lunedì 15 giugno 2009
Nel segno del pane. Accennati i temi dell’enciclica “sociale” (Zavattaro)
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BENEDETTO XVI - Nel segno del pane
Accennati i temi dell’enciclica “sociale”
Fabio Zavattaro
Il Corpus Domini, nelle parole del Papa all’Angelus, è occasione per riflettere sui temi della crisi economica e finanziaria e sui tanti milioni di esseri umani che soffrono la fame nel mondo, realtà “assolutamente inaccettabile”.
Con una immagine suggestiva, Benedetto XVI ricorda che la festa coinvolge la dimensione cosmica, il cielo e la terra, ed evoca “questa stagione così bella e profumata in cui la primavera volge ormai all’estate, il sole è forte nel cielo e nei campi matura il frumento”. Le feste della Chiesa, come quelle ebraiche, fanno riferimento al ritmo dell’anno solare, alla semina e al raccolto. In modo particolare il Corpus Domini, al cui centro sta il segno del pane.
Pane eucaristico, in primo luogo, cioè l’amore che trasforma ogni cosa, la speranza che proviene da Cristo e ci da forza “di vivere e di affrontare le difficoltà”. Un Dio “che si è rivelato nascondendosi nel segno del pane spezzato”. Pane della vita, di cui tutti abbiamo bisogno “perché lungo e faticoso è il cammino verso la libertà, la giustizia e la pace”.
Pane, dunque, come frutto della terra e del cielo. E pane che, ancora oggi nel mondo, non riesce a saziare tutti i popoli, dal punto di vista spirituale: la Parola che non ha raggiunto tutti e che deve essere ancora fatta conoscere. Poi pane concreto, frutto del lavoro dell’uomo; e anche questo pane non è consegnato a tutti. Sono centinaia di milioni le persone che soffrono la fame, dice papa Benedetto. Così guarda alla Conferenza delle Nazioni Unite sulla crisi economica e finanziaria e il suo impatto sullo sviluppo, incontro che si terrà a New York dal 24 al 26 giugno. “Invoco sui partecipanti alla Conferenza, come pure sui responsabili della cosa pubblica e delle sorti del pianeta, lo spirito di sapienza e di umana solidarietà, affinché l’attuale crisi si trasformi in opportunità, capace di favorire una maggiore attenzione alla dignità di ogni persona umana e promuovere un’equa distribuzione del potere decisionale e delle risorse, con particolare attenzione al numero, purtroppo sempre crescente, dei poveri”.
Papa Benedetto parla di “realtà assolutamente inaccettabile, che stenta a ridimensionarsi malgrado gli sforzi degli ultimi decenni”. Auspica, il Papa, “che in occasione della prossima Conferenza Onu e in sede delle istituzioni internazionali siano assunti provvedimenti condivisi dall’intera comunità internazionale e vengano compiute quelle scelte strategiche, talvolta non facili da accettare, che sono necessarie per assicurare a tutti, nel presente e nel futuro, gli alimenti fondamentali e una vita dignitosa”.
È interessante notare come questi appelli sulla crisi economica e sui temi del lavoro e della povertà si stiano moltiplicando in questi ultimi tempi, preludio, dunque, a quella Enciclica che tutti aspettiamo, la “Caritas in veritate”, che – secondo fonti attendibili – sarà firmata il prossimo 29 giugno.
Parlando ai partecipanti all’incontro della Fondazione “Centesimus annus – pro Pontifice”, Benedetto XVI aveva evidenziato che “la crisi finanziaria ed economica che ha colpito i Paesi industrializzati, quelli emergenti e quelli in via di sviluppo, mostra in modo evidente come siano da ripensare certi paradigmi economico-finanziari che sono stati dominanti negli ultimi anni”. Elogiava così la Fondazione che ha affrontato “il tema della ricerca e della individuazione di quali siano i valori e le regole a cui il mondo economico dovrebbe attenersi per porre in essere un nuovo modello di sviluppo più attento alle esigenze della solidarietà e più rispettoso della dignità umana”.
A un parroco romano diceva che compito della Chiesa, anzi dovere è proprio quello di “denunciare gli errori fondamentali che si sono oggi mostrati nel crollo delle grandi banche americane. L’avarizia umana è idolatria che va contro il vero Dio”. La Chiesa deve, dunque, denunciare con coraggio i mali, ma deve anche mostrare “le strade che portano alla giustizia, alla carità, alla conversione dei cuori. La giustizia si costruisce, anche in economia, solo se ci sono i giusti”.
C’è da ricordare infine che parlando 24 anni fa, dunque da cardinale, ad una Conferenza internazionale, l’allora prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, affermò che un’economia priva di ogni fondamento etico e religioso è destinata al collasso.
E di collasso oggi si può parlare, anche se c’è chi avverte timidi segnali di ripresa. Certo è che le parole del Papa di questi giorni non fanno che accrescere l’attesa per quanto sarà scritto nella sua Enciclica sociale. Una crisi che tocca anche il mondo del lavoro. È sempre il Papa che, a Cassino, parla di una Chiesa e una comunità che camminano a fianco dei lavoratori della grande industria e delle imprese ad essa collegate. Disse allora il Papa: “So quanto sia critica la situazione di tanti operai. Esprimo la mia solidarietà a quanti vivono in una precarietà preoccupante, ai lavoratori in cassa-integrazione o addirittura licenziati. La ferita della disoccupazione che affligge questo territorio induca i responsabili della cosa pubblica, gli imprenditori e quanti ne hanno la possibilità a ricercare, con il contributo di tutti, valide soluzioni alla crisi occupazionale, creando nuovi posti di lavoro a salvaguardia delle famiglie”.
Crisi che chiede maggiori tutele per la famiglia – come non ricordare la provvidenziale iniziativa della Chiesa italiana di un fondo di solidarietà per le famiglie in gravi difficoltà. Un piccolo segno che va ad aggiungersi alle altre iniziative locali che diocesi e realtà caritative e associate stanno mettendo in atto – e chiede ancora politiche capaci di aiutare i giovani che fanno fatica a trovare una degna attività lavorativa e a costruirsi una famiglia.
Temi dunque che troveremo nel nuovo testo che papa Benedetto sta per dare alla Chiesa e che già nel titolo ci fa capire come affrontare queste grandi questioni, in un tempo difficile e di crisi come il nostro: con carità e verità.
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