mercoledì 10 giugno 2009
Il Papa: “Non si deve desiderare altro se non la gioia della verità che è Cristo, né altro evitare se non l’assenza di lui” (Sir)
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BENEDETTO XVI: UDIENZA, “EVITARE L’ASSENZA DI DIO”
“Non si deve desiderare altro se non la gioia della verità che è Cristo, né altro evitare se non l’assenza di lui”. Lo ha detto il Papa al termine della catechesi dell’udienza di oggi, pronunciata di fronte a circa 15 mila persone e tutta dedicata alla figura di Giovanni Scoto Eriugena.
“Il più grande tormento di una creatura razionale sono la privazione e l’assenza di Lui”, ha proseguito il Papa, sempre citando il teologo medievale, il cui pensiero teologico “è la dimostrazione più palese del tentativo di esprimere il dicibile dell’indicibile Dio”, partendo dalla consapevolezza “dell’assoluta inadeguatezza dei termini” per esprimere la realtà divina, con pagine che toccano “in profondità l’animo anche di noi credenti del XXI secolo”.
“Questo cammino impervio ed entusiasmante, fatto di continue conquiste e relativizzazioni del sapere umano – le parole del Papa – porta la creatura intelligente fin sulla soglia del mistero divino, dove tutte le nozioni accusano la propria debolezza e incapacità e impongono perciò, con la semplice forza libera e dolce della verità, di andare sempre oltre tutto ciò che viene continuamente acquisito”. “Il riconoscimento adorante e silenzioso del mistero, che sfocia nella comunione unificante – ha concluso Benedetto XVI – si rivela come l’unica strada di una relazione con la verità che sia insieme la più intima possibile e la più scrupolosamente rispettosa dell’alterità”.
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BENEDETTO XVI: UDIENZA, “AUTORITÀ E RAGIONE NON POSSONO MAI ESSERE IN CONTRASTO”
“Autorità e ragione non possono mai essere in contrasto l’una con l’altra, perché la vera religione e la vera filosofia coincidono”. Così il Papa ha riassunto, a braccio, uno dei capisaldi del pensiero di Giovanni Scoto Eriugena, il teologo vissuto in epoca carolingia e di cui non sono certe né la nascita (intorno all’800) né la morte, quest’ultima avvenuta verosimilmente nell’870. In Giovanni Scoto – h a detto Benedetto XVI, definendo il teologo un “uomo eccezionale” – emerge “il coraggio della ragione,che risulta da una certezza: l’autorità vera è ragionevole, perché Dio è la ragione creatrice”.
“Non è vera autorità – spiega ad esempio Scoto Eriugena in una delle sue opere, «De divisione naturae» – se non quella che coincide con la verità scoperta in forza della ragione” e “ottenuta grazie ad una retta contemplazione razionale”, poiché “l’autentica autorità non contraddice mai la retta ragione, né quest’ultima può mai contraddire una vera autorità. L’una e l’altra provengono senza alcun dubbio dalla stessa fonte, che è la sapienza divina”. Di qui l’attualità degli insegnamenti di Scoto anche per i teologi contemporanei, esortati ad “esercitare un discernimento appropriato su ciò che viene presentato” come “auctoritas vera” e a “continuare a cercare la verità fino a che non se ne raggiunga una qualche esperienza nell’adorazione silenziosa di Dio”.
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