visita, quale piccolo ma significativo segno di tale sforzo, il Comune di Roma ha deciso di realizzare un polo di accoglienza e di formazione dedicato agli adolescenti, in particolare quelli disagiati e in difficoltà. In segno di omaggio nei suoi confronti l’amministrazione comunale ha scelto di intitolare questa iniziativa col suo nome ‘Centro Benedetto XVI’ (...) Si tratta di un piccolo contributo all’azione educativa a cui l’amministrazione comunale, la Chiesa cattolica con le sue istituzioni e molte associazioni di volontariato sono chiamate a offrire il proprio apporto, rendendo vivi i principi della sussidiarietà e della solidale cooperazione”.
Ringraziando il sindaco, Benedetto XVI si è addentrato nei mutamenti sociali registrati dal tessuto urbano della capitale, riconoscendo che il “cantiere” della Roma del terzo millennio affronta da qualche decennio sfide “inedite”:
“Roma si è andata popolando di gente che proviene da altre nazioni e appartiene a culture e tradizioni religiose diverse, ed in conseguenza di ciò, ha ormai il volto di una Metropoli multietnica e multireligiosa, nella quale talvolta l’integrazione è faticosa e complessa. Da parte della comunità cattolica non verrà mai meno un convinto apporto per trovare modalità sempre più adatte alla tutela dei diritti fondamentali della persona nel rispetto della legalità”.
Una legalità messa in discussione da quegli “episodi di violenza” che, ha osservato il Papa, deplorati da tutti sono tuttavia il segno di “un disagio più profondo”:
“Sono il segno - direi - di una vera povertà spirituale che affligge il cuore dell’uomo contemporaneo. La eliminazione di Dio e della sua legge, come condizione della realizzazione della felicità dell’uomo, non ha affatto raggiunto il suo obbiettivo; al contrario, priva l’uomo delle certezze spirituali e della speranza necessarie per affrontare le difficoltà e le sfide quotidiane”.
Dunque, ha proseguito Benedetto XVI, l’attuale crisi economica, e le sue derive del precariato del lavoro e della povertà di tante persone, si batte con lo “sforzo concorde” delle istituzioni civili con le strutture caritative, molte delle quali gestite dalla Chiesa, e fra le quali il Pontefice ha compreso anche il nascente Centro a nord di Roma dedicatogli dal Comune:
“Le famiglie, la gioventù possono sperare in un avvenire migliore nella misura in cui l’individualismo lascerà spazio a sentimenti di fraterna collaborazione fra tutte le componenti della società civile e della comunità cristiana. Possa anche questa erigenda opera essere uno stimolo per Roma a realizzare un tessuto sociale di accoglienza e di rispetto, dove l’incontro tra la cultura e la fede, tra la vita sociale e la testimonianza religiosa cooperi a formare comunità veramente libere e animate da sentimenti di pace”.
Allo scambio de doni, oltre a una copia del “Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa”, in segno di collaborazione con le istituzioni cittadine, Benedetto XVI ha consegnato al sindaco Alemanno una mappa monumentale di Roma. Da parte sua, il primo cittadino ha donato al Papa una medaglia d’oro - coniata in un unico esemplare per l’occasione - e ha scoperto una targa commemorativa della visita, apposta sulla parete dell’Aula Giulio Cesare.
Infine, come previsto, il Papa si è poi affacciato verso mezzogiorno dalla terrazza del Palazzo senatorio per salutare la gente nella Piazza del Campidoglio, dove spiccavano gli striscioni di molte associazioni cattoliche e laiche. Le parole di Benedetto XVI, pronunciate con grande trasporto, sono state un inno alla bellezza di Roma e un omaggio al “cuore romano”, capace - ha affermato il Papa - di “generosità” e di “santità”. Anch’io, ha concluso, “sono diventato un po’ romano”, suscitando applausi che si sono intensificati al momento della sua frase di congedo:
“Cari amici, rientrando nelle vostre case, comunità e parrocchie, dite a quanti incontrerete che il Papa assicura a tutti la sua comprensione, la sua vicinanza spirituale (applausi) e la sua preghiera! (...) Grazie per la vostra presenza. Arrivederci. Buona settimana!”.
Quelle di Benedetto XVI "sono affermazioni che incoraggiano il nostro impegno quotidiano accanto a chi è più in difficoltà nella nostra città, dai senza fissa dimora, agli anziani poveri, agli immigrati e agli zingari". Lo scrive in una nota il presidente della Comunità di Sant'Egidio, Marco Impagliazzo, dopo la visita del Papa in Campidoglio.
Ma molte sono state le reazioni di apprezzamento all'invito del Papa a trasformare la capitale in una città dell'integrazione etnica, culturale e religiosa. Analoga la posizione del Sir, l'agenzia dei vescovi italiani, per la quale quanto affermato dal Pontefice favorisce la formazione di "comunità veramente libere e animate da sentimenti di pace". Ma quanto rischia di chiudersi, Roma, in questo tempo di crisi? Alessandro Guarasci lo ha chiesto a mons. Guerino Di Tora, direttore della Caritas romana, presente in Campidoglio:
R. – Io immagino che ci possa essere questa tentazione di rinchiudersi, e quindi una città come Roma, accogliente di per sé, possa soprattutto nelle frange delle periferie avere questo senso di nuova difficoltà. E’ su questo che con le Caritas parrocchiali cerchiamo di lavorare, di creare veramente quel senso di maggiore apertura, di accoglienza, di collaborazione, di accettazione, di intercultura, di capire che insieme si può realizzare il superamento di questo momento di crisi.
D. – Dal Papa è sempre venuta una parola a favore, appunto, dell’accoglienza. Questo quanto rafforza la vostra azione?
R. – Questo ci rafforza enormemente. Sapere che il nostro vescovo è di questa idea ci dà anche maggior forza e stimolo perché non è che operiamo da soli. La Caritas è proprio l’organismo della diocesi per queste realtà. Quindi, dobbiamo veramente essere in piena sintonia e comunione con quello che è l’indirizzo che ci dà il nostro vescovo.
D. – State in qualche modo percependo un maggior afflusso nei vostri centri, soprattutto per esempio del ceto medio? State percependo una certa difficoltà ad arrivare a fine mese? Come la percepite?
R. – Si taglia con mano. La percepiamo in vari modi. Anzitutto, la maggior presenza e richiesta nei centri parrocchiali di quelli che sono generi e alimenti di prima necessità. Si era passati dal famoso pacco, busta e così via alla richiesta unicamente di bollette, affitti. Si sta ritornando pienamente a questo. Ma ancora di più, la cosa si denota nella richiesta di famiglie di poter entrare a fare la spesa all’emporio, l’emporio della solidarietà. Siamo passati ormai a 800 famiglie e la richiesta è sempre maggiore. L’emporio è solo per le famiglie, non è per gente di strada, gente single, e la richiesta è sempre maggiore. Per cui si tocca con mano questo senso di difficoltà e su questo facciamo leva per l’impegno di tutta la comunità cristiana.
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